Giorgio Boatti, Tuttolibri-La Stampa 6/3/2010, pagina VI, 6 marzo 2010
LA MARCHESA COSI’ PER BENE
Chi poteva abitare nel Bel Paese se non la Bella Gente? Anzi, La Gente per bene, come proclamava il titolo del libretto pubblicato a Torino nel 1877 dalla Marchesa Colombi per i tipi del Giornale delle Donne e destinato a conoscere 27 edizioni prima del nuovo secolo. Offerto come un manuale di galateo - di quelli allora in voga che miravano a insegnare alla borghesia italiana, alta o piccola che fosse, le buone maniere, almeno quanto bastasse per avere a che fare con i ceti aristocratici che calcavano da primattori la scena pubblica - il libro non era affatto tale. Era molto di più. Rivolto, tranne uno striminzito capitolo finale, essenzialmente alle donne, era un manuale per sopravvivere nel mondo degli uomini.
Dietro il paravento delle buone maniere la Marchesa Colombi suggeriva come mettere al loro posto maschietti prepotenti e autocentrati fin da piccoli. Insegnava alle ragazze di ogni età come non essere messe all’angolo da schermaglie amorose e da trappole di ammiratori, amanti e fidanzati. Quelli che finivano col chiuderle dentro i legami soffocanti e i legacci felpati di gabbie famigliari di cui, alla fine, solo il marito-padrone pareva disporre delle chiavi. Pur non volendo scandalizzare, con pagine ironiche e disincantate sulla vita di famiglia e sulle relazioni tra uomo e donna, La Gente per bene, che non a caso aveva come iniziale sottotitolo «Leggi di convenienza sociale», insegnava l’arte di contare su se stesse. Fissava i paletti affinché ogni donna non vedesse soccombere la propria autonomia in un mondo segnato dal prevalere degli uomini.
La Marchesa Colombi, del resto, conosceva bene quello di cui stava parlando visto che, dietro questo pseudonimo, c’era Maria Antonietta Torriani (1840 - 1920), una delle prime e agguerrite giornaliste italiane. Nata a Novara, e rimasta ben presto orfana, dopo il collegio aveva riconosciuto in sé, accanto a un carattere tostissimo, la vocazione per la scrittura. Confidando solo in se stessa era sbarcata a Milano collaborando a diverse testate e legandosi ad Annamaria Mozzoni, influente paladina dell’emancipazione femminile. Diventata compagna di quell’Eugenio Torelli Viollier, che nel marzo del 1876 aveva varato a Milano il Corriere della Sera, la combattiva novarese aveva già alle spalle solide esperienze giornalistiche, a cominciare dal Giornale delle Donne. Soprattutto disponeva di talento narrativo e di un’eccezionale capacità di lavoro. Dunque dietro il successo editoriale del suo «galateo» nessuna luce riflessa, neppure quella del marito (che poi si invaghì di una sua giovanissima nipote), anche se grazia e fascino alla Torriani non dovevano mancare visto che, prima di Torelli, aveva fatto cadere ai suoi piedi l’allora famoso critico letterario Enrico Panzacchi e, appena dopo, il sempre disponibile Giosué Carducci che, a ricordo di un incontro incandescente, le dedicò una poesia, Autunno romantico.
Dopo il successo de La Gente per bene - schernito come «sciocchissimo libro» da Carlo Dossi - erano arrivati romanzi impegnati nel sociale come In risaia (1878) e Un matrimonio in famiglia (1885), un’altra resa dei conti della Torriani con le illusioni e le finzioni della vita di coppia.
I libri di irriverente riflessione civile della Torriani riescono a correggere quel consolidato ritratto di famiglia di un’Italia ai primi passi dove sembra esserci posto solo per gli uomini: dalla scombinata quadriga dei «Padri della Patria» - Cavour e Vittorio Emauele II, Garibaldi e Mazzini - ai loro sodali vicini e lontani. Vale a dire martiri impiccati, profeti imprigionati o esiliati ma anche giovani cospiratori che più avanti troveremo in divisa da generale. O seduti dietro la scrivania ministeriale a fare e disfare, «trasformismo» permettendo, governi appoggiati da parlamentari eletti, sino al 1946, solo da uomini.
E le donne? Fugaci apparizioni come Anita Garibaldi, che sgombra il campo lasciando il palcoscenico tutto per l’Eroe. O figure di «mater dolorosa» come Adelaide Cairoli, sempre pronta a donare figli a ogni nuova guerra.
Donne agli antipodi di quelle che, come Maria Antonietta Torriani, non accettano di stare in un angolo e lavorano a preparare l’irruzione, col nuovo secolo, di un mondo diverso.