Strania Di Pietro, Oggi, 5 maggio 2010, pag. 111, 5 maggio 2010
E L’ATOMO RISCRIVE LA STORIA
Coesione, interazione, decadimento, nucleo e particella. Parole che non fanno parte del comune vocabolario. Quello della fisica nucleare è un mondo fatto d’indecifrabili formule, una scienza per addetti ai lavori. Quando però è applicata al campo dei beni culturali, attira sicuramente l’attenzione di un pubblico più ampio, soprattutto se serve a farci comprendere il passato di celebri personaggi. Di questo si interessa l’Archeometria, la scienza che opera per la storia. Chi si occupa di questa disciplina deve conoscere i principi fondamentali della fisica, ma essere anche uno Sherlock Holmes: spingere lo sguardo oltre i limiti dell’infinitamente piccolo per portare alla luce i segreti più intimi dei protagonisti della storia.
NAPOLEONE AVVELENATO?
Un caso avvolto nel mistero e ricco d’incongruenze è la morte di Napoleone Bonaparte. Le prime analisi sulle spoglie risalgono agli Anni 60, quando si iniziò a parlare d’avvelenamento a causa della presenza di un’alta concentrazione d’arsenico nel corpo del generale francese. Oggi, a smentire la vicenda è il professor Ettore Fiorini, docente di Fisica nucleare all’Università di Milano-Bicocca, che ha guidato un’equipe dell’Inni con la collaborazione dell’ateneo di Pavia. Una ricerca di ben otto anni, durante la quale alcuni campioni napoleonici sono stati bombardati con un fascio di neutroni per misurare il decadimento dei metalli presenti nelle spoglie. Per l’esperimento sono state analizzate varie ciocche di capelli appartenute a Napoleone adolescente, oltre a quelle raccolte qualche giorno prima e dopo la sua morte, più diversi campioni prelevati dalle salme di parenti, come il Re di Roma, figlio dell’imperatore, e Josephine, la prima moglie di Napoleone. All’interno di un reattore nucleare, i capelli sono stati colpiti per otto ore dalla radioattività. Risultato? Nei resti di Napoleone e dei suoi congiunti c’erano davvero presenze elevate d’arsenico, ma analoghe a quelle riscontrate in tutti i soggetti vissuti nella stessa epoca, quindi normalissime. «In quel periodo, infatti, l’arsenico veniva utilizzato nella preparazione di vernici e farmaci, per le tappezzerie e per conservare il cibo. Nulla di strano, quindi, se il metallo fosse presente anche nel corpo della gente a contatto con gli oggetti contaminati», spiega Fiorini.
TONACA DI SAN FRANCESCO
Pier Andrea Mandò, docente di Fisica applicata all’Università di Firenze e direttore del laboratorio Labec, ha invece sottoposto a esame due tonache, la prima conservata nella chiesa di Santa Croce a Firenze, che gli storici attribuivano a San Francesco, e un’altra presente a Cortona e d’origine incerta. Si è dimostrato che l’unico saio compatibile con la vita del Santo era quello di Cortona. «A confermare le tesi sono state le misure del carbonio 14, l’elemento chimico più utilizzato dai fisici per datare l’epoca di un reperto», spiega Mandò. «Da ciascuna delle due tonache, sono stati prelevati tra i 5 e i 7 pezzi di stoffa di dimensione inferiore a un centimetro quadrato. Abbiamo estratto poi il carbonio nella forma di una leggerissima pastiglia di grafite che è stata datata con l’acceleratore».
La veste conservata a Santa Croce non poteva appartenere al poverello d’Assisi, scomparso nel 1226, perché risultava posteriore di ben ottant’anni alla sua morte. Al contrario, la datazione di tutti i frammenti prelevati dal saio della chiesa di Cortona ha mostrato che essa combacia perfettamente con un periodo sovrapponile alla vita di San Francesco.
CUSCINO DI FRATE ELIA
L’occhio nucleare ha analizzato anche un cuscino ricamato e un evangeliario, che si considerano portati a Cortona da frate Elia, primo successore di Francesco alla guida dell’ordine. I ricercatori hanno bombardato con un fascio di protoni la trama del cuscino e alcune zone delle pagine del libro, contenente i passi letti da Francesco durante la sosta alle Celle di Cortona. Dalla misura della radiazione emessa, anche cuscino e libretto sono risultati compatibili con il periodo di vita del santo, una sorpresa gradita a scienziati, storici e fedeli.
IL PENSIERO DI GALILEO
Oggi la fisica nucleare ci consente persino di seguire il percorso del pensiero di uno scienziato nel corso della sua vita. Il primo a essere stato sottoposto a questi studi è stato il grande Galileo, che ritornava spesso sulle sue ipotesi, rielaborandole centinaia di volte. «Applicando la tecnica PIXE, cioè il bombardamento protonico sulla composizione metallica degli inchiostri presenti nelle pagine dei manoscritti misteriosi, è stata stabilita una correlazione tra il tipo d’inchiostro utilizzato e i periodi della vita di Galileo», spiega ancora il professor Mandò. Confrontando i colori con quelli contenuti nei documenti galieiani di più certa datazione, in soli due minuti d’esposizione a radiazione di protoni è stato possibile rivelare la cronologia del pensiero galileiano. Più di duecento erano i testi e gli appunti, contenenti schizzi, cancellature, annotazioni e formule, sequenze che a prima vista erano senza alcun nesso logico, proprio perché risultato di correzioni fatte in tempi successivi dallo stesso Galileo. Conclude Mandò: «Il riordino cronologico dei manoscritti di uno scienziato è un elemento di massima importanza per la storia della scienza: ci regala l’immagine dei pensieri di un genio!».