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 2010  febbraio 22 Lunedì calendario

QUELLI CHE VIVONO IN UNA STANZA D’ALBERGO «PIU’ CALORE CHE A CASA»

Dopo tanto cercare (pare che Victoria avesse persino messo gli occhi sul Castello Sforzesco), i Beckham hanno trovato casa a Milano: uno spazioso «appartamento» di 130 metri quadrati all’Hotel Principe di Savoia. La coppia più fotografata del calcio rilancia l’antico piacere di vivere in hotel. Poche incombenze domestiche e un senso di familiarità senza impegno: su consiglio dell’amica Madonna i Beckham hanno scelto una suite dello storico hotel milanese dove il centrocampista del Milan può contare su un efficiente sistema di «portineria».
«Dopo un mese conosciamo le sue abitudini: riordiniamo la stanza quando siamo certi di non disturbare, ci occupiamo di prenotare per lui i biglietti aerei e quelli per il teatro, gli serviamo la cena in stanza o al ristorante», dice il direttore dell’hotel milanese Enzo Indiani, mentre rispolvera tutte le dolcezze del vivere in hotel amate anche dal giornalista e scrittore Gaetano Afeltra, vissuto per 30 anni proprio in una delle suite del Principe. Lo stesso Hemingway durante il suo soggiorno cubano aveva scelto di vivere nella stanza 511 dell’hotel «Ambos Mundos», nel cuore dell’Avana vecchia. E ancora prima, nel 1917, Picasso e Jean Cocteau, soggiornarono per mesi all’Hotel De Russie, in piazza del Popolo a Roma: «Chérie, abitiamo il Paradiso terrestre. Cogliamo le arance dalla finestra e il sole inonda i mobili con il satin blu del cielo», raccontava lo scrittore alla madre.
Tramontata un po’ di poesia, oggi rimane tutto il confort che può offrire un concierge a disposizione 24 ore su 24. Lo conferma il presidente di Medusa Carlo Rossella, che ai piaceri della vita d’albergo ha dedicato anche il libro «Grand Hotel». «Ho vissuto negli hotel più belli del mondo. A Washington ho alloggiato per un anno all’hotel Watergate pur avendo a disposizione una casa». Oggi che è tornato in casa («in attesa di poter vivere al Copacabana Palace di Rio de Janeiro»), confessa di aver «alberghizzato» la sua abitazione. «Mi sono fatto dare dai miei amici hoteliers le schede con i desiderata per la colazione: la mia cameriera, ogni mattina, mi prepara ciò che trova scritto. Ma vivere in hotel ti permette di incontrare le donne più belle del mondo, che in questo momento si trovano tutte nella lounge del Peninsula di Shangai».
Estremista del genere, lo stilista Cesare Paciotti ha scelto di tener chiuse le sue case di Roma e Milano e di vivere tra una suite dell’hotel Plaza a Roma e la stanza 118 del Grand Hotel et de Milan. E anche a Civitanova Marche, la sua città, ha scelto l’hotel. «Quando mi affaccio alla finestra vedo uno scorcio che non sembra quello solito a cui sono abituato, mi sento come il protagonista del libro di Camus Lo Straniero,». è bellissimo. Oltretutto l’impersonalità degli hotel dissuade ogni donna dal tentare improbabili convivenze, magari lasciando lo spazzolino, o il pigiama, o entrambi Antesignano della vita d’hotel, Emilio Fede ancora oggi si divide tra la sua casa a Milano 2 e una suite dell’hotel Jolly. «Ho vissuto per anni in hotel quando facevo l’inviato: mi è rimasto dentro quel piacere di trovare il caloroso senso del "tutto pronto", oltretutto senza quelle fastidiose grane sindacali con i collaboratori domestici». Per gli «inquilini» dell’hotel Bulgari Hotel di Milano, l’albergo è diventato un piccolo surrogato di famiglia. «La sera chiamano lo chef in cucina per sapere che cosa c’è per cena e qualche volta capita di vederli girare in ufficio per fare due chiacchiere», racconta il direttore Attilio Marro, che ha ospitato anche per anni amministratori delegati, professionisti e personaggi dello spettacolo. In America, intanto, la moda è già business. Il Plaza e il Saint Regis, sulla Quinta strada, si sono trasformati in condo-hotel, condomini di lusso con le stanze in vendita: così in hotel si può vivere anche per tutta la vita.
Michela Proietti