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 2010  aprile 21 Mercoledì calendario

”GRAZIE A CHI NON MI PAGA” ARTIGIANO SI TOGLIE LA VITA - E’

accaduto di nuovo. Un artigiano di Villadose, in provincia di Rovigo, si è suicidato perché soffocato dalla crisi e dai mancati pagamenti. Un altro anello nella terribile catena di imprenditori suicidi del Nordest, soffocati dai debiti e dalla vergogna di non poter pagare i propri dipendenti o mantenere la propria famiglia, per un conto che sale a 15 vittime solo nell’ultimo anno. L’artigiano che ha scelto di togliersi la vita impiccandosi nel garage di casa lunedì sera faceva l’imbianchino, era titolare di una ditta individuale e lavorava per clienti privati e aziende. Si chiamava Dario Brazzo, aveva 50 anni. Nella casetta di Villadose viveva con la moglie e due figli grandicelli, la sua famiglia. E proprio ai figli ha lasciato un foglio, un biglietto in cui chiede scusa ai suoi ragazzi per il gesto dis p e ra t o . Nello stesso biglietto c’è anche un amaro ”ringraziamento” alle tre persone che, non avendogli mai dato i soldi che gli dovevano, lo hanno spinto sul lastrico causando il suo dissesto finanziario e spingendolo alla decisione estrema di togliersi la vita. A Villadose la gente ha appena saputo la notizia, circolata ieri nel tardo pomeriggio. Tutti ricordano Dario come un gran lavoratore, un uomo affidabile e molto onesto. Negli ultimi tempi però il calo brusco di ordini nel lavoro, e soprattutto lo strazio dei mancati pagamenti che si sono susseguiti, ha mandato in crisi la sua attività facendolo precipitare nella depressione. Nessuno però aveva immaginato il dramma che Dario stava vivendo, anche perché non ne aveva parlato con nessuno. Nemmeno con i suoi familiari che fino all’ultimo non hanno sospettato di nulla, e ai quali è toccata la terribile scoperta del corpo appeso in garage. E ora arriva doloroso lo sfogo del figlio, un ricordo commosso e impotente di un padre che con dignità se ne è andato per la vergogna di non essere più in grado di mantenere la famiglia. ”Mio padre era un gran lavoratore e un uomo speciale, che non ci ha fatto mai mancare nulla” è il racconto del figlio Andrea, 25 anni. Una serenità che si era interrotta qualche mese fa. ”Da due mesi a questa parte però si era chiuso in se stesso, era silenzioso, cupo. Io gli chiedevo ”cos’hai papà?’, cercavo di spingerlo a confidarsi, ma lui non lo ha mai fatto perché evidentemente non voleva farci pesare questa situazione”. Un macigno che Dario non ha saputo sopportare, fino all’ultimo, estremo segno di disperazione.