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 2010  febbraio 22 Lunedì calendario

UN VENETO TRA LE ROVINE

«Non osavo quasi confessare a me stesso la mia meta, e solo quando passai sotto Porta del Popolo seppi per certo che Roma era mia», così Goethe racconta nel «Viaggio in Italia» il suo arrivo nella capitale pontificia. Ma com’ era Roma a quel tempo? A rievocarla c’ è ora una rassegna allestita presso la Casa di Goethe (via del Corso 18, tel.06.32650412), aperta fino al 18 aprile. Si intitola «Piranesi, il Rembrandt delle rovine» e invita il visitatore a intraprendere un viaggio nella città che non c’ è più, anche se molto è riconoscibile ancora oggi. In mostra, una parte centrale della collezione conservata presso quello che è conosciuto come l’ unico museo tedesco all’ estero: 35 acqueforti scelte dalle «Vedute di Roma», l’ opera monumentale di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778). L’ artista veneto aveva inciso le sue tavole tra il 1747 e il 1778, pochi decenni prima della venuta di Goethe. E forse il poeta doveva averle già viste, se scrive: «Eccomi ora a Roma, tranquillo, e, a quanto sembra, acquietato per tutta la vita. Tutti i sogni della mia giovinezza ora li vedo vivi; le prime incisioni di cui mi ricordo (mio padre aveva collocato in un’ anticamera le vedute di Roma), ora le vedo nella realtà e tutto ciò che da tempo conoscevo, di quadri e disegni, di rami o di incisioni in legno, di gessi o di sugheri, tutto ora mi sta raccolto innanzi agli occhi, e dovunque io vada, trovo un’ antica conoscenza in un mondo forestiero. Tutto è come lo immaginavo e tutto è nuovo. Non c’ è che una Roma al mondo ed io mi trovo qui come un pesce nell’ acqua e vi nuoto e galleggio come la bollicina galleggia sopra il mercurio, mentre affonderebbe in qualsiasi altro fluido». Goethe poteva dunque vedere dal vivo i monumenti della Città Eterna che Piranesi aveva raffigurato con il suo stile audace e inconfondibile in 135 fogli. Fedelmente, ma con tratto drammatico, il «Rembrandt delle rovine», come lo definisce Giovanni Ludovico Bianconi nella biografia che nel 1778 dedica al maestro veneto, aveva ritratto gli archi trionfali e Castel Sant’ Angelo, piazza del Popolo e il Colosseo, piazza San Pietro e piazza Navona, Palazzo Montecitorio e la scalinata di piazza di Spagna appena costruita. Lo aveva fatto disegnando tagli diagonali e ombre pronunciate, cieli mossi e tonalità raffinate. Era diventato famoso in tutta Europa nel 1756, dopo la pubblicazione dei quattro volumi di «Antichità romane». Come Goethe fu un genio universale: lavorò infatti come scenografo e architetto, scrittore e illustratore, stampatore e collezionista, editore e archeologo. Come Goethe intraprese un viaggio nel Sud, documentato in mostra da alcune opere che raffigurano Paestum e Tivoli. Un altro capitolo della rassegna è dedicato al confronto di Piranesi con l’ antichità e le idee di Johann Joachim Winckelmann, attraverso preziosi volumi conservati nella biblioteca del museo. Infine, in occasione della mostra, viene presentato l’ unico disegno attribuito a Goethe presente in Italia, che raffigura un paesaggio italiano con monastero eseguito nel giugno del 1787. Lauretta Colonnelli RIPRODUZIONE RISERVATA

Colonnelli Lauretta