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 2010  aprile 08 Giovedì calendario

CADE IL MITO GARZON TRASCINATO ALLA SBARRA DAI FAN DI FRANCO


«Sono solo. Solo con la corte Penale, che non è una cosa qualsiasi». Era il 25 febbraio del 2010 e Baltasar Garzón si confidava con una sua amica e giornalista, Cristina nega. Poche ore prima aveva ricevuto la notizia che sarebbe stato aperto un terzo processo contro di lui, questa volta per colpa del franchismo, lo stesso periodo storico che per anni aveva combattuto dall’altra parte, quella del giudice.
Il 16 ottobre 2008 Garzón si dichiarò competente per condurre un’inchiesta sulle sparizioni durante la Guerra civile spagnola e i primi anni della dittatura militare di Franco. Aveva ordinato l’apertura di 19 fosse comuni, tra cui quella del poeta Federico García Lorca. Adesso invece sarà giudicato. Il magistrato del Tribunale Supremo che vedrà sedere sul banco degli accusati il giudice più mediatico di Spagna è Luciano Varela. Il delitto? Quello di «prevaricazione» per non aver tenuto conto delle competenze legali nell’apertura della causa dei ”desaparecidos” durante il regime di Francisco Franco.
Voleva avere tutto sotto controllo, ma sembra non sia andata così. Varela ha chiesto 20 anni di sospensione contro Garzón. I gruppi di estrema destra che hanno lanciato l’accusa, Manos Limpias, Falange Española de las Jons e Libertad e identica, hanno a disposizione otto giorni per presentare formalmente l’imputazione. Manos Limpias è diretta da Miguel Bernard e conta 6000 iscritti sul suo web. Si definiscono «un sindacato nazionale indipendente, che non si ipoteca per niente e nessuno».
In una conversazione telefonica con Il Riformista, Carolina García, professoressa di Storia contemporanea presso l’Università di Siviglia, spiega che la sentenza è di natura profondamente politica. Non riguarda la ricerca di giustizia nella memoria storica spagnola. «Tutto parte dall’interpretazione delle leggi. Garzón si era dichiarato competente nel caso degli scomparsi del franchismo, ma ha saltato delle procedure burocratiche, cosa di cui adesso approfittano i suoi avversari. Fa tutto parte di un gioco politico che non riguarda il recupero della memoria storica», ha detto García.
La docente ci tiene a sottolineare la rilevanza mediatica del giudice Garzón, un fattore che lo fa diventare vulnerabile agli attacchi. «Tutto può essere utilizzato per screditare il suo lavoro precedente ma non credo ”continua García - che ci riusciranno. Gli spagnoli riconoscono l’origine di questa sentenza».
Da mesi, Garzón gira senza i fogli e la documentazione che l’hanno accompagnato per anni nelle sue ricerche. Adesso porta con sé solo un cellulare e aspetta le decisioni invece di dettarle. Il giudice ha tre cause aperte: la prima sui crimini del franchismo; la seconda per corruzione, nel caso Banco Santander, aperta mentre viveva a New York, secondo la quale avrebbe ricevuto 200.000 euro non dichiarati al fisco; e, infine, la registrazione illegale degli imputati nel caso Gürtel mentre erano in carcere e parlavano con gli avvocati. L’inchiesta per lo scandalo della ”Tangentopoli iberica”, che ha visto coinvolto Garzón e il Partito popolare, non ha ancora avuto risultati concreti. L’alleanza spagnola ”Sinistra Unita” però lo difende ancora e continua ad avere speranze nella possibilità che il giudice possa portare avanti la sua missione di chiarire le vicende del franchismo.
Garzón non è profeta nella propria terra. Sembra essere più amato all’estero che in Spagna. stato il magistrato che ha processato il dittatore cileno Augusto Pinochet, ha fatto un’importante carriera anti-terroristica ed è stato il primo ad interrogare alcuni membri dell’Eta in Francia. Garzón ha raccontato la sua storia nel libro ”Un mondo senza paura” (Baldini Castoldi Dalai editore, 2005), con quello spirito megalomane che tanto viene criticato. Nei 22 anni di carriera politica ha avuto molte querele, ma tutte senza esito. stato accusato per evasione fiscale e di non essere un giudice imparziale in termini politici.
Molti sostengono che il ”giudice stella”, come è conosciuto Garzón, è ferito a morte. Qualora fosse giudicato colpevole, verrebbe sospeso e percepirebbe uno stipendio base di 2500 euro al mese. Senza potere tornare nel suo studio. Probabilmente il ministero dell’Interno gli lascerà la scorta che lo protegge da anni, quando è stato minacciato da parte del gruppo terroristico Eta. Ufficialmente il suo posto non potrà essere occupato da nessuno, ma in pratica il suo lavoro, specialmente le cause che riguardano l’Eta, sarà affidato al giudice Santiago Pedraz. Un’altra futura star della giudizia spagnola?