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 2010  aprile 29 Giovedì calendario

PAPANDREOU CERCA SOLDI E GIOCA LA CARTA DEL CONDONO

Al termine della giornata più difficile – con i rendimenti dei titoli pubblici decennali che superano la soglia del 10% - il premier George Papandreou ancora una volta assicura che «la Grecia ce la può fare, e ce la farà». Di fronte a una attenta platea di imprenditori, questo greco nato negli Usa ricorda - parlando in inglese - le molte profonde riforme già realizzate in sei mesi, «mai così tante e in così poco tempo». Garantisce che i greci sono pronti a fare grandi, ulteriori, sacrifici; ma che di fronte all’irrazionalità di mercati travolti dalla speculazione servono gli aiuti, necessari a «darci il tempo necessario perché le riforme diano appieno i loro frutti».
Papandreou, parlando del suo paese, non ha certo usato eufemismi. Ha ammesso una realtà fatta di «corruzione, frode, clientelismo, mancanza di trasparenza, sprechi». Una realtà in cui centinaia di migliaia di contribuenti considerano normale non pagare un centesimo al Fisco. Sette professionisti, imprenditori e artigiani su 10 dichiarano guadagni inferiori ai 10mila euro annui, e sono esenti da imposta.
La lista delle riforme strutturali, elencata ieri sera da Papandreou, è davvero molto lunga. C’è tutto da fare, addirittura non esiste un registro nazionale della popolazione, uno delle persone giuridiche pubbliche e private, uno delle proprietà immobiliari e dei beni di lusso. Una di queste riforme cercherà di contrastare un’altra triste tradizione nazionale: gli abusi edilizi. In questo assolutamente uguali agli italiani, gli ellenici (per il 90% con casa di proprietà) guardano alle proprie abitazioni in modo «dinamico», per così dire. C’è la possibilità di aggiungere un piano alla propria palazzina? Lo si fa. Si potrebbe trasformare un balcone in una veranda chiusa? Lo si fa. Si può trasformare una baracca in una casetta? Lo si fa. Si può far diventare un garage una stanza abitabile? Non c’è problema. La cosa è considerata talmente normale che le case si comprano e vendono senza batter ciglio, anche se l’immobile sulla carta e quello reale si assomigliano molto alla lontana. Tutto questo avviene anche perché gli impiegati degli uffici urbanistici dei Comuni sono considerati tra i più corrotti del paese, insieme a quelli del Fisco. E perché la legge consentiva ai costruttori di trasformare (senza però pagare tasse) in abitazione le superfici «semiaperte»: balconi, garage, loft.
Tutto questo, forse, cambierà. Il governo precedente aveva tentato la carta del condono, scontrandosi con la Costituzione che vieta di legalizzare ciò che è illegale. La legge approvata la scorsa settimana – che interessa oltre un milione di proprietari di case, su 11 milioni di abitanti – aggira l’ostacolo: la sanatoria c’è lo stesso, ma è «a termine», nel senso che varrà solo per 40 anni. Anni nei quali il proprietario dell’immobile «manterrà» il pezzo di casa irregolare, pagando naturalmente una penale, che andrà da poche centinaia a 1000 euro per metro quadro, da versare in più tranches. La legge dice anche che i proventi andranno a uno speciale capitolo del ministero dell’Ambiente per creare parchi e giardini. Secondo fonti governative, la sanatoria, valida per otto mesi, potrebbe dare un gettito di circa 1,5 miliardi di euro. Tutto dipenderà - ovviamente – dall’efficacia dei controlli sul territorio. E il problema, ahimé, è tutto qui.