Benedetta Craveri, La Repubblica 8/4/2010, 8 aprile 2010
LA SIGNORA DELL’ EDITORIA DIFENDER LA CREATIVIT
PARIGI Dopo averle affidato nel 2005 la direzione della casa editrice francese Flammarion, la Rcs Mediagroup ha ora deciso di chiamare Teresa Cremisi a succedere a Giulio Lattanzi nella direzione di Rcs libri per l’ Italia. Una notizia a sorpresa che dimostra come sia oggi possibile, sulla sola base delle proprie specifiche competenze, intraprendere con successo una carriera editoriale senza frontiere. Nata nel 1946 ad Alessandria d’ Egitto da padre italiano e madre anglo-spagnola, Teresa segue i genitori a Milano al momento della crisi di Suez, nel 1956. A diciotto anni viene assunta dalla Garzanti e lavora in tutti i settori della casa editrice fino a diventarne condirettrice. Nel 1989 Antoine Gallimard le propone la direzione editoriale della sua celebre casa editrice e, trasferitasi a Parigi, "l’ italienne" si impone come una delle figure di spicco del panorama culturale. Dopo quindici anni di successi, l’ intesa tra Antoine Gallimard sembra, tuttavia, incrinarsie la Cremisi accetta la proposta di dirigere Flammarion, quarto editore francese che dal 2000 fa parte di Rcs Mediagroup. Non più "primo ministro" ma responsabile in proprio di una casa editrice con una cifra di affari che si aggira sui 250 milioni di euro, la Cremisi non teme ora, assumendo il nuovo incarico della Rcs, di rimettersi in discussione e tornare a navigare nelle difficili acque dell’ editoria italiana in tempo di crisi. Siamo andati a trovarla nel suo ufficio parigino che si affaccia sul teatro dell’ Odéon per capire quale significato abbia per lei questa nuova avventura italiana. Teresa Cremisi rifugge dall’ enfasi e misura le parole, ma conosce l’ arte della persuasione: il nuovo incarico non rappresenta il coronamento di una carriera ma una esperienza in più: «Ho mescolato sempre vita e carriera senza troppo programmare, accettando o rifiutando le proposte che mi venivano fatte dopo avere ascoltato istinto e ragione... Il che non esclude il gusto della sfida e dell’ avventura». Eppure, le obbietto, per chi come lei, da vent’ anni a questa parte, ha concentrato tutta la sua attenzione sulle regole del gioco dell’ editoria francese, immergersi in una realtà politica e culturale tanto diversa come quella italiana, non rappresenta una grossa incognita? «Le incognite e i loro corollari di paura e rischio furono molto più numerose quando lasciai l’ Italia vent’ anni fa», racconta. «Lo sforzo di adattamento fu tale che mi immedesimai nel camaleonte di Romain Gary. Un povero camaleonte che spostavano da una coperta verde a una coperta rossa, a una blu, e che ogni volta si adattava, diventando verdastro, rossiccio o bluastro. Poi un giorno lo misero su una coperta scozzese; il camaleonte fece tutti gli sforzi possibili ma, esausto, spirò. Questa triste sorte mi fu risparmiata e ho vissuto un periodo professionale intenso e appassionante. Oggi riprendere contatti più stretti con la realtà italiana non mi richiederà acrobazie particolari. In questi ultimi cinque anni, da quando mi occupo di Flammarion, le relazioni con l’ Italia e gli editori italiani sono state frequentissime. Conosco i programmi, conosco le persone, scambiamo idee e informazioni, confrontiamo le reazioni, queste sì diversissime, dei due paesi su fenomeni e eventi culturali». Nel corso della sua vita professionale Teresa Cremisi non si è confrontata solo con due paesi diversi ma con due diverse concezioni dell’ editoria. Una a conduzione familiare, come Garzanti e Gallimard, incentrata sulla personalità dei proprietari, l’ altra, di tipo aziendale, che guida un grande gruppo come la Rcs. Viene dunque spontaneo di chiederle in che misura la logica industriale sia compatibile con la sperimentazione e la creatività. La Cremisi non sembra avere dubbi: «Secondo me - dice la creatività va difesa comunque e da tutti. In cinque anni alla Rcs, non ho mai avuto da lamentarmi. Le mie proposte sono sempre state accettate, Flammarion ha potuto acquisire senza difficoltà cataloghi di grande qualità, come quelli di Autrement la settimana scorsa. Non sono le grandi imprese a richiedere routine e conformismo, il problema è sempre nell’ articolazione dei progetti e nella tenacia che li sottende». Ma allora, insistiamo, in vista di quale progetto, di quali aspettative la Rcs ha deciso di conferirle questo ruolo chiave nell’ azienda? «Posso risponderle perché i desideri di una azienda sono di solito dettati dalla ragione: accompagnare gli editori e le case editrici nel loro lavoro. Con un occhio alla qualità e un occhio ai risultati. Costruire per il futuro cataloghi di cui essere fieri». Prima di salutarla, non resistiamo a farle una domanda di carattere più personale. A cosa deve la sua carica di energia, lo spirito di avventura, la capacità di sentirsi a suo agio nelle situazioni più diverse? La risposta non ha niente di manageriale: «C’ è probabilmente il riflesso di una storia famigliare e personale. Un primo esilio che, quando avevo poco più di dieci anni, mi ha imposto di cambiare lingua, di dimenticare i luoghi dell’ infanzia, di imparare a mimetizzarmi. Un primo esilio che in qualche modo ne ha provocato altri. Per lo spirito d’ avventura, non lo nego! Ma ridimensioniamo: non mi sono imbarcata per Aden per andare a commerciare in armi e caffè!». Se dovesse esprimere un desiderio? «Desiderio realizzabile: aprire una cartella, come questa sul tavolo, e leggere un libro che imporrà il suo autore. Desiderio irrealizzabile: potere essere invisibile a comando». -