Antonella Olivieri, Il Sole-24 Ore 31/3/2010;, 31 marzo 2010
MEDIOBANCA VARA LA LISTA DEL LEONE
Doppio appuntamento in Piazzetta Cuccia – patto di sindacato e comitato nomine – per un accordo che nasce blindato: Renato Pagliaro presidente di Mediobanca
e Angelo Casò presidente del patto se Cesare Geronzi sarà eletto presidente di Generali . Ovviamente non dovrebbero esserci più sorprese e con l’assemblea della compagnia triestina, il 24 aprile, verrà avviato il riassetto di vertice delle due società. Deleghe e composizione dei comitati verranno poi decisi dal nuovo consiglio di Generali.
Geronzi si è impegnato però a trasferirsi a Trieste con gli stessi poteri che aveva in Mediobanca. Assumerà quindi la carica di presidente non esecutivo del Leone, come precisato nel verbale della riunione di ieri, lasciando non solo gli incarichi in Mediobanca, ma anche il consiglio della banca d’affari milanese che, con quasi il 15%, è il principale azionista del gruppo assicurativo.
Le vice-presidenze raddoppiano. L’una spetta,come ditradizione, al socio di riferimento, e in questo caso andrà all’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel: la carica nel consiglio in scadenza è tuttora ricoperta dall’ex presidente Gabriele Ga-lateri, passato al vertice di Telecom .
L’altra è stata promessa a Vincent Bolloré, capofila della cordata transalpina che detiene il 10% di Mediobanca, dopo la riduzione della rappresentanza francese nel board che, nel consiglio uscente, oltre al presidente Antoine Bernheim contava altri tre esponenti: Claude Tendil, Loïc Hennekinne e Ana Botin. Solo quest’ultima è presente nella lista che verrà sottoposta all’assemblea di fine aprile.
A livello di vertice esecutivo, saranno meglio distribuite le deleghe tra i due amministratori delegati. Giovanni Perissinotto sarà nominato group ceo (carica che dovrebbe ricomprendere le deleghe su finanza e partecipazioni), mentre tutte le attività assicurative faranno capo a Sergio Balbinot, che oggi si occupa del business internazionale.
Il consiglio Generali resta confermato in 19 componenti: 16 saranno tratti dalla lista di maggioranza e tre andranno alla lista di minoranza che avrà ottenuto più voti. Assogestioni, di cui è appena diventato presidente l’ex ministro del Tesoro Domenico Siniscalco, sta lavorando alla rosa di candidature: la lista dei fondi, oltre all’appoggio degli investitori esteri (solo Blackrock ha quasi il 3%) dovrebbe poter contare anche sul voto della Banca d’Italia che detiene il 4,5%. Non dovrebbero esserci dubbi perciò sulla lista che si aggiudicherà i tre posti che spettano alle minoranze, anche se non è escluso che possa emergere una terza lista supportata dagli investitori stabili che non hanno avuto spazio nelle altre due.
La lista Mediobanca, che si suppone di maggioranza, a parte qualche " innesto", contempla molte riconferme. Tra le new entry, oltre a Geronzi e Bolloré,c’è Francesco Saverio Vinci (uno dei vice-direttori generali di Mediobanca) e Angelo Miglietta ( segretario generale della Fondazione Crt in quota Ferak, scatola partecipata da una cordata veneta). Per il resto, oltre a Nagel, Perissinotto, Balbinot e Botin, sono presenti nel board in scadenza anche Francesco Gaetano Caltagirone, Diego Della Valle, Leonardo Del Vecchio, Petr Kellner, Alessandro Pedersoli (professionista vicino a Intesa Sanpaolo), Lorenzo Pellicioli, Reinfried Pohl e Paolo Scaroni.
In Mediobanca il nuovo assetto è destinato a rafforzare il ruolo e l’autonomia del management. Non solo perchè alla presidenza salirà l’attuale direttore generale (nonchè ex presidente del consiglio di gestione nella breve esperienza di governance dualistica) Renato Pagliaro, che ha costruito tutta la sua carriera all’interno della banca, e perchè la presidenza del patto tornerà a un professionista, Angelo Casò, ex presidente del collegio sindacale e attuale consigliere indipendente. Ma anche perchè nel board Geronzi non sarà sostituito (così come Pietro Ferrero che ha dato le dimissioni lo scorso anno) e il numero di componenti scenderà così a 21. Analogamente, con l’uscita del banchiere romano, il comitato esecutivo dimagrirà da nove a otto membri, con la maggioranza saldamente in mano al management ( cinque componenti).