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 2010  aprile 08 Giovedì calendario

SE GENOVA TRASCURA IL «SUO» MAZZINI

Genova, città natale di Mazzini, delude i mazziniani. Dopo aver letto il programma della prima edizione del festival «La storia in piazza», che si tiene nella città ligure dal 15 al 18 aprile e ha per tema «La nascita delle Nazioni», il presidente dell’Associazione mazziniana (Ami), Mario Di Napoli, ha scritto al sindaco di Genova, Marta Vincenzi, per manifestare il suo stupore. «Ci ha molto colpito – si legge nella sua lettera aperta – che proprio a Genova, nel momento in cui opportunamente si torna a riflettere sull’idea di nazione, non si preveda nel programma una presentazione specifica della figura e del pensiero di Giuseppe Mazzini». Si tratta, prosegue il testo, di «una grave mancanza di sensibilità storica e civica».
In effetti la manifestazione’ organizzata dal Comune, dalla Fondazione Palazzo Ducale, dal Centro culturale Primo Levi e dalla Fondazione Ansaldo’ è molto ricca d’incontri con studiosi italiani e stranieri sui temi più vari, ma su Mazzini prevede solo un intervento di Giancarlo De Cataldo (non uno storico, ma uno scrittore), che leggerà e commenterà, il 18 aprile, estratti dalla corrispondenza e dagli scritti del grande patriota. « davvero poco’ sottolinea Di Napoli – se si tiene conto che Mazzini è noto e studiato in tutto il mondo come il padre della moderna idea di nazione: non a caso la Columbia University Press ha appena ristampato un’antologia dei suoi scritti, curata da Nadia Urbinati e Stefano Recchia. Mi pare che il festival di Genova abbia sposato l’impostazione della corrente storiografica che privilegia le mentalità e i miti, il vissuto quotidiano, la cultura materiale, penalizzando e trascurando la dimensione etico-politica. l’approccio che ha ispirato l’Annale della Storia d’Italia Einaudi sul Risorgimento, ma non è certo l’unico possibile e neppure il più valido».
Di fronte a queste critiche il presidente della Fondazione Palazzo Ducale, Luca Borzani, tiene innanzitutto a rimarcare il suo interesse per la figura e l’opera di Mazzini: «Per il bicentenario della nascita, nel 2005, proprio Palazzo Ducale ha ospitato la mostra più importante in Italia. E il prossimo anno, nel centocinquantenario dell’Unità d’Italia, abbiamo previsto un ciclo d’incontri sul pensiero mazziniano. Del resto curatore di "La storia in piazza" è Donald Sassoon, che ha scritto la prefazione alla ristampa dei Doveri dell’uomo di Mazzini edita dalla Bur».
Allora perché manca un incontro dedicato al fondatore della Giovine Italia? «Abbiamo scelto di affrontare il tema della nazione – risponde Borzani – senza concentrarci su personalità specifiche, ma guardando al ruolo che le identità e le appartenenze collettive hanno avuto in passato e hanno oggi, nel contesto della globalizzazione. E credo che comunque diversi relatori parleranno di Mazzini. vero che abbiamo dato alla dimensione simbolica e all’evoluzione dei costumi uno spazio importante, ma non certo per aderire a una determinata corrente storiografica: semmai perché ci sembra che ciò sia utile per avvicinare il grande pubblico alla storia. Vorrei sottolineare poi che il Risorgimento italiano è solo una parte della materia in discussione: si parlerà dell’idea di nazione dagli Stati Uniti al Mediterraneo, dall’Est europeo al Medio Oriente, fino alla Francia e alla Germania».
Di Napoli non è convinto: «Proprio in una prospettiva internazionale sarebbe stato opportuno richiamare le idee di Mazzini, che ispirarono anche patrioti polacchi, irlandesi, ungheresi, sudamericani, asiatici. E pensare che il 15 aprile, giorno di apertura del festival, è anche l’anniversario della fondazione della Giovine Europa mazziniana, nel 1834. Era un’occasione da non perdere».
Antonio Carioti