L. V., Corriere della Sera 04/05/2010, 4 maggio 2010
QUANDO GLI ULTRA’ LOTTANO PER LA DIFESA DEL LORO TERRITORIO
Chi frequenta Formello dice che il messaggio era partito a inizio settimana. In sintesi e depurato: «Sapete quello che dovete fare». Cioè uniformarsi al risultato di Parma-Roma: se la Roma vince, la Lazio perde. E l’Inter resta in testa alla classifica. E la città non subisce l’onta dei festeggiamenti «di quelli con la maglia del colore della peperonata». Perché questo è diventato il derby di Roma: la difesa a oltranza della presunta «purezza» di un territorio. E la difesa, in tutte e due le curve, di preziosi territori di caccia e di reclutamento. una partita che dura 365 giorni all’anno e 18 ore al giorno tra radio e tv private. C’è chi fa cronaca, chi fa compagnia a quelli bloccati nel traffico e chi istiga. La violenza c’è sempre stata e il passato è stato anche peggiore. Lazio-Roma è il derby che ha avuto un morto allo stadio, il 28 ottobre 1979: Vincenzo Paparelli, tifoso biancoceleste, colpito da un razzo nautico sparato da una curva all’altra. L’assassino, Giovanni Fiorillo, aveva 18 anni. Morì nel 1993, dopo una fuga all’estero, il ritorno per costituirsi, sei anni e dieci mesi per omicidio preterintenzionale, una vita bruciata. Ed è il derby che fu interrotto il 21 marzo 2004, quando allo stadio si sparse la voce che un ragazzino era stato investito e ucciso in una carica della Polizia. Nessuno volle credere al Questore, che parlava al microfono, in campo, di notizia falsa. Qualche «capetto» arrivò fino al terreno di gioco e parlò con i calciatori. La gara fu sospesa e rinviata per motivi di ordine pubblico. L’ultimo derby è stato quello della rissa a gara finita, dello sgambetto di Radu a Perrotta e del doppio «pollice verso» di Francesco Totti, dopo averlo già fatto «singolo» all’andata. Totti ha capito di avere sbagliato e ha chiesto scusa. Ma non è bastato perché tutto il contorno si è incattivito a dismisura. Giorgio Chinaglia puntò l’indice sotto la curva romanista dopo aver segnato un gol. I tifosi gli tirarono tutto quello che avevano tra le mani, ma, forse, immensa eresia, lo rispettarono pure. Ora non succederebbe. Un tempo, su Lazio-Roma, si poteva scherzare. In «Il marito», un film del 1958, regista Nanni Loy, c’è Alberto Sordi che, dal terrazzo di casa, innaffia i tifosi della Lazio che stanno andando al derby: «Ma ”ndo vanno ”sti sfollati! A profughi, a zozzi laziali!». Allora si rideva. Oggi ci sarebbe una rissa e verrebbe sfasciato il cinema.
L. V.