Luigi Accattoli, Corriere della Sera 01/04/2010, 1 aprile 2010
PER RECUPERARLO SERVE COLLEGARLO A UNA CAUSA
Non è vero che tutti i cristiani abbiano smesso di digiunare ma è vero che è quasi sparito il digiuno rituale – o da calendario – tra i cristiani comuni. I militanti – specie quelli appartenenti ai «movimenti ecclesiali» – digiunano ancora e anzi lo fanno più seriamente di prima, anche perché provocati dall’esempio degli ortodossi e dei musulmani. Ma anche i cristiani della domenica digiunano volentieri quando viene proposto un digiuno finalizzato: poniamo, per la pace. Fanno invece difficoltà a intendere il digiuno della Quaresima o dell’Avvento o dei venerdì, che oggi del resto è soltanto consigliato e non più comandato. La nuova possibilità del digiuno «finalizzato» – o «come evento», invece che «come rito» – era stata intuita da Papa Wojtyla che indisse quattro «giornate di preghiera e di digiuno» per la pace lungo il suo pontificato. Una volta ne parlò ai parroci di Roma, cercando di farli avvertiti che se i loro fedeli erano poco sensibili al «digiuno come precetto», potevano però «condividere» la proposta di un digiuno «per tale scopo, per aiutare tale causa». A novembre del 2006 il cardinale Sepe invitò i napoletani a digiunare «per la nostra città colpita dalla violenza». La lettera di papa Benedetto agli irlandesi li invita a «dedicare per un anno le penitenze del venerdì» a invocare la «guarigione» dal peccato della pedofilia. Mirata alla penitenza per lo scandalo dell’abuso sessuale sui minori è stata anche una «giornata di preghiera e di digiuno» negli Stati Uniti. L’attualità del digiuno «come evento» è stata sperimentata anche nei raduni giovanili: in essi da sempre c’è una giornata dedicata al sacramento della «penitenza» nella quale i ragazzi sono anche invitati a digiunare. Il futuro del digiuno è da cercare in questa direzione: chi da giovane sperimenta il «digiuno per tale scopo» è probabile che da adulto pratichi anche il digiuno rituale.
Luigi Accattoli