Vandana Shiva, La Stampa 4/3/2010, 4 marzo 2010
GLI OGM UCCIDERANNO I PICCOLI COLTIVATORI
Caro Direttore, durante gli anni di arbitraria moratoria contro gli Ogm la Commissione europea non è riuscita - non sorprendentemente - a produrre alcuna giustificazione scientificamente accettabile del suo rifiuto. E’ incredibile che gli ululati di protesta degli ambientalisti si basino sulla presenza nella patata di un gene che conferirebbe resistenza ad un antibiotico, usato per la selezione durante la modificazione. Un argomento abbandonato anche dai più accaniti nemici degli Ogm in Paesi dove la cultura scientifica non è un optional, e che getta una luce sinistra sul curriculum scolastico degli ambientalisti nostrani.
Il timore espresso di questi sempreverdi è che il gene di resistenza, che ingoiamo con il cibo derivato dalle piante transgeniche, arrivi all’intestino, dove potrebbe essere incorporato da alcuni batteri della flora intestinale, per passare poi a batteri patogeni, che diventerebbero così a loro volta resistenti all’antibiotico e quindi pericolosi. A parte l’irrisoria probabilità che ciò avvenga (se così fosse, i nostri batteri dovrebbero essere pieni di geni di tutto ciò che mangiamo e non lo sono) l’ipotesi dimostra una clamorosa ignoranza della genetica. Nell’intestino vivono 100 mila miliardi di batteri e la frequenza di mutazione per la resistenza a un qualunque antibiotico è di 1 ogni 10 milioni. Significa che nell’intestino esistono mediamente 10 milioni di batteri già resistenti all’antibiotico in questione (e altri 10 milioni resistenti all’ampicillina, 10 milioni resistenti alla streptomicina e così via per tutti gli antibiotici passati, presenti e futuri). E’ evidente che il gene che mangeremmo con le patate, ammesso che arrivi all’intestino, cambierebbe ben poco.
Al lavoro, ambientalisti. Urge trovare un altro pretesto.
«Chiederemo la clausola di salvaguardia per l’Italia contro la patata Amflora»: l’ha detto ieri il ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, dopo il sì dell’Ue. «Significa - ha spiegato - che sarà bloccata la commercializzazione e la coltivazione, qualora avvenisse, del prodotto». E’ una posizione di «totale contrarietà», come ha sempre sostenuto Zaia anche a proposito della sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso di un agricoltore per la semina di mais transgenico in Italia. una brutta notizia. la vittoria dell’Europa dei burocrati e delle lobbies sull’Europa dei popoli, che restano in larga parte contrari all’utilizzo dei semi geneticamente modificati». Vandana Shiva, 58 anni, attivista indiana (nel 1993 ha vinto il «Right Livelihood Award», una sorta di Nobel assegnato a chi si batte per un’economia più giusta), una vita a combattere contro gli Ogm, è diretta come sempre. E delusa: «L’Europa era la grande speranza di chi difende la biodiversità. Per 12 anni aveva resistito a pressioni di ogni sorta. Il sì alla patata Amflora, invece, è una resa».
Se è per questo anche tra i governi serpeggia un certo malumore: il ministro italiano Luca Zaia propone un referendum e Francia, Germania, Austria, Lussemburgo, Ungheria e Grecia potrebbero appellarsi alla clausola di salvaguardia per bloccare l’autorizzazione.
«E fanno bene. Meno di un anno fa prima la Francia e poi la Germania hanno bandito le coltivazioni di mais Ogm. E hanno deciso forti di recenti ricerche secondo cui gli Ogm sono nocivi per l’ambiente».
Molti scienziati sostengono il contrario. E dicono che chi si oppone è agitato da fobie o paure legate alle possibili conseguenze economiche. così?
«Ah sì? Vadano a vedere di quanto è cresciuto l’uso dei fitofarmaci dove si sono impiantati gli Ogm. In India otto Stati hanno adottato una moratoria per vietare la melanzana transgenica. L’Ogm non è sicuro. E comunque le conseguenze economiche esistono e sono pesanti: nel mio Paese gli agricoltori che sono passati alle coltivazioni geneticamente modificate sono andati in rovina. E sa perché?»
Lo spieghi.
«Ogm equivale a brevetto. Vuol dire che un’azienda può diventare monopolista di un certo seme e imporlo a chiunque lo voglia coltivare. In India coltivare a riso un ettaro, prima che arrivassero le multinazionali con le loro sementi, costava circa 16 mila rupie. Quando molti hanno spostato la coltivazione sulla vaniglia, il costo è salito a 300 mila rupie per ettaro».
Come è successo?
«A tanti contadini è stato fatto credere che si sarebbero arricchiti comprando i nuovi semi, che avrebbero incrementato le produzioni. Chi si è lasciato convincere ha scoperto che bisognava acquistare le sementi tutti gli anni - non si riproducono, hanno un gene ”suicida”, ed è la dimostrazione che sono contro natura - a un prezzo triplo rispetto ai semi tradizionali. Così si sono indebitati fino al collo. Risultato: 200 mila suicidi in 10 anni».
Crede che possa succedere anche in Europa?
«Forse non in modo così dirompente. Ma gli Ogm saranno la rovina dei piccoli produttori: i costi, per loro, diventeranno insostenibili. Perderanno la terra».
Chi approva la decisione dell’Ue sostiene che le aziende europee potranno entrare nell’agricoltura industriale. Saranno più competitive?
«Se lo saranno, succederà a danno dell’agricoltura organica e biologica. L’introduzione degli Ogm sarà un genocidio per i piccoli coltivatori. La biodiversità, che è lo strumento per battere la fame, sarà spazzata via. Tutto il mondo rischia di essere soggetto a una dittatura dei semi».
Oggi un quarto del mais coltivato è Ogm. Secondo molti scienziati è più sicuro: combatte i parassiti senza i pesticidi e non permette la formazione di funghi, responsabili delle microtossine. Perché vi opponete?
«Perché non così. Una delle cause dell’indebitamento degli agricoltori indiani è stata la spesa in fitofarmaci. Le coltivazioni sono più vulnerabili. Hanno bisogno di più pesticidi e acqua. L’Ogm non cambia l’agricoltura, non ammortizza l’impatto sul clima, né produce più cibo. solo una resa agli interessi delle lobbies».