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 2009  marzo 17 Martedì calendario

Questa donna non esiste «Quella là? una meravigliosa invenzione: è una delle tante esagerazioni della mia vita, ciò che avrei dovuto essere, non ciò che sono»

Questa donna non esiste «Quella là? una meravigliosa invenzione: è una delle tante esagerazioni della mia vita, ciò che avrei dovuto essere, non ciò che sono». A parlare è Mauro Coruzzi, in arte Platinette, e la persona a cui si riferisce è proprio il suo riuscitissimo alter ego da palcoscenico (radiofonico, televisivo e teatrale), che spesso lui chiama, appunto, ”quella là”. Parlando di sé un po’ al femminile, un po’ al maschile. Vuol dire che nei suoi sogni notturni lei è sempre e solo Mauro? «Non mi sono mai sognata come Platinette: lei non ha molto a che fare con me, se non per l’aspetto. Lei ha coraggio da vendere, io arrossisco e mi imbarazzo spesso». In queste foto la vediamo posare mezza nuda, divertitamente provocante e dissoluta. Anche nella sua privacy è così ”panterona”? «Tutt’altro. Mi vergogno terribilmente del mio corpo, non amo spogliarmi e, quando lo faccio, dev’esserci un buio quasi totale. L’unica parte del mio corpo che tollero è il cervello».  innamorato? «No. L’ultima storia importante è stata con un medico, che mi ha mollato perché l’avevo reso riconoscibile nel mio libro (Tutto di me, ndr). Dopo di lui ho avuto una storia con un elettricista di Monza, un cretino qualsiasi, però molto bello e a cui, soprattutto piaceva baciare». Di solito non piace? «I baci tra uomini sono cosa molto rara, è molto più facile che un uomo ti porti a letto». Con l’elettricista perché è finita? «Un giorno mi ha presentato il conto: dietro il suo interesse c’era in realtà un bisogno di soldi. Mi ha letteralmente rapinato. Ma ormai, da quando sono riconoscibile, anche nei miei abiti normali, il dubbio è perenne: non so mai se l’interesse è per me o per quello che posso apportare». Sesso a pagamento? «Non lo cerco più, ma può succedere. Ci sono cene dove sai che puoi trovare ragazzi che non fanno marchette di mestiere, ma che sono disposti a farle. Se la seconda volta che li porti a cena gli regali un orologio alla moda, dicendo ”tanto non lo metto”, stai certo che funziona: tutti si fanno comprare». Come vive l’atto sessuale? «Dev’essere il più veloce possibile, senza troppe parole o lamenti. Le chiacchiere del dopo, poi, mi mandano in ebollizione il cervello. Ho l’idea di fondo che gli uomini servano solo a quello, finito il loro compito devono sparire. Se c’è una pratica che adoro è punire gli uomini belli facendoli sentire delle merde». Se detesta gli uomini perché è omosessuale? «Forse perché mia madre era una donna insuperabile… O forse è una forma di ribellione all’idea di diventare una persona ordinaria: non volevo una famiglia come la mia, né le preoccupazioni di un genitore, un cane, una station wagon, una vacanza alla pensione Marisa di Santa Marinella. L’omosessualità è una forma di deresponsabilizzazione». Non ha paura di stare solo? «Se inizi da bambino a reggere lunghissime giornate di solitudine, poi sai accertarla anche da adulto. Non che ti piaccia, però… Poi diventa una forma di presunzione e un’autodifesa verso il dolore dell’abbandono: la prima volta avevo 18 anni e ho preso 50 chili, l’ultima è stata con il medico. L’idea che si ripeta è insostenibile». Le donne la corteggiano? «Paradossalmente mi sento più oggetto sessuale oggi che a 18 anni, quando ero magro. La cosa mi gratifica, ma non riesco a fare l’approccio fisico. Alcune mi fanno pure venire l’ansia da prestazione. Barbara Alberti per prima. Ma anche Barbara D’Urso e Afef: m’imbarazzano».  felice? «Vivo uno stato di perenne infelicità, ma quel tanto sopportabile che rende più propenso a godere della felicità quando arriva. Chi è sempre garrulo senza motivo è un idiota». Che cosa sogna? «Il ritorno all’anonimato: quel consenso che ho tanto desiderato ora mi pesa. Potrei continuare a lavorare, ma anche a infognarmi di tortelli e salame felino con gli amici al ristorante senza avere gli occhi puntati addosso». Che cos’ha pensato della dichiarazione di Morgan sulla cocaina come antidepressivo? «Che stia vivendo un momento privo d’ispirazione e che la droga non gliela regalerà. Ma le droghe sono una costante nel mondo dello spettacolo. Io, dopo la perdizione dei 18 anni, uso solo quelle leggere: una canna come tranquillante è meglio di un ansiolitico». Le piace Aldo Busi all’Isola dei famosi? «No: ho avuto da lui l’eccellenza come scrittore, sentirlo fare battute da vacca di periferia piegato alla Ventura, mi sembra un’ingiustizia secolare». Che progetti ha ora? «Sto scrivendo un musical su Mia Martini. Ma il più ambizioso resta dimagrire. Di certo ho abbandonato l’idea del by-pass intestinale: quando mi hanno detto che sarei andato in bagno 10 volte al giorno per tutta la vita ho pensato: ”Ma se sto in scena con uno spettacolo e sull’acuto mi viene da cagare?».