EMANUELE RIGHI, La Stampa 8/4/2010, pagina 41, 8 aprile 2010
ARBITRI DIPENDENTI DAI CLUB
La storia di Paolo Bertini, arbitro dismesso nell’estate del 2008, viene raccontata da chi ha vissuto, silenziosamente, quattro anni difficilissimi. La signora Daniela Mariani, 41 anni, mamma di Tommaso 12 anni, Elena 7. La moglie dell’arbitro Bertini. Perché dietro ai processi esistono famiglie che cominciano a studiare le carte, che cercano di capire. Bertini, corretto con le regole dell’Associazione Arbitri, non può rilasciare dichiarazioni se non autorizzato. Il marito di Daniela è imputato per associazione a delinquere e frode sportiva per diverse partite di A. Lo stato d’animo? « lo stesso da 4 anni. Oggi sono certa che mio marito sia coinvolto in una storia che non ha alcun senso. estraneo sotto ogni punto di vista. Gli ultimi avvenimenti non cambieranno la linea difensiva. Paolo è estraneo a tutti i capi d’imputazione». Non è esperta di calcio, né di questioni legali: è dovuta diventarlo. La famiglia Bertini ha gioito dell’assoluzione nei due processi sportivi, pianto per la dismissione da arbitro voluta da Collina con motivazione tecnica, ed ora vuol dire la sua su quello che sta avvenendo.
«Siamo sorpresi dello stupore con cui vengono accolte le intercettazioni», sostiene la moglie raccogliendo i pensieri dell’arbitro. «Sono situazioni ovvie nel momento in cui viene partorita l’idea del doppio designatore. Gli addetti ai lavori avevano già capito quel che sarebbe successo. Non si può immaginare un dirigente federale (Carraro ndr) che avvalla il progetto del doppio designatore e si sorprende se questi parlano con le società. Sono ignorante in materia, ma se nominano due designatori come referenti di altrettanti gruppi di società, il designatiore in questione come fa a non rispondere nel momento in cui una società, del gruppo che lo ha sostenuto, gli telefona?». Daniela insiste: «Ho studiato molto, in questi ultimi quattro anni di inferno. La Lega, formata dalle società, ha voluto creare un vincolo più stretto con gli arbitri. Lo ha fatto con lo strumento economico, evidente anche a me, basta leggere. Gli arbitri sono la voce di costo della Lega che trasferisce i fondi alla Federazione. Ufficialmente i soldi arrivano dalla Federazione, ma di fatto il costo è delle società. Fu questa l’innovazione di Paolo Bergamo. Il suo piano prevedeva ritrovi a Coverciano, ritiri, preparatori atletici e tecnici. Un arbitro sempre più professionista che impone costi importanti e che le società accettano di pagare. Cose che peraltro lo stesso Bergamo ha già detto. Sono scritte sui giornali dell’epoca. Basta aver voglia di studiare». Daniela potrebbe tenere un master: «Le società volevano che il legame con gli arbitri fosse più forte. Non è un concetto sbagliato: il problema è stata questa degenerazione che è sotto gli occhi di tutti. Non ci si può stupire delle intercettazioni. Tutti sapevano tutto. Non potevano non sapere». Per lei, moglie convinta dell’innocenza del marito, le intercettazioni sono la prova dell’estraneità del marito: «Basta ascoltarle. Mi pare che Paolo sia gradito e sgradito da più parti. Era l’arbitro di tutti, nel bene e nel male. Situazioni che si intrecciano, si accavallano. Lo stesso Moggi, dopo gli errori di Atalanta-Milan, dice chiaramente che Paolo deve essere stroncato». Poi, una riflessione amara, ascoltata mille volte la sera, quando si fa fatica a prendere sonno a casa Bertini: «Che ci fosse una stortura nel meccanismo è evidente. Mi è parso di capire che nel processo sportivo c’erano persone giudicate da individui nominati da loro stessi. Forse si doveva azzerare tutto e permettere a persone estranee di guardare e giudicare. Gli arbitri coinvolti sono stati scelti a caso. E tra questi mio marito che paga senza aver rotto effettivamente nulla».