Isidoro Trovato, CorrierEconomia 12/04/2010, 12 aprile 2010
PAGAMENTI. I RITARDI COSTANO 934 MILIONI
Come in un labirinto. Si vede l’uscita ma non si trova la strada per arrivarci. I debiti della pubblica amministrazione nei primi mesi del 2010 sfiorano i 70 miliardi di euro (secondo Confindustria, mentre per il Tesoro si fermano a 30 miliardi). Fare in modo che le imprese possano riscuotere almeno una parte dei loro crediti potrebbe rappresentare una via d’uscita da questa fase di sofferenza.
Ma come riuscirci senza squilibrare ulteriormente i conti pubblici, non è ancora chiaro.
Eppure i numeri sono davvero pesanti: il nostro Paese è maglia nera europea per i ritardi della pubblica amministrazione e dei privati. Gli enti pubblici fanno attendere in media 128 giorni (61 in più della media Ue) i loro creditori mentre le aziende private saldano i loro debiti nei confronti dei fornitori in 88 giorni (31 in più rispetto ai competitor continentali). Una situazione simile costa alle imprese italiane 934 milioni di euro l’anno di oneri finanziari. «I piccoli imprenditori rischiano di non farcela perché devono aspettare mesi o addirittura anni prima di essere pagati da un ente pubblico o da una grande impresa committente – denuncia Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato ”. Abbiamo bisogno di norme severe contro i cattivi pagatori che mettono in ginocchio le piccole imprese le quali si trovano strette in una morsa fatta di oneri finanziari, costi amministrativi per disincagliare i crediti in sofferenza, perdite di tempo, oneri legali per ottenere la riscossione del credito agendo per via giudiziaria».
Il problema è che nessun imprenditore, specie in tempi grami, è disposto a trascinare in tribunale un suo cliente (specie se ente pubblico) con la quasi certezza che quello sarà perso per sempre. A non potersi permettere «strappi» sono le imprese più piccole, quelle con meno di 20 addetti che non possono certo rinunciare a una simile clientela. E allora aspettano. E l’attesa (secondo i dati dell’osservatorio congiunturale di Confartigianato) in media dura 4,2 mesi. Non a caso il vicepresidente della commissione europea, Antonio Tajani, ha annunciato che si sta lavorando per approvare prima dell’estate un direttiva che «dovrebbe portare il pagamento dei crediti con la pubblica amministrazione entro il termine di trenta giorni con una penalità del 5% in caso di ritardo».
Serve reciprocità
Ma i fronti del problema sono molteplici: a causa dei problemi di liquidità provocati dal ritardo nell’incasso delle fatture, gli imprenditori sono costretti a esporsi in banca. Così risulta che negli ultimi 18 mesi quasi la metà (il 46,3%) delle imprese che forniscono beni o servizi alla pubblica amministrazione ha denunciato una maggiore difficoltà di accesso al credito. «E allora chiediamo che sia introdotto il principio della reciprocità tra Stato e cittadini nella compensazione tra debiti e crediti – continua Fumagalli – che consenta agli imprenditori di pareggiare i crediti e debiti vantati nei confronti della pubblica amministrazione. Spiegateci perché lo Stato può bloccare i pagamenti quando il contribuente ha debiti nei suoi confronti e allo stesso modo il contribuente non possa compensare il pagamento di tasse, imposte e contributi con i crediti vantati».
Soluzione, anche questa, difficilmente praticabile visto lo stato di salute attuale dei conti pubblici. «La verità è che ogni ipotesi diventa infondata se il ministro Tremonti non deciderà di mettere mano al portafoglio – sbotta Michele Perini, ex presidente di Assolombarda e ora presidente della Fiera di Milano ”. Però contemporaneamente la condizione delle imprese peggiora costantemente. impensabile continuare così senza studiare una qualche soluzione praticabile. Nel 2010 saranno in molti a chiudere perché la ripresa è troppo lenta. Ma dal punto di vista etico è incredibile che un’impresa chiuda a causa dei debiti non pagati dagli enti pubblici».
Emergenza sanità
In un simile scenario esistono poi ambiti in cui la situazione appare particolarmente grave: è il caso delle aziende che garantiscono le forniture al servizio sanitario nazionale.
stata la Corte dei conti a stimare a circa 33 miliardi i debiti commerciali del settore sanitario sottolineando che «il fenomeno resta preoccupante e in alcune regioni assume cifre elevate con rischio di ulteriore debito per mora automatica e contenzioso aperto». Del resto, basta scorrere i dati regionali per accorgersi che in Campania, Calabria e Molise i tempi medi di pagamento del servizio sanitario nazionale hanno superato, nel 2009, i 600 giorni. «Siamo disponibili ad aumentare i controlli sulla spesa nel settore sanitario per evitare gli sprechi – dice Sergio Dompé, presidente di Farmindustria – ma lo stesso rigore ce lo attendiamo per i pagamenti. Non è neanche vero che costiamo troppo: in Italia la spesa sanitaria è di 188 euro a cittadino contro i 265 della media europea. Non siamo incoscienti, sappiamo delle difficoltà dello Stato, però crediamo che sia giusto mandare un segnale di disponibilità a quelle imprese virtuose che hanno sempre svolto un ruolo di partner corretto nei confronti della pubblica amministrazione». E magari sarà un segnale che aiuti a trovare l’uscita del labirinto.
Isidoro Trovato