Fiorenzo Facchini, Corriere della Sera 06/04/2010, 6 aprile 2010
IL BIMBO CHE SI STACCO’ DALLE SCIMMIE
Lo scheletro di un bambino di 2 milioni di anni fa scoperto a nella grotta di Malapa, a Sterkfontein (Sud Africa), potrebbe rappresentare l’«anello mancante» nella ricostruzione della evoluzione tra l’uomo e i suoi antenati non umani simili alle antropomorfe? Ne sapremo di più giovedì prossimo quando verrà data comunicazione dettagliata della scoperta e delle prime osservazioni. Lo scheletro del bambino di cui si parla è stato ritrovato da Lee Berger, ricercatore dell’Università di Witwatersrand nella grotta Malapa della regione di Sterkfontein insieme ad altro materiale scheletrico.
Si tratterebbe di un ominide con aspetti intermedi tra una forma scimmiesca non umana (Australopiteco?) e Homo habilis, la specie più antica del genere Homo, di cui condivide alcune caratteristiche. Osserverei subito che è meglio parlare di caratteri intermedi, piuttosto che di anello mancante, una espressione, questa, che appare impropria, perché farebbe pensare ad una evoluzione lineare, quando invece appare sempre più complessa la rete preumana.
La regione di Sterkfontein, in cui è avvenuto il ritrovamento, è ben nota per la scoperta di un’austra lopitecina famosa, Plesianthropus transwalensis o Mrs Ples, risalente a 2,3 milioni di anni fa, ad opera di Broom e Robinson, scoperta avvenuta nel 1947, come pure per altri reperti successivi. Va ricordato che Homo habilis fu identificato e descritto la prima volta da Tobias, Leakey e Napier a Olduvai nel 1964 in Tanzania. Successivamente vari reperti sono stati attribuiti a Homo habilis sia a Olduvai che nel Kenya (Koobi Fora) e nella valle del fiume Omo, e anche più a sud, nel Malawi. Alcuni, come quelli di Koobi Fora, appaiono più cerebralizzati, tanto che Wood ha proposto di farne una specie a parte ( Homo rudolfensis). Ma va anche ricordato che lo stesso autore li ha recentemente declassati ad australopitecine ( Australopithecus habilis e Australopithecus rudolfensis); un declassamento assai discutibile.
Phillip Tobias, anatomico della Università di Witwatersrand e paleoantropologo di fama mondiale, studioso degli Australopiteci del Sud Africa e dell’ Africa orientale, è entusiasta della scoperta che è stata fatta a Sterkfontein, in particolare per l’abbondanza del materiale ritrovato il quale aiuterà a decifrare meglio il risultato. Il bambino di Sterkfontein potrebbe avere qualche collegamento con antiche forme del genere Homo del Sud Africa. Esse sarebbero però dipendenti dal centro di ominizzazione della valle del fiume Omo, che secondo Yves Coppens e molti paleoantropologi, rappresenta il centro più antico. Il carattere morfologico intermedio tra Australopiteco e Homo habilis riconosciuto al bambino di Sterkfontein non sarebbe sufficiente per farne un rappresentante dell’umanità, anche se l’epoca di riferimento sarebbe compatibile con l’antichità del genere Homo.
Occorre saperne di più per quanto riguarda il giacimento, l’età del bambino e le caratteristiche, umane omeno umane; caratteristiche cioè che nell’infante sono meno definite e che si manifestano più nettamente nell’età adulta. Sarebbe comunque curioso che proprio un bambino potesse aprire nuovi orizzonti sul processo della ominizzazione. Non sarebbe la prima volta, perché fu proprio il cranio dell’infante di Taung nel Sud Africa, segnalato da Raymond Dart nel 1925, a fare da battistrada alle scoperte successive degli Australopiteci.
Fiorenzo Facchini