JASON BUSH, La Stampa 17/4/2010, pagina 31, 17 aprile 2010
BARILE A 105 DOLLARI, LA RUSSIA IN PAREGGIO
La Russia si aspetta una domanda sostenuta per i primi eurobond in arrivo da dieci anni a questa parte. Probabilmente sarà offerto un rendimento relativamente modesto del 5%, un valore che riflette la situazione finanziaria apparentemente forte del Paese. Tale solidità sembrerebbe avvalorata dal fatto che il debito sovrano ora in mano agli stranieri è appena il 3% del Pil. Le prospettive a lungo termine, tuttavia, sono assai meno rosee. Il problema è rappresentato da petrolio e gas. Il governo, così come il paese, è troppo dipendente dai ricavi degli idrocarburi. La metà delle entrate di bilancio proviene dal settore. E alla luce della forte impennata della spesa, i prestiti di cui la Russia ha bisogno sono diventati straordinariamente sensibili alle dinamiche dei prezzi del petrolio. Prima della crisi, la Russia era abituata a surplus di bilancio molto consistenti. Dal 2007, le uscite della Federazione sono aumentate del 50% in dollari mentre il gettito fiscale è rimasto più o meno stazionario.
Ciò significa, secondo i calcoli della russa Alfa Bank, che mentre nel 2007 il bilancio del Cremlino arrivava al pareggio con il petrolio a 34 dollari al barile, il governo ha bisogno di un prezzo di 105 dollari per raggiungere il breakeven, un valore sopra gli attuali 86 dollari. Renaissance Capital stima che, con il petrolio a 80 dollari al barile, il deficit della Russia equivale al 5% del Pil. Uno dei risultati è che il fondo di riserva del bilancio russo sarà esaurito entro l’anno. La Russia dispone di un altro fondo sovrano legato al petrolio da 90 miliardi di dollari, il National Wealth Fund, ma il suo ammontare è di poco superiore al deficit annuale sottostante del fondo previdenziale statale. I trasferimenti di bilancio destinati a coprire il deficit aumenteranno di quasi il doppio quest’anno, salendo al 4,5% del Pil. Persino il ministro delle finanze Alexei Kudrin dichiara che l’andamento della Russia è rischioso. Nelle scorse settimane ha affermato che le spese dovrebbero essere ridotte del 20% entro il 2015, e che qualunque aumento reale dovrà essere evitato fino al 2020. Tutto sommato, gli investitori non dovrebbero essere così entusiasti all’idea di prestare il proprio denaro a Kudrin.