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 2010  marzo 21 Domenica calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

18 marzo 1876
La rivoluzione parlamentare
La Destra storica che fu di Cavour perde il potere. Il suo ultimo governo, presieduto da Minghetti, cade alla Camera (242 voti a 181) su un ordine del giorno che oggi apparterebbe a un programma di sinistra: la statalizzazione delle ferrovie. La Destra se ne va per esaurimento della sua missione: unificare il Paese (con le armi e con le leggi) e mettere a posto i conti dello Stato. Proprio due giorni prima della fine, Minghetti ha potuto annunciare il sospirato pareggio di bilancio. Impresa mastodontica, realizzata pur fra tanti errori da una classe dirigente che ha tassato sanguinosamente la popolazione, ma solo dopo essersi ridotta al minimo lo stipendio. Una pratica di cui si perderà memoria. Certo, come in tutte le consorterie che rimangono per troppo tempo al potere, la corruzione si è annidata anche lì: in una seduta memorabile l’ex magistrato Tajani ha mostrato ai deputati le prove della connivenza del questore di Palermo con la mafia. Ad accelerare la chiusura del ciclo contribuisce poi la crisi del libero scambio. Le ultime scoperte scientifiche hanno abbattuto i costi dei trasporti internazionali e rovesciato sull’Europa le derrate americane a basso prezzo, dirottando i rari capitali dall’agricoltura (non più conveniente) all’industria. E un’industria che nasce ha bisogno dei dazi per crescere e rafforzarsi. Ha bisogno, cioè, di una politica protezionista che la Destra non ha i titoli per svolgere.
Il capo dell’opposizione Depretis riceve dal Re l’incarico di formare il nuovo gabinetto. Ma la rivoluzione parlamentare, come subito la battezzano i giornali, sarà ben poco rivoluzionaria. Al governo arrivano i notabili della Sinistra garibaldina, legati anch’essi alla borghesia conservatrice e alle clientele meridionali. Il loro programma è imperniato sulla moralità (!), l’istruzione elementare obbligatoria, l’abolizione della tassa sul macinato, il diritto di voto esteso a tutti i maschi in grado di leggere e scrivere. Lo realizzeranno solo in minima parte, pur comandando per un ventennio, che in Italia non si nega a nessuno. Rispetto ai fratelli siamesi della Destra, si caratterizzeranno per una minore efficienza amministrativa, una politica estera avventurosa e una certa propensione al populismo, che esporrà il loro esponente più ambizioso, Crispi, a tentazioni autoritarie. Quanto alla moralità, ecco cosa scriverà vent’anni più tardi Gaetano Salvemini: «Andati al potere, i sinistri mangiarono più che poterono. I destri avevano mangiato anch’essi, e appaiono onesti perché non dovettero sbalzare nessuno dal posto occupato; ma i sinistri - va loro resa questa lode - mangiarono molto di più».