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 2010  marzo 10 Mercoledì calendario

GLI IRLANDESI RIPRENDONO A EMIGRARE

La dura crisi economica ha messo in ginocchio l’Irlanda e i suoi abitanti hanno ripreso a emigrare, in cerca di un avvenire migliore per sé e la propria famiglia. Una sorta di contrordine, dopo anni di immigrazione e di ricchezza, durante i quali il paese era riuscito ad attirare sul proprio suolo le principali multinazionali del mondo: erano arrivate grazie ai forti sconti fiscali, impiegando per lo più manodopera locale. Ora, però, l’ingranaggio si è inceppato.

Nel 1996, per la prima volta nella storia irlandese, il saldo dell’immigrazione fu positivo. In molti arrivarono dall’Est Europa, soprattutto Polonia e paesi baltici. E i giovani irlandesi, approfittando della crescita economica elevata, rinunciarono ad abbandonare la patria.

L’anno scorso il numero degli emigrati è ridiventato superiore a quello dei nuovi arrivati. L’istituto governativo di ricerche economiche e sociali ha stimato che, tra aprile 2009 e aprile 2010, il numero di partenze dovrebbe oltrepassare di 40 mila unità quello degli arrivi. I polacchi tornano a casa loro e gli irlandesi tentano la sorte altrove. Seguendo, però, percorsi diversi da quelli dei loro predecessori. Pollice verso per Stati Uniti e Inghilterra, i due principali poli di attrazione di un tempo, che ora non hanno molto da offrire. Restano Canada e Australia, dove in gennaio il tasso di disoccupazione era rispettivamente dell’8,3 e del 5,3% rispetto al 12,7% dell’Irlanda.

Intanto è cambiato il profilo dell’emigrato. Una volta era il classico povero senza istruzione, che si accontentava di qualsiasi lavoro pur di tirare a campare. Adesso, invece, si tratta di lavoratori qualificati. Come Hugo, che nel 2011 partirà per l’Australia una volta terminati gli studi di esperto contabile. Sua sorella, che ha studiato business e marketing, l’ha già preceduto e lavora in una concessionaria di automobili.

Da metà degli anni 90 molti giovani decidono di partire per un anno in Canada, Australia o Nuova Zelanda. Fanno esperienza lavorativa e, nel contempo, visitano il paese. Oppure fanno volontariato. Tra metà 2008 e metà 2009 l’Australia ha accordato circa 23 mila permessi di soggiorno annuale agli irlandesi, un terzo in più rispetto a dodici mesi prima.

D’altro canto, in Irlanda i senza lavoro sono diventati 437 mila e sarebbero già 500 mila se non ci fosse la valvola di sfogo dell’emigrazione. Le motivazioni di chi lascia il paese sono legate all’incertezza dell’avvenire e alla volontà di assicurare un futuro ai propri figli. Anche oggi, come all’inizio del 900, i giovani sono costretti a solcare gli oceani e a cercare fortuna lontano dalla propria terra e dai propri affetti.