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 2010  marzo 11 Giovedì calendario

IL COLPO DI MANO DI LAPO ENTRA NELLA STORIA DEL BASKET

Lo hanno già paragonato a Maradona. « Ora anche i Los Angeles Lakers hanno la loro mano de Dios», ha scritto J.A. Adande, commentatore sportivo di Espn.com. Ma il calcio non c’entra. Né lui è un campione dello sport.
Eppure, per la vittoria risicata (109-107) sui Toronto Raptors di martedì sera nella città degli angeli, la celebre squadra di basket californiana non deve ringraziare soltanto il solito Kobe Bryant, autore di un decisivo canestro da tre punti a 1.9 secondi dalla fine, ma anche la manina, anzi le manine di «un uomo di nome Lapo Elkann». Proprio lui, il più scapigliato dei rampolli di Casa Agnelli, protagonista volontario seppur inconsapevole di quello che è stato definito «l’episodio difensivo più importante del match».

Correva l’ultimo minuto del quarto tempo. Con i Lakers avanti di quattro punti, ma costretti nella loro metà dagli arrembanti Raptors, un passaggio fuori misura di quest’ultimi indirizzava la palla fuori campo, inseguita dal playmaker spagnolo José Calderon, convinto di poterla salvare e continuare l’azione d’attacco.


Quando con un guizzo, il biondo Lapo, seduto in prima fila nel posto di solito occupato dal cugino, saltava sulla sedia, allungava le due mani e deviava la sfera verso la tribuna, lasciando il povero Calderon con un palmo di naso. La rimessa restituiva il possesso ai Lakers, che poi grazie a Kobe vincevano una delle peggiori partite della stagione.

Elkann ha teso la mano in segno di scuse a Calderon, che non sembrava però troppo convinto. Anche perché al danno si è aggiunta la beffa, visto che il gigantesco Ron Artest, ala dei Lakers, si è avvicinato a Lapo e dandogli un buffetto in testa gli ha detto: «Good D.», buona difesa.

Il ragazzo è apparso sinceramente mortificato. Soprattutto per aver danneggiato la squadra di Toronto, lui così sensibile al fattore patriottico: nei Raptors giocano infatti Andrea Bargnani e Marco Belinelli. «Con due italiani in squadra, volevo che vincessero. Ho visto la palla arrivare e l’ho spinta. Non sono un esperto di basketball, so molto più di calcio», ha detto Elkann, arrotolandosi la camicia sull’avambraccio per mostrare il tatuaggio con il logo della Juventus. «Ma se è un esperto di calcio – gli ha fatto osservare Adande’ dovrebbe sapere che non deve usare le mani». «In effetti non si può – ha replicato Elkann ”, l’unico al quale fu permesso di farlo fu Maradona in Coppa del mondo».

Consiglio a Lapo: la prossima volta prenda esempio da Jack Nicholson, che quando siede in prima fila per godersi i suoi Lakers sta tutta la partita con le braccia conserte. Quasi implorasse che gli arrivi una pallonata in faccia.