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 2010  aprile 21 Mercoledì calendario

I GIOVANI INGLESI SCOPRONO LA POLITICA E VOTANO CLEGG

Sarà perché sembra così normale mentre arriva a piedi all’appuntamento con i giornalisti stranieri della Foreign Press Association tenendo il mano il bicchiere di caffè Pret-A-Manger che Nick Clegg piace tanto ai giovani. Secondo un sondaggio Opinium il 40% degli elettori con meno di 34 anni sceglierà lui.
A pochi isolati dall’affollatissima sala conferenze adiacente a Trafalgar square, dove il leader libdem si prende la rivincita sulla stampa estera che non è mai accorsa in massa alle sue convocazioni, gli studenti del King’s College discutono d’esami e, sorprendentemente, d’elezioni. «Downing street, in genere, non è un grande argomento di conversazione» ammette Sarah, 21 anni, iscritta al corso di bioinformatica. Almeno non lo è stato fino adesso, aggiunge l’amico James Gimson: «Non mi attirava la prospettiva di decidere tra due partiti fotocopia, finalmente c’è in corsa qualcuno che ha avuto il coraggio di dire no alla guerra in Iraq». Per questo l’aspirante avvocato Matthew Clarke, finora consideratosi «apolitico», s’è affrettato a registrarsi per votare. In meno d’una settimana l’Electoral Commission ha calcolato un aumento del 60% delle richieste dei moduli d’iscrizione, soprattutto via internet.
L’outsider Clegg ormai è del tutto in gioco. «Sarete delusi di non trovarvi di fronte Obama» scherza dal palco ammiccando ai titoli che l’hanno paragonato all’inquilino della Casa Bianca, a Churchill, al Che. L’occasione è conoscere i corrispondenti stranieri ma l’impressione è che il leader libdem la utilizzi per preparasi al dibattito tv di domani sulla politica estera.
La premessa è già il programma: «Il ruolo della Gran Bretagna nel mondo è strettamente collegato alla sua sicurezza e alla sua prosperità». A cominciare dall’indipendenza dall’amico americano: «La guerra fredda è finita e, sebbene l’alleanza resti salda, ci sono differenze tra noi e Washington, la gestione bushiana della guerra al terrorismo, la tortura, le estradizioni. L’atteggiamento prono dei Tory ci lega al passato pregiudicando il futuro. Gli Stati Uniti stessi ripetono che il rapporto con Londra è importante ma non è il più importante rispetto alla Cina, l’India, il Brasile». Fino al coraggio di dissentire da Israele: «L’ideologia di Hamas è odiosa ma non è nell’interesse israeliano tenere a Gaza milioni di palestinesi in povertà e in balia dell’estermismo. Se Israele ha diritto di difendersi il Regno Unito e l’Europa, suoi partner, hanno quello di criticare l’uso sporporzionato della forza, come nel caso dell’operazione Piombo fuso, e utilizzare mezzi economici per fare pressioni».
Quel che convince i ragazzi è la fiducia quasi idealista del terzo uomo nella possibilità di uscire dalla logica binaria della politica anglosassone. «Non saremmo ventenni se non sognassimo l’impossibile» nota Alex M., studente di business alla London School of Economics. Al posto del mantra obamiano «We can» i militanti libdem hanno scelto per le t-shirt l’affermazione di Gordon Brown «I agree with Nick». Il premier ripete di concordare con lui su molte cose ma, si smarca Clegg, per la reciprocità c’è tempo: «Non mettiamo il carro avanti ai buoi, discuteremo la nostra posizione alla luce del risultato elettorale».
Che sia calcolata strategia o cautela caratteriale, il leader libdem accelera evitando di mettersi a correre. Sulla sua strada domani troverà l’Europa, tema scivolosissimo per lui che diversamente dalla media dei connazionali è un entusiasta della prima ora. La difesa dai prevedibili attacchi di Cameron è pronta: «L’Europa non è perfetta, nulla che ci impieghi 15 anni per definire cos’è il cioccolato può definirsi una democrazia funzionale». Una linea assai più soft di quando, burocrate a Bruxelles, auspicava l’adozione dell’euro ora considerata prematura: «Personalmente credo che per il Regno Unito sia meglio essere dentro, in posizione leader, che fuori, da dove è impossibile ottenere cambiamenti. Ma tocca al popolo britannico decidere con un referendum, quello che convocherò se mai dovesse dipendere da me». Il «popolo britannico» è lusingato e considera seriamente l’alternativa, i giovani hanno già sciolto le riserve.