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 2010  maggio 05 Mercoledì calendario

VIVERE SENZA TE

E adesso, che dopo tanto clamore si sono spenti i riflettori sulla scomparsa di Raimondo Vianello, a Sandra resta la fatica di vivere. «Raimondo non c’è più, Raimondo non c’è più», ripete. «Sono in un periodo di confusione mentale», poi scoppia in lacrime e la voce le si spezza.
IN CERCA DI SOLLIEVO
Quando la raggiungo al telefono, Sandra Mondaini non è nella sua casa a Milano 2. andata a Pisa, accompagnata dal fedele Edgard Magsino, il collaboratore domestico filippino che Raimondo e Sandra hanno sempre considerato come un figlio, fino ad adottarne tutta la famiglia: la moglie Rosalyn e i figli Gianmarco e Raymond. Sandra è a Pisa per farsi visitare dal professor Giovanni Cassano, il famoso specialista nella cura della depressione. Ma le pillole non bastano quando manca la volontà di reagire. «So che devo farmi forza», riprende Sandra alla quale sta guarendo l’occhio (si era ferita alla cornea poco prima del funerale), ma è costretta sulla sedia a rotelle dall’artrosi e da un’infiammazione dei vasi sanguigni. «So che devo mangiare. Io non ne avrei voglia, ma mi spingono a farlo e allora qualcosa mando giù. Ma è difficile, tanto difficile». Per lei la vita è diventata come scalare una montagna. I funerali di Raimondo ci hanno restituito l’immagine di una donna devastata dal dolore. Ho conosciuto Sandra e Raimondo quando ho iniziato a lavorare per questo giornale, oltre trent’anni fa. Li ho intervistati diverse volte e una cosa vi posso dire con certezza: raramente ho visto una coppia così unita e un uomo così incondizionatamente innamorato di sua moglie.
UNITI PER 48 ANNI
La loro vita vera era molto diversa dal «che barba che noia, che noia che barba!» della loro fortunatissima sit-com, Casa Vianello. I sentimenti di Raimondo erano all’opposto del cinismo ostentato in televisione: lui quella donna l’adorava, non è un verbo esagerato, e lei lo ricambiava. Sì, c’era stata una sbandatella reciproca. Ma può capitare in 48 anni di matrimonio. In realtà, al di là delle battute e delle gag, per Raimondo c’era solo Sandra e per Sandra c’era solo Raimondo.
Quando lei venne operata di un tumore al polmone, il 7 aprile 1997, lui era distrutto. Presentando il Festival di Sanremo, qualche mese dopo, aveva detto, come era nel suo personaggio, battute pepate. Alla frase: «Lei dovrebbe fare un monumento a sua moglie», aveva risposto: «Glielo avevo fatto, poi lei è guarita...».
LA GRANDE PAURA
Ma io non dimenticherò mai la faccia terrea con la quale Raimondo mi aveva accolta nella sua casa a Milano 2 quando l’avevo incontrato poco dopo l’intervento di Sandra.
Lei, convalescente, stava riposando nella sua camera. Lui aveva gli occhi segnati di chi non riesce a prendere sonno la notte e camminava curvo. Anche se cercava di farsi coraggio. «Il peggio è passato», mi aveva confidato. «E ora sono ottimista. Ma ho avuto una grande paura. Molto più grande di quando era capitato a me». Raimondo si riferiva alla sua operazione per un tumore al rene, nel 1972, dal quale era poi perfettamente guarito. Un’altra volta mi aveva confidato: «Non temo la morte. L’unica cosa che mi fa veramente paura è lasciare Sandra da sola. Non so come potrebbe reagire. Temo che si lascerebbe andare».
Poi però, visto che il discorso si stava facendo troppo serio, Raimondo aveva avuto uno dei suoi soliti guizzi. «Ma se da lassù mi accorgessi che mia moglie se la prende troppo, arriverei di notte a tirarle le lenzuola». Questo pensiero, di non lasciare dolore e disperazione attorno a sé, ha accompagnato Raimondo fino all’ultimo. Fino all’ultimo ha confortato chi gli stava vicino, la moglie, la sua famigliola filippina, dicendo: «Dovete rimanere tranquilli, sereni. Non piangete, io sarò sempre accanto a voi. E vi proteggerò».
«Ma lui non c’è più, non è più qui con me», ripete Sandra sulla quale il futuro incombe come un macigno. Adesso le sono rimasti Edgard e Rosalyn, e i loro figli Gianmarco e Raymond. «Sì, loro mi stanno aiutando. Stanno facendo molto. Il maggior conforto sono Gianmarco e Raymond», dice.
AMAVA I "NIPOTINI"
Quando Sandra e Raimondo, che tanto avevano desiderato un figlio senza riuscire ad averlo, avevano assunto Edgard Magsino con la moglie Rosalyn accogliendo con gioia in casa anche il loro piccolo Gianmarco (Raymond sarebbe nato in seguito e sarebbe stato chiamato così in onore di Raimondo), la loro vita era cambiata. «In casa è entrato il sole», diceva Sandra. «Questa famiglia ci porta allegria, tenerezza».
Erano così felici, Sandra e Raimondo, che decisero di adottare tutta la famiglia e consideravano i due bambini come nipotini. E ora il dolore di questa famiglia è grandissimo. Fino all’ultimo, prima del ricovero in ospedale, i ragazzi si accoccolavano nel lettone vicino a «zio Raimondo» (come lo chiamavano) per guardare le partite. Il 26 aprile è stato il compleanno di Raymond, 13 anni. Una festa triste. Come certo Raimondo non avrebbe voluto, lui che ci teneva tanto ai compleanni dei suoi «nipotini» e li celebrava con grandi torte, cantando e scherzando. «Non piangete», ha detto Raimondo quando ha sentito l’approssimarsi della fine. «Io vado a casa. Una casa più grande di questa, con un giardino molto più bello. Lì mi aspettano mamma e papa». Ora è a casa. E lì, quando sarà il momento, Raimondo attende la sua Sandra.