Andrea Bevilacqua, ItaliaOggi 13/2/2010, 13 febbraio 2010
PRETI PEDOFILI, GI WOJTYLA USAVA GLI PSICOLOGI IN CHIESA
Per ovviare all’incresciosa situazione di sacerdoti che in varie parti del mondo si macchiavano del delitto degli abusi su minori l’allora cardinale di Cracovia Karol Wojtyla aveva già adottato a suo tempo misure importanti: aveva aperto le porte del suo seminario agli psicologi perché valutassero i candidati al sacerdozio ritenuti a rischio.Questa è una delle rivelazioni importanti che fa la psichiatra di fama internazionale Wanda Poltawska nel libro «Karol e Wanda» del vaticanista Giacomo Galeazzi e Francesco Grignetti. Giovanni Paolo II, infatti, non è mai stato di per sé contrario agli psicologi. Quando era arcivescovo di Cracovia, in alcuni casi particolari, faceva visitare i seminaristi dalla stessa Poltawska. Si legge nel libro che «l’arcivescovo Wojtyla è probabilmente il primo al mondo a utilizzare gli strumenti della psicoanalisi per vagliare i seminaristi, grazie al rapporto di fiducia che ha con Wanda. E lei, con occhio clinico e mano ferma, sa individuare chi merita un’osservazione supplementare. Wojtyla ne è talmente soddisfatto che a un certo punto in Vaticano, sotto il suo pontificato, si discuterà se non sia il caso di prevedere un test psicoattitudinale in tutti i seminari del mondo sulla falsariga di quanto accadeva a Cracovia». I cardinali ne discussero a porte chiuse già nel febbraio del 2002 alla riunione della plenaria della Congregazione per l’educazione cattolica e il dibattito fu piuttosto animato perché in quell’occasione i capi dicastero si divisero. Favorevoli ad affidare ai test attitudinali la verifica delle vocazioni dei futuri sacerdoti era il polacco Zenon Grocholewski, ministro vaticano dell’Istruzione. Ma restava cauto l’ex Sant’Uffizio guidato allora da Joseph Ratzinger e dal suo braccio destro Tarcisio Bertone.
Oggi nel pontificato di Benedetto XVI la Santa Sede benedice la presenza degli psicologi nei seminari e l’uso dei test sui candidati al sacerdozio. Ma nello stesso tempo riafferma che la decisione sui futuri sacerdoti spetta comunque al vescovo il quale non può delegare una tale responsabilità a nessuno, neppure ai professionisti di sua fiducia. Senz’altro quando il Papa parla delle misure da prendere perché gli scandali della pedofilia nel clero non abbiano più a ripetersi pensa anche a questo: a delle barriere perché coloro che hanno certe tendenze non arrivino al sacerdozio. Wanda Poltwska, addirittura, arriva a dire di più. Ovvero a rimpiangere quando «non senza motivo» la chiesa pretendeva la verginità dai futuri preti perché, diceva, «il corpo conserva il ricordo del passato e, anche se il peccato è stato assolto, i suoi effetti perdurano». E così, osserva, il celibato diventa impresa più ardua per i sacerdoti che in passato si sono masturbati o hanno avuto una vita sessuale.