Fabrizio Goria, Il Riformista 26/2/2010, 26 febbraio 2010
ORKUT, L’ANTI FACEBOOK E GLI ALTRI FLOP DI GOOGLE
La condanna di tre dirigenti di Google per violazione della privacy, tramite un video pubblicato dagli utenti, riaccende i riflettori intorno alla società di Mountain View. Fondata nel 1997 da Larry Page e Sergey Brin quando ancora studiavano all’Università di Stanford, in pochi anni è diventato il primo motore di ricerca al mondo. Ora può contare su un fatturato da 23,65 miliardi di dollari e 6,5 miliardi di utili. Gestisce milioni di indirizzi email tramite Gmail. Permette di visualizzare direttamente da casa Terra (anche gli oceani), Luna e Marte con Maps e Earth. Fornisce servizi voce con Voice e produce telefonini con Android. Combatte con Microsoft, Apple e Linux nel mercato dei sistemi operativi con Chrome. Ha una delle più complete biblioteche immaginabili attraverso Scholar e Books. Tuttavia, non sono pochi i flop che Page e Brin hanno prodotto. « vero che qualche intoppo c’è stato, ma siamo la prova che sbagliando, s’impara», amano dire i due fondatori. Ma a volte l’obiettivo principale della Big G, semplificare la vita alle persone, si è tradotto nell’esatto contrario. Ora sul banco degli imputati degli internauti c’è Buzz, nuova funzionalità integrata di Gmail che permette l’interazione tipica dei social network con i propri contatti di posta elettronica. La difficoltà d’utilizzo e la scarsa tutela della privacy hanno creato insoddisfazione in molti utenti. «Meglio Facebook e Twitter, piuttosto che un ibrido come Buzz», dice il sito specializzato statunitense TechCrunch. La lista di prodotti non pienamente compresi dai navigatori è elevata. A cominciare da Wave, considerata da Google «la rivoluzione che tutti aspettavano». Per ora secondo gli esperti di Engadget, «è una bizzarra applicazione di cui tutti gli utenti non comprendono l’utilizzo». E a Mountain View stanno già pensando di cancellarla. Oltre a Buzz e Wave sono almeno 10 gli insuccessi, più o meno importanti, di Google.
Dal 1997 a oggi sono svariati i programmi sfortunati di Google. Molti sono stati cancellati in fase di progettazione, altri sono stati lanciati sul mercato e non hanno ricevuto la risposta commerciale sperata. Vediamone alcuni.
Android. Dopo Symbian, BlackBerry, iPhone e Windows Phone, anche Google ha voluto entrare nel mercato degli smartphone, i cellulari avanzati. Peccato che le prime release del sistema operativo mobile di Mountain View furono costellate di bug e incoerenze informatiche. Le aspettative per il Google Phone erano elevatissime, ma sono scemate quando gli utenti si sono accorti che il tanto bramato dispositivo mobile era marchiato HTC, produttore leader di smartphone. E non basta che il Nexus One, cioè il primo telefonino di Google, abbia una versione rivista e corretta di Android. Il dominio di BlackBerry e iPhone non è in discussione.
Orkut. Se Facebook ha una qualità particolare in più degli altri è che è immediato. Con Orkut i ragazzi di Mountain View volevano rispondere a MySpace (ormai in costante declino), ma soprattutto al primo social network al mondo, FB. In questo caso, è stato soprattutto il nome a non convincere. «Se gli adolescenti amano dire Facebook perché questa parola è musicale e facile da ricordare, non si riesce a capire perché uno dovrebbe ammettere di essere su Orkut, che pare più il nome di un guerriero barbaro», diceva al lancio, nel 2004, il blog specializzato Gizmodo. In ogni caso, Orkut è amato dai brasiliani, che rappresentano più del 50 per cento degli iscritti.
Chrome. L’obiettivo era quello di lanciare un browser per la navigazione web piccolo, leggero e veloce. Scopo riuscito, non c’è che dire. Chrome si può definire un successo. Perché quindi risulta fra i flop? Perché Mountain View ha voluto creare da Chrome un sistema operativo per pc in grado di contrastare Microsoft, Linux e Apple. Il mercato d’interesse è quello dei netbook, mini computer leggeri ed economici. Il problema deriva dalla nascita di Windows 7, declinatosi anche ai netbook, e di iPad. Sebbene quest’ultimo abbia ricevuto molte critiche, monta il collaudato sistema operativo di iPhone, a sua volta adattato da Mac OS X. Senza contare che Linux, open source da sempre, è perennemente aggiornato. «Chrome? Meglio Windows 7, il che è tutto un dire», dice TiPb, sito culto degli amanti della Mela.
Web Accelerator. «Ecco come risparmiare tempo sulla navigazione web!», diceva Google al lancio del suo acceleratore per internet. Implementando il proprio browser con Web Accelerator a ogni pagina il contatore del programma aumentava, mostrando quanti minuti si erano risparmiati. «Nessuno ha capito in che modo recuperasse tempo, ma soprattutto nessuno ha registrato davvero un effettivo risparmio», ha detto il sito MacWorld.
Answers. Dato che Google può contare su milioni di contatti in tutto il mondo, perché non creare una piazza virtuale di discussione fra utenti? Se io non so rispondere a una domanda, ci sarà qualcuno che usa Google che lo sa. Questo era il concetto alla base di Answers. Peccato che ci avesse pensato prima Yahoo. Non a caso, il servizio di Yahoo Answers ora funziona perfettamente e il progetto di Google è stato abbandonato.
Knol. Altro esempio di competizione con un prodotto esistente, in questo caso Wikipedia. «Tutti sanno che Wikipedia è l’enciclopedia fatta dagli utenti, ma non è abbastanza precisa. Noi faremo l’enciclopedia fatta da esperti», dissero i vertici di Google al lancio di Knol. A tutt’oggi rimane la questione dell’accuratezza. Spesso gli articoli sono copiati da altri siti e la possibilità data agli utenti di guadagnare, tramite la pubblicità sulle single voci che hanno inserito, limitano la caratteristica dell’enciclopedicità voluta da Google.
Sketch Up. Una sorta di AutoCad, software principe della modellazione 2D e 3D. Solo che esiste già AutoCad, più completo, veloce ed efficiente. Se poi si aggiunge il fatto che si devono pagare 354 euro per la versione Professional, il flop è servito.
Base. Una banca dati online, ecco cos’è Base. Ancora oggi però non riesce a soddisfare le esigenze dei navigatori, che tramite una (molto più veloce) ricerca web, trovano quanto cercano in minor tempo e maggior accuratezza. Ora Base si chiama Merchant Center, ma l’insuccesso continua.
Blogspot. Fra le prime piattaforme di blog esistenti, ora soffre la presenza di Wordpress. Colpa della scarsa personalizzazione e della curva di apprendimento più elevata rispetto la concorrenza. Inoltre, il servizio di microblogging rappresentato da Twitter sta lentamente mandando in pensione in concetto di diario telematico, base concettuale del blog.
A parte i numerosi flop, bisogna ricordare che l’innovazione tecnologica di Google è sempre stata elevata. Ecco perché esiste la sezione Labs, in cui gli sviluppatori testano i nuovi prodotti. E a Mountain View corre voce che «Gmail era considerato un insuccesso, dato che esisteva già Outlook». Ora il servizio mail di Google ha più di 35 milioni di clienti.