Giornali vari, 22 febbraio 2010
Anno VII - Trecentodecima settimana Dal 15 al 22 febbraio 2010Sanremo Valerio Scanu ha vinto la sessantesima edizione del Festival di Sanremo, cosa di cui a quanto pare non importa niente a nessuno (la canzone si chiama Tutte le volte)
Anno VII - Trecentodecima settimana Dal 15 al 22 febbraio 2010
Sanremo Valerio Scanu ha vinto la sessantesima edizione del Festival di Sanremo, cosa di cui a quanto pare non importa niente a nessuno (la canzone si chiama Tutte le volte). Il Festival, aiutato dalla non-controprogrammazione di Mediaset, ha avuto un grande successo di pubblico, con punte di oltre il 70 per cento l’ultima sera, più di quanto avesse ottenuto l’anno scorso la conduzione di Bonolis, che pure era stata giudicata straordinaria. Sul lato più propriamente spettacolare vanno ricordati: la Clerici trionfante in ricercati abiti-lampadario, una gran scenografia senza scale (merito del bravo Gaetano Castelli), Morgan il tossico che forse viene e forse no (poi no), Nilla Pizzi e i suoi 91 anni, il balletto del Moulin Rouge, la regina di Giordania, Cassano che dice ”ammazza!” quando la Clerici si sfila la giarrettiera (140 mila euro di ingaggio), Jennifer Lopez che è venuta in cambio di 300 mila euro e ha affittato l’intero primo piano del Metropole per alloggiare le trenta persone del seguito e sistemare il guardaroba spedito da Dolce & Gabbana (dieci bauli e un’intera suite). Sul lato politico e del costume va invece sottolineata, con sconcerto, la regìa occulta che ha eliminato al primo giro l’orrenda Italia amore mio di Pupo-Savoia-Canonici (detto il Tenore) recuperandola poi col televoto e facendola piazzare alla fine addirittura seconda. La regia occulta ha persino dato ordine agli orchestrali di indignarsi e di lanciare gli spartiti contro i reprobi. Gli orchestrali, oltre tutto con diritto di voto, sono però dipendenti Rai e fanno necessariamente quello che gli si dice. Infatti, mentre inscenavano la finta protesta, a cui i giornali sempre assetati di titoli hanno perfino creduto, ridevano a crepapelle. L’insieme voleva rappresentare la lotta della Destra contro gli intellettuali, i quali respingono con la puzza sotto il naso i cosiddetti valori autentici, ma si vedono poi smentiti dal popolo (televoto), il cui cuore palpita invece all’unisono con quello del Governo. Il passaggio culmine di questo preteso Inno della Destra recita: «Io credo nella mia cultura e nella mia religione/per questo io non ho paura/ di esprimere la mia opinione» e lo intonava infatti il Savoia, il quale ha poi confessato ai giornalisti di voler fare da grande non il re, ma il conduttore tv. Un insieme piuttosto ripugnante e da cui hanno preso le distante anche quelli di destra. I finiani di Farefuturo si sono addirittura sdegnati: «Non sono solo canzonette. Sono etichette appiccicate addosso agli italiani. Sono tatuaggi fatti a forza sulla pelle di una destra che in gran parte non è più così, che non vuole essere così». Su questa maccheronata è poi stato sparso l’insipido parmigiano di Maurizio Costanzo, che ha demagogicamente portato in video gli operai di Termini Imerese in modo da dare un senso alle inquadrature degli esibizionisti Bersani e Scajola e raccogliere il più facile dei consensi su una questione, invece, drammaticamente difficile. Infine i capi di Sanremo hanno mostrato con quale facilità si possono stabilire le regole e nello stesso tempo infrangerle: l’imbarazzante pistolotto di Lippi a favore del canto italiota di Pupo-Savoia oppure lo sproloquio di mezz’ora concesso a Cocciante per reclamizzare uno spettacolo in cui ha le mani riccamente in pasta anche il direttore artistico del Festival Gianmarco Mazzi.
Tangentopoli Mentre un migliaio di terremotati aquilani manifestavano nel centro della città chiedendo la rimozione delle macerie e Bertolaso in Sicilia veniva sommerso dagli applausi degli alluvionati, Berlusconi ha per un attimo pensato perfino a qualche intervento legislativo contro la corruzione e affermato subito dopo che le accuse della Procura di Firenze contro la Protezione civile riguardano casi isolati, non si tratta cioè, secondo lui, di un sistema corrotto alla maniera di Tangentopoli ma di singoli politici-burocrati-imprenditori felloni, colti (forse) con le mani nel sacco. Le intercettazioni pubblicate incessantemente dai giornali di tutte le tendenze (c’è materia, infatti, per far fare brutta figura sia a questi che a quelli) confermano che sarà assai difficile isolare in quel guazzabuglio reati specifici e dimostrarne con tutte le prove necessarie la consistenza. Ma anche però che la stoffa di cui è fatto quel modo di esprimersi, di ragionare, di imprecare, di adulare è quella di un abito morale profondamente corrotto, proprio di uomini privi di sensibilità, gusto, stile, infine spirito pubblico. Le risate alla notizia che L’Aquila era venuta giù non sono un caso. Alcuni di quelli del centro-destra hanno anche adoperato l’ordinanza fiorentina per colpire Verdini, il coordinatore del Pdl indagato, riferendo ai cronisti che Berlusconi era infuriato con lui, voleva destituirlo ecc. Berlusconi, letti i giornali che riferivano di questi retroscena, ha gridato che così si perdono le elezioni e che la lotta di tutti contro tutti deve finire. I commentatori politici hanno dedotto da queste beghe che il Pdl resta assai diviso, alcuni ex di An (i cosiddetti finiani) si sentono qualcosa di diverso dagli ex di Forza Italia, tra i due schieramenti il regolamento dei conti va avanti con esiti che nessuno sa prevedere ma che dipendono anche dal voto delle Regionali. Infine: la Procura di Roma accusa adesso quella di Firenze di essere, come avevamo visto persino noi incompetente, a tutto si aggiunge anche una rissa tra magistrati.
Smog Domenica prossima 28 febbraio un centinaio di città del Nord (la cosiddetta Padania) più Napoli e Firenze bloccheranno il traffico automobilistico. La ragione è questa: l’Unione europea concede di sforare i limiti stabiliti per la concentrazione nell’aria delle velenose partice pm10 per soli 35 giorni l’anno, dopo di che scattano multe, e anche salate. La nostra situazione a 45 giorni dall’inizio dell’anno è invece questa: Brescia e Monza hanno già raggiunto questi 35 giorni, Padova (33) e Torino (32) con altre sei città sono già oltre i trenta, le altre, prima o poi, sgarreranno tutte. Il blocco di domenica è più una manifestazione politica che un rimedio: i comuni vogliono soldi da destinare all’ambiente col sistema di mettere una sovrattassa sui pedaggi autostradali. L’effetto della manifestazione, avversata dalla Lega, è anche quello di creare confusione intorno alle responsabilità dell’inquinamento urbano: se il governo non darà i soldi sarà colpa sua, inoltre la pianura Padana, priva di venti che la ripuliscano, è in una condizione speciale di cui Bruxelles dovrebbe tener conto, l’inquinamento dipende solo per un quarto dai tubi di scappamento e il resto è provocato dal riscaldamento e dalle fabbriche. Ma come si fa a chiudere le fabbriche? E come rinunciare al calduccio d’inverno o magari all’aria condizionata d’estate?
Comunicazione Qualcuno ha sputato – da mezzo metro di distanza e con buona mira – su un Lucio Fontana della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Concetto spaziale-attese, cioè il solito quadro che mostra una tela tagliata, stavolta cinque volte su un panno color bianco, anno 1968, stima di nove milioni. Rifiuto di Fontana o rifiuto dell’arte contemporanea? L’evento-sputo è stato subito inglobato dai critici come reazione-tipo, uno degli svolgimenti possibili dell’opera da parte dei suoi fruitori, ennesima dimostrazione della sua forza dissacrante, eccetera. La soprintendente Maria Vittoria Clarelli ha astutamente raccontato l’episodio ai giornalisti, chiarendo che lo sputo è stato meditato dagli storici dell’arte e poi ripulito dalle maestranze e che è un buon punto di partenza per ragionare sulla mostra che la Gnam dedicherà, dal prossimo 13 maggio, ai tagli nel Novecento (o qualcosa di simile).