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 2010  marzo 18 Giovedì calendario

E ORA L’EX DIRETTORE POTREBBE TORNARE

Paolo Ruffini, direttore di Raitre «ex» dal 25 novembre 2009, non parla: «Nulla da aggiungere a quanto ho già detto nei mesi scorsi. Adesso ho deciso di tutelarmi sul piano legale e ritengo che ogni mia dichiarazione dovrà essere resa a tempo debito nelle sedi competenti». Lì c’è la notizia. Ruffini ha incaricato l’avvocato Domenico D’Amati (lo stesso di Michele Santoro) di tutelarlo «a tutto campo», come spiega lo stesso legale senza dire di più. E che il prossimo passaggio sarà il ricorso (forse con formula urgente) al giudice del lavoro.
La frase che avrebbe pronunciato Mauro Masi («Stiamo aggiustando la Rai, stiamo facendo di tutto, abbiamo mandato via pure Ruffini...») potrebbe portare a una sentenza clamorosa. Solo per fare un esempio possibile tra i tanti, in base allo Statuto dei lavoratori (basta consultare l’articolo 15, sono nulli gli atti discriminatori come i trasferimenti decisi per motivi sindacali o politici) Ruffini potrebbe essere reintegrato al suo posto con una sentenza. Ma c’è un’ampia giurisprudenza sulla materia. Attenzione: non un reintegro a «incarico equivalente», come spesso accade. Ma proprio alla guida di Raitre, annullando la delibera del Cda Rai del 25 novembre 2009. C’è un unico precedente nella storia Rai. Quando Marcello Del Bosco nell’aprile 1995 (presidenza Letizia Moratti) tornò per via legale alla direzione di Televideo togliendola a Roberto Morrione che era stato nominato al suo posto nell’ottobre 1994.
Per ora siamo alle congetture. Di certo c’è la diffida inviata una quindicina di giorni fa da D’Amati a Masi in cui si chiedeva formalmente l’annullamento della delibera con la richiesta di una risposta entro otto giorni. Mai arrivata. A questo punto, via alla causa. Negli ultimi cinque consigli di amministrazione il presidente Paolo Garimberti aveva sempre posto all’ordine del giorno il nodo della nuova direzione affidata a Ruffini, cioè il coordinamento dei nuovi canali digitali. Una scatola vuota, aveva sempre protestato Ruffini. «Il progetto più importante degli ultimi anni», assicurava invece Masi. Garimberti chiedeva chiarezza sui contenuti. Ma Masi non ha mai risposto. Il 26 febbraio Ruffini aveva dato notizia dell’azione legale (la lettera a Masi) commentando: «Una cosa che mi amareggia e mai avrei voluto fare. Ma non ho altra strada».
A Raitre c’è gran fermento. Dice Milena Gabanelli, conduttrice di Report, sulla frase attribuita a Masi su Ruffini: «Non mi sorprende, normalmente non si manda a casa un dirigente che ha lavorato bene». Inevitabilmente molto amareggiato Antonio Di Bella, oggi direttore di Raitre ed ex del Tg3: «Io non ho mai fatto alcuna trattativa per cambiare la linea di Raitre, come si vede bene dai primi passi della mia direzione e da ciò che farò anche futuro. Con Paolo Ruffini, un grande professionista e un mio amico, di cui ho apprezzato doti professionali e umane, abbiamo lavorato insieme per anni con lealtà e credo con reciproca soddisfazione. La condizione esplicita che ho posto prima di accettare era di proseguire nella sua linea. Lo sto facendo e lo farò». E nei corridoi di Raitre si sottolinea che proprio domenica andrà in onda una puntata molto scottante di Report interamente dedicata ai doppi incarichi. Non è difficile immaginare che l’elenco dei politici sarà lunghissimo.
Ma su Raitre spira comunque una brutta aria. Ieri Di Bella, in una dichiarazione, ha definito « un grave danno per l’azienda, nonostante la professionalità dei colleghi della Tps» il 2,48% di share raggiunto martedì dalle tribune politiche contro il 15,5% di Ballarò. Il consigliere Angelo Maria Petroni ha annunciato che chiederà al prossimo Cda Rai di punire Di Bella «per violazione del codice etico» poiché quella dichiarazione dimostra «disprezzo verso il vertice aziendale».
Paolo Conti