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 2010  febbraio 22 Lunedì calendario

ASSEGNI MILIONARI E LUNGA SERIE DI REATI NELL’INCHIESTA (BLOCCATA) DELLA CAPITALE

Erano a un passo dall’obiettivo, che avevano appena intravisto: il secondo livello degli affari della «combriccola», quelle mazzette che si sospetta siano state pagate e incassate ma su cui, finora, almeno dalle carte processuali apparse sui giornali, non c’è traccia evidente. Nell’inchiesta romana sugli appalti per il G8 della Maddalena (e non solo) sono spuntati assegni milionari, versamenti sospetti in contanti da centinaia di migliaia di euro sui conti di almeno uno tra i personaggi i cui nomi sono apparsi anche nell’indagine di Firenze ma che non è finito in carcere. Somme consistenti di denaro che aprono ulteriori prospettive investigative a Sergio Sottani e Alessia Tavarnese, i pubblici ministeri di Perugia che hanno ereditato sia le indagini dei colleghi toscani sia quelle della procura capitolina.
Quattordici circoli sequestrati a Roma sul fronte delle verifiche per gli abusi edilizi commessi in vista dei Mondiali di nuoto della scorsa estate. Uno, il Salaria Sport Village, è quello in cui, secondo i magistrati di Firenze, si praticavano massaggi di cui avrebbe beneficiato il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, a sua volta indagato per corruzione. Imovimenti sospetti di denaro su cui si è concentrata l’attenzione della procura di Roma non sono riferiti a lui nè a persone della sua famiglia. Ma un fatto è certo: gli accertamenti della Guardia di Finanza (ben tre i rapporti inviati a piazzale Clodio nel corso degli ultimi mesi) avevano portato allo scoperto operazioni tutt’altro che limpide. Stavano per scattare le perquisizioni, se non fosse stato chiesto e ottenuto l’alt dai pubblici ministeri di Firenze.
Il procuratore Giovanni Ferrara e i pm Sergio Colaiocco e Assunta Cocomello avevano già fatto partire la richiesta al gip di autorizzare numerose intercettazioni telefoniche. C’è il sospetto che, oltre alle mazzette, il vorticoso giro di soldi nasconda ben altri affari illeciti. Sul fascicolo ora ereditato da Perugia l’elenco dei reati è lunghissimo: si va dall’associazione per delinquere all’abuso d’ufficio, dalla turbativa d’aste alla corruzione. Al riciclaggio.
Perché le Fiamme Gialle, a cui gli accertamenti sono stati delegati dopo la prima segnalazione dei carabinieri del Noe che indagavano in Sardegna su un traffico di rifiuti tossici, non hanno avuto la possibilità di dedicarsi alla verifica dei rapporti tra i personaggi coinvolti nell’indagine sui circoli o arrestati a Firenze. Non hanno potuto ascoltare e registrare colloqui, frasi più o meno criptiche per rendere la vita difficile a chi poteva eventualmente intercettarle. Ma un risultato fondamentale nella caccia alle tangenti sul fiume di soldi pubblici girato attorno agli appalti l’hanno raggiunto: passando al setaccio la composizione delle società, hanno scovato i prestanome, le «teste di legno» utilizzate per cercare di nascondere i veri beneficiari dei vorticosi giri messi in piedi nel tentativo (vano) di sfuggire alle maglie della giustizia.
Flavio Haver