GIANNI MURA, la Repubblica 8/4/2010, 8 aprile 2010
IL PROFETA DEL CALCIO PI BELLO MA PI SIVORI CHE MARADONA
Un segno della grandezza di Messi è il rispetto degli avversari. In gergo calcistico si dice che uno così lo fermi solo col fucile. Messi è fermato invece da interventi duri ma non criminali, come quello di Goikoetxea sulla caviglia di Maradona. Farsi voler bene anche dagli avversari, che scelgono la trattenuta indolore e non la falciata brutale, non è da tutti, e in questo credo sia importante il modo di stare in campo di Messi. Cresciuto quel poco che è cresciuto grazie a un ormone specifico, il ragazzo si sente in qualche modo un miracolato e sul campo esprime soprattutto la gioia di giocare. Non sfotte come Sivori, non umilia come Maradona, semplicemente è il più bravo.
Dopo i quattro gol all´Arsenal va di moda il gioco dei paragoni. A chi somiglia Messi? Il calciatore in circolazione che più gli somiglia è Miccoli, anche se meno completo. Il paragone con alcuni grandi del passato è improponibile: Pelè di testa andava mezzo metro sopra Burgnich, Platini faceva correre velocissima la palla ma non se stesso, Cruijff lo trovavi in tutte le zone del campo, anche terzino all´occorrenza, e comunque aveva più fisico. Altri numeri dieci della nostra memoria (Rivera, Baggio, Zola, Mancini) o attuali (Del Piero) sono più numeri dieci, ossia meno attaccanti, partono da un´altra zona del campo. Può invece essere stimolante il paragone con due numeri dieci argentini, mancini come Messi: Sivori e Maradona. Dei tre, pur segnando non poco, Maradona è meno attaccante e più uomo-assist. Capace di numeri individuali pazzeschi (basti il secondo gol agli inglesi, in Messico) ma sempre al servizio della squadra. Formidabile sui calci da fermo (punizioni, rigori) più di Sivori e molto più di Messi. Nel dribbling che mette a sedere l´avversario Messi è più vicino a Sivori che a Maradona. A Maradona piaceva un sacco dribblare, ma solo se necessario. Altrimenti, dai e vai oppure lancio lungo o taglio dentro.
Fare il calciatore comprende anche il fuori campo. Dei tre numeri dieci, tre genietti del pallone, due erano genio e sregolatezza. A Sivori piaceva fare le ore piccole fumando, bevendo e giocando a poker. Le disavventure con la coca di Maradona sono abbastanza recenti e non meritano di essere rinfrescate, così come la sua eterna lotta con la bilancia. Messi, senza che ne facciamo un santino, è quello che sembra. Il più bravo al mondo, ma insieme è come stupito che certe cose, certi paragoni, certi complimenti si facciano per lui. grande e umile, la pulce, e nemmeno s´offende se gli spagnoli gli hanno affibbiato un nomignolo già usato per un ciclista: Vicente Trueba, miniscalatore, la pulce dei Pirenei. Messi è umile perché ha sperimentato sul suo corpo, ma anche nella sua testa, nel suo cuore, le angosce e le speranze di chi è piccolo e vuol diventare grande.
Messi sembra un cartone animato per come abbina velocità e tecnica. E riconcilia col gioco del calcio, quello vero, che esalta la tecnica e non il muscolo, l´estro e la fantasia più della tattica. I mendicanti di bellezza, uso una felice definizione di Eduardo Galeano, quelli indifferenti o inorriditi dalle grandi tonnare a centrocampo, con Messi hanno un filone aurifero a disposizione, si sentono ricchissimi. Quanto durerà il filone non è dato sapere, ma una cosa si può già dire: che nessuno dei grandi del passato a parità di anni (ventidue) era più forte di Messi, o, forse, solo Pelè.
Molti sono colpiti dalla differenza di rendimento di Messi a seconda che giochi nel Barcellona o nella Nazionale argentina. Temo che la risposta possibile sia una sola e riguarda i tecnici. Guardiola ha dato un´identità precisa al gioco dei blaugrana, se vogliamo nel solco di una tradizione che risale a Cruijff, ma in modo molto più minuzioso, mentre il Maradona ct sembra ancora distante dal Maradona calciatore, e non sarebbe la prima volta che succede quando c´è di mezzo un grandissimo campione. Di preciso, nessuno sa come gioca l´Argentina. Certo è che Messi si trova a disagio, mentre sguazza come una papera negli schemi del Barcellona. Dove lo troviamo a volte a destra, a formare una tenaglia micidiale con Dani Alves, più spesso al centro. In pratica ha ereditato ruolo e posizione di Eto´o (che l´Inter impiega essenzialmente sulle fasce). Raramente Messi va sulla sinistra, da dove potrebbe solo crossare. al centro dell´attacco che la sua velocità, le sue finte, il suo gioco di sponda risultano più pericolosi. Stando al centro, Messi è diventato più egoista e segna di più, oppure segna di più perché è diventato più egoista. Comunque, la squadra gioca per lui senza invidie, con adesione totale. La sua gioia è la gioia di tutti, quelli che giocano e quelli che guardano.