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 2010  aprile 02 Venerdì calendario

RICOVERO OPPURE DAY HOSPITAL? L’ITALIA DEL FEDERALISMO SANITARIO

I camion scaricheranno gli scatoloni subito dopo Pasqua. Le farmacie degli ospedali e i reparti di ginecologia sono pronti da mesi per l’arrivo della pillola Ru486, quella abortiva. Un percorso lungo quello di questo medicinale, interrotto molte volte, costellato di polemiche, verifiche su verifiche. Fino al via libera ufficiale dell’Aifa, l’Agenzia del farmaco, a dicembre scorso. La pillola può entrare nel nostro paese, ma solo negli ospedali. Vietata la vendita in farmacia. I camion, subito dopo Pasqua, scaricheranno la Ru486 ma, in molte regioni, resteranno per molto tempo ancora nei magazzini. Il neopresidente del Piemonte, Roberto Cota, ha annunciato che la pillola, nei magazzini, ci marcirà. E riscoppia la battaglia tra laici e cattolici sui ”paletti” da mettere alla somministrazione del farmaco. Punto focale, il ricovero ospedaliero: il governo italiano ha deciso che il farmaco potrà essere prescritto unicamente se la donna viene ricoverata per tutta la durata della somministrazione (divisa in due fasi). Non esistono linee guida nazionali e, fino ad oggi, solo sei regioni, autonomamente, hanno legiferato in materia. Sono Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana, Provincia autonoma di Trento e Veneto. Tre di loro (Emilia Romagna, Piemonte e Trento) avevano deciso che la donna può anche scegliere il day hospital in caso di interruzione farmacologica. E’ stato, dunque optato, di lasciare libertà al medico e al paziente di valutare caso per caso. Decisione non sovrapponibile alle indicazioni el governo che sostiene la necessità del ricovero dopo la somministrazione.
Dopo le elezioni, è di nuovo scontro. Le decisione si ribaltano. Il Piemonte passa dalla legittimità del day hospital alla negazione del farmaco. La maggior parte delle amministrazioni, senza indicazioni nazionali e con le elezioni alle porte, hanno scelto di non scegliere. E aspettare. In generale, le regioni governate dal centrodestra appaiono più chiuse e più caute nell’adozione della Ru486 mentre quelle del centrosinistra sembrano più possibiliste nelle diverse ipotesi. Sempre in accordo con la legge 194 che regola l’interruzione di gravidanza. Il vero pericolo: le migrazioni da una regione all’altra per andare ad abortire. Bastano solo quattro giorni dall’ordinazione perché il reparto sia operativo e possa iniziare a somministrare la pillola. Non sono pochi gli ospedali che si stanno già muovendo prendendo contatto con la ditta produttrice. Sulle modalità di distribuzione prende la parola l’Aifa, l’Agenzia del farmaco, che ha autorizzato la pillola: «Spetta ai governatori delle regioni decidere anche alla luce di quanto è stato recentemente espresso, con molta chiarezza, dal ministero della Salute», ricorda il direttore dell’Aifa, Guido Rasi.
«Subito dopo Pasqua - rassicura il ministro della Salute Ferruccio Fazio - prenderà il via il tavolo per il monitoraggio e verranno stese le linee guida nazionali». Queste, con ogni probabilità, riusciranno ad uniformare le regole evitando le spaccature, da zona a zona, che esistono ora. Che abbiamo la Valle d’Aosta orientata verso il ricovero ospedaliero, il Piemonte dove «verrà fatto tutto per contrastare l’impiego» come dice Cota, il Veneto che si è dichiarato contrario a questo farmaco, la Toscana che ha potenziato i consultori e formato 500 operatori, il Lazio che non ha ancora disposizioni ma, parole della Polverini, la pillola «si avvierà a seguire lo stesso percorso dell’aborto chirurgico, quindi solo in ospedale». Identico orientamento per la Campania e la Sicilia. La Puglia aspetta il documento che sarà varato dalla giunta.
Dalle corsie si alzano le voci. «Le prime confezioni saranno qui a ore - fa sapere Silvio Viale, medico radicale tra i primi a sperimentare la pillola al Sant’Anna di Torino - ho firmato la richiesta per 50 scatole. E’ comunque probabile che i primi farmaci saranno usati per casi di aborto spontaneo». «Se assunta nel rispetto del protocollo della 194 - interviene Giorgio Vittori, presidente della Società italiana di ginecologia - non favorisce il ricorso e non aumenta i casi di aborto». Silvio Garattini, alla guida dell’istituto farmacologico Mario negri ed ex componente dell’Aifa è convinto che non sia possibile bloccare l’ingresso della pillola: «Una volta ricevuto il via libera l’azienda ha diritto di mettere in commercio un farmaco». Una appello dai medici (in Italia 70% dei ginecologi sono obiettori, il Lazio in testa): «Basta polemiche - dice Amedeo Bianco, presidente degli Ordini - piuttosto è necessario combattere un solo grande rischio: la clandestinità delle procedure di assunzione della pillola. Dobbiamo stare molto attenti». Da Nord a Sud.