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 2010  febbraio 14 Domenica calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

20 settembre 1870
Con chi comanda
Breccia di Porta Pia, Roma capitale d’Italia. Ma la data decisiva è il 1° settembre 1870. A Sedan l’imperatore francese Napoleone III (detto Il Piccolo da Victor Hugo) viene sconfitto dai prussiani contro i quali s’è lasciato incautamente trascinare in guerra. L’Imperatore abdica e se ne va in esilio, e con lui se ne va la sua benevola protezione sugli Stati Pontifici. A Firenze, capitale provvisoria, nessuno è così cieco da non vedere la grande occasione: si può prendere Roma, finalmente. Si organizza con la massima fretta un corpo di spedizione con numerosi reggimenti di fanteria, cavalleria, bersaglieri, treni di artiglieria. Troppo? Ma le forze papaline non sono misere, ci sono zuavi, svizzeri, italiani, mercenari di varia provenienza e non si sa che tipo di resistenza abbia in mente il Papa (Pio IX). Farebbe bene a cedere senza sparare un colpo, ma potrebbe anche decidere di far combattere i suoi fino all’ultimo uomo.
Il confine viene passato pacificamente, le lunghe colonne italiane marciano tra contadini incuriositi, a volte plaudenti. Ma quando arrivano in vista della città tutte le porte sono sbarrate e fortificate. Possibile che non ci siano trattative segrete? Impossibile. Ma il Papa ci tiene a mostrare che il suo antichissimo regno è stato preso con la forza. Sarà così Porta Pia a fare le spese di questo scontro simbolico. Una batteria italiana comincia a picchiare sulla barricata mentre dai casolari e dai villini sulle colline della Nomentana una folla di curiosi, di nobili, di giornalisti, assiste all’evento. Fuoco, fiamme, rombo di cannoni, fitta e intermittente fucileria, ma infine una breccia si apre, i nostri entrano di corsa, ci sono ancora spari isolati e poi tutto finisce. (I morti però non sono simbolici: cadono in 68, 49 italiani e 19 pontifici). All’interno della città nessuna resistenza, anzi. In poche ore spuntano da tutti i balconi le bandiere tricolori, una folla sempre più entusiastica festeggia i «liberatori». Il Papa si è chiuso nei palazzi vaticani, teme di essere malmenato, chiede protezione ai suoi nemici, che gli mandano un battaglione in piazza San Pietro. La folla intanto cresce, soprattutto i bersaglieri diventano oggetto di conquista. Tutti vogliono una penna come souvenir, i giovani militari spennacchiati si arrampicano su e giù per il Colosseo. Baci, abbracci, canti, vino in abbondanza. Le truppe papaline vengono frattanto fatte uscire alla chetichella dalle mura e spedite a Civitavecchia. Di loro i romani raccontano storie di soprusi e violenze non si sa quanto autentiche. Edmondo de’ Amicis, lì come inviato, è travolto da tanto esuberante, frenetico patriottismo. Ma non manca di registrare la filosofica rassegnata risposta di un popolano: «Noi stiamo con chi comanda».