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 2010  aprile 09 Venerdì calendario

ECCO I VIP DELL’OPUS DEI AMERICANA

Segnatevi questo nome: John McCloskey. Non è un irlandese qualunque, ma il prete più importante dell’Opus Dei negli Stati Uniti. Prima di prendere i voti, era un broker della Merrill Lynch. Nel 1981 diventò sacerdote. Oggi è l’addetto stampa della Diocesi di Washington ed è l’uomo di punta negli States dell’organizzazione religiosa fondata da Josemaria Escrivà de Balaguer e appoggiata prima da Papa Wojtyla e oggi da Benedetto XVI. Un sostegno papale che molti elementi indicano come la vera molla che ha spinto un giornale autorevole come il New York Times e il vecchio establishment finanziario legato alla massoneria e ai circoli ebraici a prendere di mira il capo della Chiesa cattolica con il pretesto della pedofilia.

Torniamo a McCloskey. Nel settembre 2006 il settimanale «The Irish Eco» lo descriveva così: «Il reverendo John McCloskey, un sacerdote dell’Opus Dei che ha convertito molti esponenti di centro-destra al cattolicesimo, ha affermato che gli piacerebbe che il presidente Bush abbracciasse la fede cattolica, proprio come ha fatto suo fratello Jeb». Una giornalista del «Wall Street Journal», Laurie Cohen, in un reportage ha precisato: «Tutti conoscono McCloskey come il genio che converte al cattolicesimo i ricchi e famosi, soprattutto ebrei».

Non risulta che George W. Bush si sia convertito al cattolicesimo. Ma su molte questioni, quando era presidente degli Stati Uniti, aveva le stesse idee portate avanti dal Papa e dai seguaci dell’Opus Dei. I cattolici e i movimenti religiosi integralisti americani votarono certamente per lui, quando si presentò per la seconda volta candidato alla presidenza. E molti ricordano la sua presenza in Piazza San Pietro ai funerali di Papa Wojtyla.

Se Bush figlio non si è convertito, appare invece certa la vicinanza all’Opus Dei di uomini molto influenti nell’amministrazione degli Stati Uniti. Il giornalista Ferruccio Pinotti, che ha lavorato a New York per la Cnn e ha collaborato con la International Herald Tribune, in un saggio molto critico, intitolato «Opus Dei segreta», ne fornisce un elenco dettagliato, che si apre con il nome del giudice della Corte suprema Antonin Scalia, 74 anni, insediato da Reagan un quarto di secolo fa. Cattolico di famiglia, studi alla Catholic high school di New York, Antonin Scalia è il giudice perfetto per un pontefice come Ratzinger. contro l’aborto, sostiene che non è un diritto costituzionale, e sul tema ha sempre votato in dissenso rispetto ai colleghi della Corte suprema. La sua biografia su Wikipedia enumera un’infinità di casi in cui Scalia si è distinto per il suo integralismo cattolico.

In fatto di conservatorismo, l’unico a contendergli la palma del primato all’interno della Corte suprema è il giudice di colore Clarence Thomas, 62 anni, nominato nel 1990 da Bush padre. Anche Thomas è considerato vicino all’Opus Dei. E la stessa cosa si dice di Robert Bork, 83 anni, designato da Reagan alla Corte suprema, ma respinto dal Senato dopo un pesantissimo attacco di Ted Kennedy, che lo descrisse come un antiabortista con pulsioni razziste, più altri epiteti anche peggiori.

Tra i seguaci dell’Opus negli States, Pinotti cita i repubblicani Rick Santorum e Sam Brownback. Il primo è un ex senatore della Pennsylvania, che nel 2006 non è stato rieletto per le posizioni ritenute troppo conservatrici sull’omosessualità e sul caso Terry Schiavo. Brownback è un senatore del Kansas noto come forte oppositore dell’aborto (che paragona all’Olocausto), dell’eutanasia (che definisce un omicidio), e delle unioni civili nonché dei matrimoni tra omosessuali.

L’elenco degli amici altolocati dell’Opus comprende anche l’ammiraglio John M. Poindexter, 76 anni, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Reagan; l’ex capo dell’Fbi Louis Freeh, i cui figli frequentano le scuole dell’Opus, mentre il fratello è un numerario dell’Opus.

Sulle stesse posizioni era anche l’economista Robert Novak, scomparso a 78 anni nell’agosto 2009, grande amico di Karl Rove, lo stratega elettorale di Bush figlio.

Fin qui l’elenco delle adesioni più risapute tra i vip. Ma la penetrazione dell’Opus nel ceto medio americano conservatore, soprattutto nel mondo delle professioni indipendenti, è stato tale da suscitare fortissime reazioni da parte delle lobby che vedono sempre più minacciate posizioni di potere che consideravano consolidate.

Tra le accuse lanciate contro l’Opus vi è quella di manipolare le coscienze degli adepti. Per questo è addirittura sorta una rete di solidarietà per le presunte vittime dell’Opus, costituitasi poi in Opus Dei Awareness Network (Odan), che dichiara di vigilare soprattutto nelle scuole e nelle università.

Finora la Chiesa cattolica si è limitata a replicare alle accuse di mancata vigilanza sui preti pedofili caso per caso. A volte dicendosi addolorata. A volte spiegando che certi casi raccontati ora risalgono a 20-30 anni fa, sono già stati sottoposti a interventi all’interno della Chiesa, e questo basterebbe a dimostrare che le accuse dei media sono solo «chiacchiericcio».

Spiegare la vera natura dello scontro, che è una guerra di potere per il controllo di importanti leve di comando nella finanza, nell’economia e nelle professioni su scala mondiale, non rientra nello stile e nella cultura della Chiesa romana, che evidentemente confida nella fiducia del propri fedeli verso il magistero papale. Ma dare informazioni e scavare nei retroscena è compito d’altri, in primo luogo della stampa libera. E’ ciò che sinora abbiamo cercato di fare, convinti sulla base dei fatti che la guerra contro Papa Ratzinger per il suo appoggio all’Opus è solo all’inizio.