Antonio Pascale, Questo è il paese che non amo, minimum fax, 2010, 189 pagine, 12 euro, 23 aprile 2010
Antonio Pascale, Questo è il paese che non amo, minimum fax, 2010, 189 pagine, 12 euro. MODELLI Le narrazioni occidentali che si occupano d’Africa puntano sempre a mettere in risalto l’impegno dei bianchi e la povertà dei neri mentre spesso nei posti malandati i bianchi restano giusto il tempo di scattare foto o raccogliere interviste
Antonio Pascale, Questo è il paese che non amo, minimum fax, 2010, 189 pagine, 12 euro. MODELLI Le narrazioni occidentali che si occupano d’Africa puntano sempre a mettere in risalto l’impegno dei bianchi e la povertà dei neri mentre spesso nei posti malandati i bianchi restano giusto il tempo di scattare foto o raccogliere interviste. Serve per creare un prodotto tipico, un modello di africano da esportare. ESOTISMO Il video di We are the world secondo Serge Daney (critico cinematografico) annullava con un’operazione falsa e semplicistica - le sfumature e gli effetti di montaggio - la carta geografica del mondo. «Le star erano sconvolte dalla povertà del Terzo Mondo ma solo per pochi minuti, e perlopiù, teoricamente». Un’esperienza della povertà ridotta ad un elemento esotico, forse mostruoso ma comunque lontano. SFIGATI In Italia negli anni 80 qualcosa di immateriale si stava impadronendo dell’immaginario. Craxi disse, parlando di Berlinguer, «Quello non ha neppure la televisione a colori»: quelli che pensavano al bianco e nero erano sfigati. CORPO La rappresentazione del corpo cambiava, anche grazie alle tv private, mentre Tele Capodistria trasmetteva soft-core a tarda notte. POVERI Negli anni ’80 alcune figure massmediatiche come Madre Teresa di Calcutta parlavano di poveri in genereale, non avevano nomi e cognomi, erano "i poveri". DI BELLA Agli inizi del 1998 il professor Di Bella dichiarò di poter sconfiggere il cancro. La vicenda fu amplificata dai media malgrado gli esperti fossero molto scettici. Furono investiti molti miliardi, ma la cura non funzionava. Gli italiani hanno bisogno di semplificazioni e gli credetterò perché Di Bella era rassicurante, sembrava un vecchio nonno, «parte di un’Italia arcaica, ma pulita e giusta, non corrotta dalla modernità». AMBIGUIT Un quotidiano locale lodò il comportamento di una ragazza che dopo aver subito uno scippo andò a denunciare il fatto. Il giornale disse come si chiamava e dove viveva la ragazza, che il giorno successivo subì il furto della macchina: il giornale aveva davvero lodato il comportamento della ragazza o con l’indirizzo aveva fornito ai ladri il modo di vendicarsi? è un esempio di ambiguità e ricatto, un modello del Sud, o, come diceva Gherardo Colombo in un intervista al Corriere della Sera, la storia italiana si può sintetizzare con la parola ricatto. KAP Il 2 luglio 2003 Berlusconi fece un intervento al Parlamento Europeo a cui un deputato tedesco (Martin Schulz) rispose con una serie articolata di domande, che andavano a parare sulle contraddizioni del premier italiano. Berlusconi sostenne che a questo genere di deputati manca un’immagine solare dell’Italia, leggono solo certi giornali di estrema sinistra. Infine consigliò a Schulz di interpretare un Kapò in un film sui lager. FESTE «Il 28 ottobre del 2006 partecipai ad una festa su una bella terrazza romana. Come da consuetudine, una buona parte della serata trascorse in atti performativi: [...] ci impegnammo a dire la nostra sugli ultimi film visti e libri letti. [...] Nella seconda parte della serata, [...] prese avvio la fase del rilassamento, altro momento topico delle feste. Ognuno di noi fece gruppo con quelli che trovava più simili e più interessati a una certa grana della conversazione» CONTRO Una generazione fa i ragazzi si formavano contro qualcosa. Adesso non sanno più bene contro quale modello ribellarsi, perché i modelli non offrono più limiti, anzi propagandano un’idea di smisuratezza vincente. Narcisismo di ritorno, o micromegalomania, l’avrebbe chiamata Carmelo Bene. DOLORE «Non si può rappresentare il dolore degli altri se prima non si ha la compiacenza di misurare il proprio (sguardo rispetto al) dolore». LACRIME Kundera parlava della prima lacrima, che è sincera e spontanea, e della seconda che è già artefatta: non commozione per l’evento, ma commozione pensando a quanto sia giusto piangere in quel momento. Ora c’è un’industria delle seconde lacrime, anche se ci sarebbe un’altra possibilità: cercare con metodo e misura la loro fonte primaria, cioè da dove arrivino queste lacrime. SUICIDI Vandana Shiva racconta che i contadini indiani si suicidano per colpa delle multinazionali che gli fanno comprare le sementi di cotone Bt (da lei chiamati Ogm, anche se tecnicamente non lo sono). Dati alla mano non è vero, ma la Shiva veste con il sari e il bindi e quindi diventa ai nostri occhi la tipica indiana, un classico prodotto da esportazione, un prodotto gradito ai media, specie per uso della sinistra. SINISTRA La sinistra «da tempo ha sostituito l’idea di progresso con il sapere nostalgico o nel peggiore dei casi con il revival». METODI La scienza è contro le opinioni, chiede con insistenza la verifica di quanto affermato. In un regime di opinioni diffuse e sostenute con escamotage retorici, il metodo scientifico potrebbe fungere da bussola. REGIMI «In un regime di semplificazione emotiva così spinto e tenace, oggi che il corpo mistico, di destra e di sinistra, appare invasivo, oggi che la crisi della sinistra ci fa preferire il gusto del sapere nostalgico all’analisi comparativa, oggi che la mediocrità si è impadronita dei settori deputati alla buona amministrazione e alla buona pedagogia, oggi, per aumentare il nostro tasso di conoscenza cos’è più importante, dati tecnici, seri e analitici o dichiarazioni emotive a largo effetto? Ci commuoviamo superficialmente per i contadini indiani e ignoriamo quegli analisti che vogliono capire meglio chi sono davvero i contadini indiani?» STILE «E’ sempre una questione di stile e di punti di vista. Non è il dolore del mondo che fa paura, è la sua complessità e la fatica che bisogna fare per misurarlo giorno per giorno, perché il mondo si evolve e noi abbiamo paura, e per trovare conforto elaboriamo facili simboli che rallentano la nostra intelligenza». INDAGARE Dobbiamo mettere al bando l’idea di felicità e garantirci il diritto all’inquietudine, praticata con coscienza e metodo. «Se non possiamo essere felici, dobbiamo accontentarci di essere intelligenti, e dunque indagare, indagare, indagare».