Domenico Cogliandro, Il Giornale dell’Architettura n.82, 3/2010 Silvia Mazza, Il Giornale dell’Architettura n.82, 3/2010 Redazione, Il Giornale dell’Architettura n.82, 3/2010 Roberto Alajmo, Il Giornale dell’Architettura n.82, 3/2010, 25 marzo 2010
LA BATTAGLIA PER L’ORETO, FIUME DIMENTICATO DELLA CITT
PALERMO. Il fiume Orcio rappresenta un sistema urbano di grande interesse, ma prima di tutto è un simbolo: un luogo abbandonato e ferito per cui il progetto «Io sono il fiume Oreto dell’umanità», promosso dalla Fondazione Fiumara D’Arte e attivo da 6 anni, rappresenta un impegno morale, culturale ed educativo che ha coinvolto 3 facoltà universitarie e 150 scuole, dando avvio alla partecipazione e studiando il fiume da diverse prospettive. Antonio Presti (presidente della Fondazione, nonché ideatore del museo-albergo «Atelier sul mare») è impegnato da tempo in Sicilia, con il progetto per il quartiere di Librino a Catania (che vuole abbattere il limite dello status di periferia per ridare all’area una sua centralità all’interno del sistema di polis catanese), nella zona di Tusa, in provincia di Messina (prima per il riconoscimento e ora per il restauro delle opere di Fiumara d’Arte), e a Palermo per la riqualificazione del fiume Oreto, dove sta promuovendo la realizzazione di un museo en plein air lungo il fiume, simbolo duraturo di una rinnovata coscienza collettiva. «Le manifestazioni dell’architettura, così come dell’arte», ci dice Presti, «sono correlate con lo sviluppo storico, e sono un linguaggio che ci parla del tempo in cui viviamo. Credo che l’arte, se condivisa, abbia in sé qualcosa di maieutico: riuscire a mettere le persone a proprio agio con l’estetica spesso permette di tirarne/udrai meglio. Le città, e le persone che le abitano, hanno bisogno di bellezza».
Tuttavia, è sufficiente proporre un itinerario d’arte per evidenziare la rinascita di un luogo? «La domanda che dobbiamo porci oggi è: che cosa possono fare l’arte e l’architettura, che cosa possiamo fare come uomini di cultura e come cittadini per dare valore alla nostra contemporaneità? Lo spazio che ci circonda e i segni che lasciamo non possono rappresentare rapporti astratti tra volumi, ma l’espressione di responsabilità civile e di identità culturale, nella speranza che tale affermazione di bellezza e di cittadinanza germogli nelle coscienze dei ragazzi e si accresca negli adulti che diventeranno». Il concetto di arte propugnato da Presti è molto differente da quello a cui siamo per lo più abituati: è politica, ed è condivisione, perché vuole sviluppare una nuova coscienza collettiva di rispetto per l’ambiente circostante, sia fisico che umano, e ridare centralità a luoghi «periferici» attraverso l’arte.
In che misura le istituzioni pubbliche, in questi anni di lavoro, hanno sostenuto e pròmosso (o, al contrario, ostacolato) l’istituzione del Parco dell’Oreto? «A parole», risponde Giuseppe Scuderi, architetto esponente di Legambiente e consulente di Fiumara d’Arte, «tutte hanno appoggiato (non promosso) le manifestazioni ideate da Fiumara d’Arte (mostre, incontri nei luoghi del parco, happening con figure prestigiose come Danielle Mitterrand). Nei fatti, a parte convocare tavoli tecnici e istituire coordinamenti finalizzati a produrre elaborati di perimetrazione, progettuali o d’uso, nessuna istituzione è andata oltre gli studi e le ricerche».
Ma è un processo possibile? «La legislazione vigente prevede che, attraverso la proposizione di un disegno di legge d’iniziativa popolare (iter incredibilmente farraginoso, ci vogliono 10.000 firme autenticate e circa 18 mesi di tempo) o tramite determinazioni d’aula si possa chiedere l’istituzione non tanto del Parco, quanto del comitato che può proporre l’istituzione del Parco. La proposta esitata verrà inoltrata agli assessorati competenti per le valutazioni tecniche, e quindi restituita all’aula per le determinazioni legislative. Non è un caso che
Presti e i suoi studenti stiano per affermare l’impegno per il fiume con un nuovo importante gesto politico: la consegna all’Assemblea regionale siciliana di 100.000 firme raccolte per chiedere a gran voce l’istituzione del Parco dell’Oreto».
Dunque la fondazione Fiumara d’Arte si propone d’incidere sulle decisioni che saranno prese dagli enti preposti? «Sicuramente», riprende Presti, «con l’ostinato e coerente tema della legalità, prima ancora che della "devozione alla bellezza", tema quest’ultimo che caratterizza da sempre Fiumara d’Arte – che il 21 marzo si arricchirà dell’opera Piramide/ 38°Parallelo di Mauro Staccioli. Se infatti la bellezza può essere opinabile, non lo è sicuramente la legalità, non nel restrittivo termine di rispetto delle leggi. Il diritto alla vita in tutte le sue accezioni, il diritto al territorio, fruibile per tutti e non barricato dalle frammentazioni (urbanistiche, proprietarie, commerciati, ecc), il diritto alla crescita sociale, culturale, ma anche emozionale e comportamentale: sono tutti tasselli del mosaico delle attività che dovranno essere l’ossigeno da respirare per il nuovo organismo dell’Oreto. E per far questo non si può che continuare a incontrare le scuole e gli studenti, augurandoci che il tema del territorio diventi una materia da studiare nelle scuole d’ogni ordine egrado. La misura dell’incisione, poi, più che dalla mano del chirurgo, qui dipende dalla resistenza del derma del paziente: speriamo non sia più duro della lama del bisturi». |
Domenico Cogliandro
Accordi sino-siculi
Con il protocollo d’intesa firmato il 17 gennaio a Pechino con Hna, quotata holding cinese, la Regione Siciliana getta le basi di un’operazione economica, con ricadute nel settore dei beni culturali e delturismo, che metterebbe in ballo oltre 2 miliardi di euro d’investimenti. A guidare la delegazione isolana, alla quale hanno preso parte esponenti di Sviluppo Italia Sicilia, dell’Università Kore di Enna e dell’Istituto per il commercio con l’estero, il neo assessore ai Beni culturali e all’Identità siciliana del Lombardo-ter, Gaetano Armao, al quale il Governatore dell’Mpa ha dato pieni poteri. Nel documento è infatti indicato come il «contatto italiano» per la parte che riguarda il porto commerciale di Augusta, dove II gruppo Hna, nell’ottica di un futuro polo logistico, dovrebbe realizzare l’area stoccaggio merci. GIi altri punti fissati nell’intesa riguardano un aeroporto intercontinentale nella piana di Gerbini, vicino a Enna, che dovrebbe essere gestito dalla Sac, la società che opera già allo scalo catenese di Fontana rossa; una joint venture per la realizzazione di un cantiere per nautica da diporto nell’isola di Hainan, di fronte al Vietnam (i messinesi dell’Aicon, specializzati nella realizzazione di yacht di lusso, da indiscrezioni sarebbero II gruppo gradito a Lombardo); e ancora, investimenti da parto del cinesi in Sicilia In alberghi e strutture turistiche, da rilevare o costruire ex novo. Mentre per quanto attiene al campo dei beni culturali, il governo regionale fornirà alla multinazionale cinese II supporto necessario per la vantazione d’iniziative da intraprendere nel settore in coincidenza con l’Expo di Shangai, come la gestione dei siti archeologici. «Faremo di tutto», ha dichiarato il Presidente Lombardo, «per agevolare la realizzazione di questi progetti con celerità». • Silvia Mazza
Roma e le sue architetture in tv
Il 10 mano è iniziata la quinta serie di «Vivere l’architettura», programma prodotto dalla Fjfm sri e trasmesso dall’emittente Roma Uno.
Quest’anno dodici nuove puntate affronteranno il tema «Roma e il futuro». La trasmissione, Ideata da Andrea Giunti con Alessandra Colonna e Valentina Piscitelli, con la consulenza di redazione di Marina Natoli e la regia di Bruno Maurizi, propone una formula basata sul talk show abbinato a un filmato girato in estemo dedicato all’argomento della puntata. Il programma va in onda tutti i mercoledì alle ore 23, In replica II sabato alle 12,30 e la domenica alte 13 (satellite SKY eh. 860 fr. 554 del digitale terrestre, in streaming su www.romauno.tv).
Paesaggio Reggiano Dop
Inizia con una tre giorni (dal 26 al 28 marzo) la terza edizione della Biennale del Paesaggio di Reggio Emilia, manifestazione multidisciplinare nata con l’obietdvo di diffondere i principi suggeriti dalla Covenzione europea del paesaggio. Cario Petrini, Ermanno Olmi, Maro Auge, Luciano Ugabue, Angelo Davoll, Gianni Celati, Ermanno Cavazzoni: sono solo alcuni dei motti ospiti che, fino a novembre, si alterneranno nei diversi palcoscenici dell’intera provincia reggiana per divulgare una percezione diffusa del «paesaggio» come valore e per dialogare con il pubblico, in un confronto sui temi della valorizzazione e della tutela del territorio che coinvolge soggetti come il Fondo per l’Ambiente Italiano e Italia Nostra (www.biennaledelpaesagglo.it).
Tra paesaggio e infrastrutture
Dal 21 al 25 aprile si tiene a Milano un nuovo workshop che fa parte del programma di master in Architettura del Paesaggio e di Formazione permanente, organizzato da Upc Barcellona e ACMA Milano. Il corso intensivo di perfezionamento e aggiornamento, rivolto a laureati e addetti al lavori in ambiti legati alla gestione del territorio,ha come titolo «Latitude nord. Paesaggio e infrastrutture, la nuova generazione», è coordinato da Gilles Vexiard e Laurence Vacherot e contempla lezioni, fasi di conoscenza del luogo, progettazione, dibattiti. Al centro dell’iniziativa, il rapporto tra le grandi tecnologie della costruzione e la percezione del paesaggio: che cosa impedisce di considerare dighe, ponti, tralicci, viadotti, svincoli autostradali quali monumenti, al pari delle grandi opere del passato come gli acquedotti romani? Motte esperienze europee hanno dimostrato come sia superabile II conflitto tra infrastnittura e paesaggio, elevando entrambi a un livello di consapevolezza in grado d’integrarne le qualità (www.acmaweb.com).
In difesa dell’Agro romano
Con II decreto del direttore per I Beni culturali e paesaggistici per il Lazio, del 25 gennaio, è stato dichiarato il notevole interesse pubblico del paesaggio che caratterizza ampi compendi dell’Agro romano meridionale all’interno del Comune di Roma, tra le vie Laurentina e Ardeatina, tra la Cecchignola e la provinciale Albano-Torvalanica, fino alla fascia pedemontana del Vulcano laziale, con le sue estese colture a vigneto. Nonostante vasti fenomeni di urbanizzazione, spesso abusiva, è un territorio che conserva un’atta qualità paesaggistica, riconducibile ai tratti tipici della campagna romana, del suo paesaggio agrario e del suo sistema insediativo storico (www.benicutturali.it)
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Un tema discusso da almeno 50 anni
Da tanto si paria a proposito del piano per la bonifica e l’Istituzione del Parco fluviale dell’Oreto. La riserva è prevista anche nel nuovo Piano regolatore di Palermo, con uno studio di fattibilità dichiarato compatibile con il quadro programmatico di sviluppo della regione sicilia. Tuttavia, il fiume e i suoi dintorni non sono ancora sufficientemente tutelati e valorizzati. Al di là di norme che sanzionino gli scarichi che si riversano nel fiume, il controllo sull’abusivismo e la bonifica ambientale, l’Oreto chiede di diventare un grande progetto di civiltà e di qualità.
Risorsa liquida per il futuro di Palermo
L’Oreto è un fiume dalle molteplici identità: urbano, costeggiato da ex fabbriche e orti nel primo tratto dalla foce; Incisione profonda mi paesaggio della periferia di Palermo; rigogliosa linea d’acqua alimentatrice mite natura, con una grande valenza simbolica, tra Altofonte e Monreale; generoso sistema di sorgenti e di affluenti nell’alta valle valle. L’Istituzione del Parco è innanzitutto un’operazione culturale, che Innova i rapporti tra il fiume, la valle, gli usi agricoli e gli insediamenti che vi gravitano, che m lambiscono i margini o che ne erodono le risone. Il futuro Parco, per estensione, qualità del patrimonio ambientale e per le opportunità di rigenerazione che prospetta, si qualifica come il principale sistema di fruizione del patrimonio culturale e ambientale del territorio metropolitano. Esso diventa una «dorsale verde» che può connettere le altre aree ecologiche costituendo un grande parco diffuso: vero e proprio connettore ambientale del sistema metropolitano.
Maurizio Carta, assessore al Piano strategico, al Centro storico e alla Riqualificazione urbana della costa di Palermo.
Lo specchio di una città
Capita, è capitato a tutti, anche nella conversazione più banale. Si parla del Tevere a Roma, dell’Arno a Firenze, della Senna a Parigi, del Tamigi a Londra. Magari qualcuno sa che vieni da Palermo e domanda: c’è un fiume a Palermo? Dopodiché tu esiti un po’. C’era iI kemonia, c’era il Pipireto; ma sono stati inghiottiti dalla storia e dal ventre della città. E poi certo ci sarebbe l’Oreto.
Dell’Oreto ti vergogni un pochino. Sulle prime non vorresti nemmeno parlarne. Poi lo citi mettendolo fra robuste parentesi di ironia. E in effetti a vederne la foce L’Oreto oggi è un rigagnolo fetente stretto tra argini di cemento. E ti chiedi perché. Perché le vergogne di questa terra non possono trasformarsi nel corrispettivo orgoglio? La mafia ha avuto il suo corrispettivo nell’antimafia, che è un orgoglio di appartenenza. E L’Oreto? L’Oreto magari.
Roberto Alajmo, scrittore e giornalista