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 2010  marzo 10 Mercoledì calendario

BIOCARBURANTI PER LE LUCI IKEA

Fra poco, i grandi magazzini Ikea andranno a olio. Ma anche la Cerruti 1881, uno stabilimento del gruppo Zegna e un’altro della Filatura di Pollone si preparano a farsi l’energia in casa, con impianti di cogenerazione alimentati a olio di jatropha curcas, una pianta che cresce nelle aree tropicali e che produce semi dai quali si ricava un eccellente olio combustibile. «A Parma e a Firenze, abbiamo già installato i nostri impianti sul tetto di due negozi Ikea – spiega Luciano Orlandi, proprietario della Nuove Iniziative Industriali (Nii) di Galliate, in provincia di Novara – e stiamo procedendo con gli altri».
Ma il bello è che l’azienda di Orlandi non fornisce soltanto l’impianto di cogenerazione e il servizio di gestione tramite una decina di società controllate, le cosiddette energy selling company.
La Nii fornirà anche il combustibile, la materia prima. «In quattro diversi paesi africani – racconta il 64enne Orlandi con giovanile entusiasmo – abbiamo quasi 900mila ettari in concessione, che stiamo piantando a jatropha», una pianta che cresce solo nelle zone tropicali, anche in condizioni di semiaridità. Nel giro di tre o quattro anni, via via che le piantagioni daranno frutti, l’azienda piemontese conta di produrre le prime centinaia di tonnellate di olio di jatropha. «Abbiamo avuto la buona idea di controllare tutta la filiera del nostro prodotto », rimarca Orlandi.
Di fatto, questa è una storia di rinascita industriale. Per anni, l’imprenditore Luciano Orlandi si è occupato di cogenerazione. Fin quando, nel 2000, non ha venduto alla Asea Brown Boveri la Telecogen, la sua azienda. «Dopodiché – racconta lui stesso – avrei potuto restare con le mani in mano. Ma non faceva per me». Così, dopo aver costituito la Nii, ha proseguito nel business dell’energia: ha rilevato e ammodernato una centrale idroelettrica in provincia di Novara, ha creato una centrale eolica in Calabria e si è rimesso a lavorare nella cogenerazione, la sua specialità. «La novità – spiega – è che ho deciso di cambiare combustibile ». Come si conviene ai tempi: biofuel al posto dei combustibili fossili. Ma questa è una doppia storia di rinascita industriale.
Anche Adriano Ghirardello faceva l’imprenditore.L’imprenditore tessile, per l’esattezza. «Davanti alla concorrenza cinese – racconta – qualche anno fa mi sono visto costretto a chiudere i battenti e, con mia moglie, mi sono trasferito in Kenya». Peccato che, anche lui, non avesse nessuna voglia di restare con le mani in mano. Così, dopo qualche iniziativa umanitaria in favore delle popolazioni locali, si è imbattuto nella jatropha e nel suo olio combustibile che – non essendo edibile ”non fa concorrenza alle coltivazioni per fini alimentari.
«Dopo una lunga trattativa con il governo kenyota e dopo un corposo studio di fattibilità e di impatto ambientale – spiega Ghirardello – abbiamo avuto in concessione 50mila ettari da coltivare, che porteranno lavoro a 8mila persone che non ce l’hanno ». Così, in partenership con la Nii, è nata la Kenya Jatropha Energy che, a regime, produrrà 150mila tonnellate di biofuel all’anno: secondo gli accordi col governo, il 20% resterà in Kenya e il restante 80 sarà esportato in Italia, per illuminare, riscaldare e raffredare i giganteschi negozi di Ikea e gli stabilimenti industriali degli altri clienti della Nuove Iniziative Industriali. «In questo business – osserva – il lato che mi piace di più è la possibilità di coltivare un’area gigantesca, oggi incoltivabile, e di portare lavoro e benessere ai villaggi locali».
Ma ci sono altri risvolti positivi. «L’olio di jatropha è praticamente a impatto zero di anidride carbonica», rimarca Orlandi. Visto che l’intera Unione Europea si è ripromessa di usare un 20% di biocarburanti, entro il 2020, il risvolto sostenibile di questo promettente business è chiaro. Non a caso, usare questo biofuel dà il diritto a ricevere certificati verdi, rivendibili sul mercato. «In tema di sostenibilità – spiega – Ikea ci ha imposto una lunga serie di regole: usare un olio non edibile, portare lavoro in Africa, non sfruttare il lavoro minorile, nonché la possibilità di accertare tutto questo». Anche se il primo obiettivo resta la riduzione delle emissioni di CO2.
Ma il bello è che non si riducono solo quelle. «Ikea risparmiarà almeno il 10% sui costi energetici », assicura Orlandi.
Fra poco le prime piantagioni in Senegal (dove Nii ha 50mila ettari in concessione) cominceranno a dare i primi frutti. Poi c’è da piantare la jatropha in Etiopia e soprattutto in Guinea Conakry, dove Orlandi si è aggiudicato la bellezza di 701mila ettari.
Quanto a Ghirardello, è appena tornato in Kenya, pronto a dissodare quella terra rossa e incoltivata, per disseminarla di jatropha. « un’impresa monumentale e affascinante», assicura. Presto, accenderà le lampadine a impatto zero di un negozio Ikea vicino a voi.