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 2010  maggio 04 Martedì calendario

IL CORVO MANGIA CON LE POSATE

Per la loro intelligenza i corvi sono detti gli scimpanzé del mondo degli uccelli. Quello della Nuova Caledonia ( Corvus moneduloides) poi, per l’abilità nell’uso di bastoncini per estrarre larve dai tronchi d’albero, davvero ricorda gli scimpanzé perché anch’essi, usando bastoncini, pescano le termiti dai termitai. Quel corvo, d’altronde, già ci aveva stupito per l’intelligenza con cui s’era dimostrato capace, in laboratorio, di fabbricarsi un uncino forzando una listarella metallica, così da poter agganciare il manico d’un contenitore altrimenti irraggiungibile. E ora è ancora alla ribalta, grazie a una nuova ricerca, «Complex cognition and behavioral innovation in New Caledonia Crows», pubblicata sui Proceedings of the Royal Society di Londra. In essa un’équipe di ricercatori dell’università di Auckland (Nuova Zelanda), guidata da Alex Taylor, dimostra ancor più sorprendenti sue capacità. Sette individui di quella specie, infatti, hanno saputo risolvere un problema assai complesso perché implicante una serie di passaggi che partono assai lontano rispetto alla meta da raggiungere. Il che richiede non solo la costruzione di una strategia elaborata, ma anche il sapersi autoinibire quella che, per molti animali, sarebbe l’ovvia e istintiva tendenza a mirare direttamente all’oggetto ambito. Veniva richiesto, a quei corvi, di riuscire a procurarsi un pezzetto di carne racchiuso in un contenitore da cui, per estrarlo, occorreva l’uso di una lungo bastoncino. Questo, però, era situato oltre una grata, e per raggiungerlo occorreva prima procurarsi un’altra bacchetta che se ne stava, un poco più in là, tenuta da una cordicella e penzolante nel vuoto. Ebbene quei corvi, presa rapidamente consapevolezza del problema, hanno saputo costruirsi mentalmente la corretta strategia e risolvere il problema. Il corvo detto Sam, il più sveglio del gruppo, per fare il tutto impiegò solo 110 secondi.
Lo straordinario risultato consente di fare interessanti considerazioni d’ordine evolutivo. La prima è questa. I corvi della Nuova Caledonia non sono gli unici uccelli che usano bastoncini per estrarre larve dai tronchi. Ricordo i fringuelli delle Galapagos Camarhynchus pallidus e C. heliobates, assai noti anche perché un «pinsón artesano» (il loro nome in spagnolo) viene spesso rappresentato sulle magliette che i turisti non mancano di acquistare. Ebbene, gli ornitologi ritengono che l’uso dei bastoncini per pescare larve nascoste si sia evoluto nella Nuova Caledonia e nelle Galapagos perché in quelle isole sono assenti i picchi che, dotati d’un robusto becco a scalpello e d’una lingua mobile e lunga, altrove sono loro gli specialisti di quella peculiare predazione. Creatosi però uno spazio vuoto, subito c’è stato chi ne ha approfittato. Il corvo e i fringuelli, infatti, con la loro intelligenza hanno’ così si direbbe se fossero esseri umani – «imitato la natura» inventandosi un apposito arnese, proprio come avviene nella nostra specie quando culturalmente replichiamo certe soluzioni naturali. 
Con il loro comportamento i corvi della Nuova Caledonia ci confermano inoltre, se mai ce ne fosse bisogno, di possedere una mente, perché solo avendola possono elaborare un progetto tanto complesso. Il che, oltretutto, anche ci spiega cosa s’intende per mente. Una sorta, cioè, di duplicazione del mondo, o meglio di una sua porzione, dove è possibile, sulla base di esperienze acquisite, produrre ipotesi e sperimentarle. E tant’altro ancora, ovviamente. Chiaro è, a ogni modo, che la mente degli uccelli dev’essersi evoluta indipendentemente da quella dei mammiferi. Le loro storie evolutive sono infatti tra loro da troppo tempo separate. E pure tra loro diverse sono le menti delle differenti specie, ciascuna essendo adatta per risolvere i suoi specifici problemi. Così, se il corvo della Nuova Caledonia è portato per l’uso intelligente di arnesi, la ghiandaia e la nocciolaia, che devono ricordare dove hanno nascosto centinaia di semi, sanno mirabilmente costruirsi non una sola «mappa del tesoro», come una volta facevano i pirati, ma una «mappa dei cento tesori». E il bello è che lo san fare, e che tutto sta scritto nella loro testolina.
Danilo Mainardi