Stefano Livadiotti, L’espresso 8/4/2010, 8 aprile 2010
DYNASTY MERLONI
Chi lo conosce bene è pronto a scommettere che neanche quest’anno Andrea Merloni rinuncerà alle vacanze estive nell’adorata Formentera, dove lo aspetta il suo ultimo giocattolo: una navetta di 34 metri. Eppure la sfida che ha di fronte è di quelle da far tremare le vene ai polsi. Lunedì 22 marzo il consiglio della Fineldo, la cassaforte della famiglia marchigiana, lo ha designato a succedere al padre Vittorio, ex numero uno di Confindustria, alla presidenza del colosso dell’elettrodomestico Indesit Company, secondo gruppo europeo con un fatturato di 2,6 miliardi di euro, realizzato per l’85 per cento oltre frontiera. Nel consiglio della Fineldo, che fa capo in parti uguali ad Andrea, ai tre fratelli (Aristide, Antonella e Maria Paola) e alla madre, si è discusso a lungo. Ed è stata presa in considerazione anche l’ipotesi di assoldare un esterno. Ma, alla fine, Andrea l’ha avuta vinta.
La camicia sempre aperta sotto vistosi abiti gessati, poco incline ad ascoltare gli altri, il giovane Merloni, classe 1967, è ottimista di natura e piuttosto sicuro di sé. Una passione per i motori ereditata dal padre (pochi lo sanno, ma Vittorio ha un passato da pilota nelle gare in salita), a 18 anni s’è dato al motocross, passando poi alle piste e aprendo pure una scuderia tutta sua (Gattolone, come chiamerà più tardi anche il motoscafo che dividerà con il gemello Aristide, detto Titte). Quando un brutto incidente sul circuito di Misano lo costringe ad appendere il casco al chiodo, Andrea (che nel gruppo segue una piccola società per le tecnologie) convince il padre a mettere mano al portafogli per acquistare il marchio Benelli, vecchia gloria delle due ruote italiane ridotta a mal partito dall’invasione dei big giapponesi. Il giovane Merloni punta sui ciclomotori, ma è sfortunato: gli arriva tra capo e collo la legge sul casco obbligatorio, che fa scendere in picchiata le vendite. Lui non si dà per vinto e spende una ventina di milioni sul progetto di una superbike. Ma alla fine del 2004 deve alzare definitivamente bandiera bianca, passando la mano a un gruppo cinese.
A quel punto Andrea, che a 35 anni suonati s’è laureato in Scienze Politiche a Urbino (dopo aver provato prima con Ingegneria e poi con Economia a Bologna), si prende una pausa di riflessione. Nella company town di Fabriano, dove tutta la famiglia abita in una serie di case disposte a cerchio, si fa vedere poco. Allegro e spiritoso, sempre tranchant nei giudizi, gira per il mondo. Colleziona Porsche, vini d’annata e orologi. Affina le arti culinarie di cui ama vantarsi. Intreccia una storia con la statuaria modella bulgara Ralitza.
Poi, nella primavera del 2008, Andrea torna a casa. Entra in Indesit, che per volontà di Vittorio è governata da manager indipendenti già dal 1996 ( prima Francesco Caio, poi Andrea Guerra e ora Marco Milani). Il gruppo è in salute: ha appena archiviato il suo anno record. Il giovane Merloni diventa vice presidente operativo. Si occupa dei mercati in via di sviluppo. Continua dunque a viaggiare. Ma ora si ferma a Fabriano tre giorni alla settimana. Per seguire i processi di innovazione, suo vero pallino. L’anno dopo arriva pure il matrimonio. Lei è Viola Melpignano, figlia di Sergio, avvocato molto noto alle cronache di Tangentopoli. L’appuntamento è fissato nella splendida masseria di Savelletri di Fasano, proprietà della famiglia della sposa. Simona Ventura e Lucio Dalla si mescolano agli amici di papà Vittorio: da Luigi Abete a Innocenzo Cipolletta. Massimo D’Alema, scortato dal fido Nicola Latorre, arriva di gran carriera da Cernobbio. Poi gli sposi, insieme agli amici più cari, volano a Ibiza. Dove i festeggiamenti proseguono per altri due giorni. Come se Andrea avesse capito in anticipo che la ricreazione stava davvero per finire.