Maria Luisa Agnese, Corriere della Sera 20/02/2010 Aldo Grasso, Corriere della Sera 20/02/2010 R. Fra., Corriere della Sera 20/02/2010, 20 febbraio 2010
3 articoli - «SENZA PAURE: UNA DONNA VERA E CI SOMIGLIA» - Aveva tutto per non piacermi, Antonella Clerici, perché, sebben che siamo donne, i nostri mondi sono troppo lontani per contaminarsi
3 articoli - «SENZA PAURE: UNA DONNA VERA E CI SOMIGLIA» - Aveva tutto per non piacermi, Antonella Clerici, perché, sebben che siamo donne, i nostri mondi sono troppo lontani per contaminarsi. E invece mi piace, perché mi ha fatto arrendere alle emozioni, perché è stata capace di salire su un palco e raccontare le donne con audacia, con misura, senza vergogna. E con un orecchio naturale per il senso del limite, sapendo sfiorare la gaffe alla maniera di Mike Bongiorno, per ritrarsi subito con divertita consapevolezza. Di mettere in scena la sua fisicità arruffata e non perfetta ma sempre generosa di sé, in un’ inedita narrazione al femminile - possibile nuova via rispetto alle quote rosa - che sarebbe stata del tutto impossibile prevedere nei tremori della vigilia. Mi piace perché ha saputo raccontare tutti i suoi/nostri difetti e persino qualche pregio, ballando, divertendosi col pubblico, sino a liberare quel nocciolo di medietà che si annida in ognuno di noi, che non è mediocrità, ma il punto dell’ immaginario comune nel quale precipitano tutti i più e i meno della nostra identità. E lo sa bene Antonella che rivendica senza superbia il primato della professionalità su altre doti della donna (e dell’ uomo), incitando a puntare sull’ eccellenza e a non andare per scorciatoie, amicizie, conoscenze, feste, festini, do ut des. Rimettendo in campo così, con un rovesciamento plateale, la televisione pre velinara, pensata e costruita ai tempi del miglior «generalismo», che rifà irruzione oggi con lei in edizione riveduta. Mi piace anche perché non ha paura di esporsi con tutte le sue imperfezioni immolando per la gioia del telespettatore il suo corpo di donna normale con tutti i suoi problemi quotidiani: gli occhi che soffrono il trucco, i chili in più, le tette già importanti da Dna rese debordanti da una tardiva gioiosa maternità, e che continuamente minacciano di uscire da quei vestiti armatura pensati da lei insieme allo stilista Gai Mattiolo. Facile l’ ironia sulle mise scintillanti, io le accetto a scatola chiusa perché sappiamo che fanno parte della liturgia dello spettacolo, dello «sberluccicchio» come lo chiama Clerici, meraviglia senza artificio che emoziona e dà gioia in tempi bui. Mi piace infine Antonella quando si mette a filosofeggiare come Umberto Eco, e dice che lei «fa la tv per la gente, non per i giornalisti» e per come, golosa di ogni piacere, si mette in gioco in una salvifica performance di body art televisiva che ci ricorda che non c’ è solo la dittatura carismatica della chirurgia plastica e dell’ anoressia, ma che fra cielo e terra ci sono tante altre possibilità. Maria Luisa Agnese «FALSA PACIOSA E TROPPO GOFFA. NON FA ALLEGRIA» - Teoricamente Antonella Clerici dovrebbe piacermi perché assomiglia in modo impressionate alla Mabilia dei Legnanesi: entrambe sono nate a Legnano ed entrambe hanno quell’ aria da «Pover Crist superstar», da diva dei cortili di casa nostra, stracariche di straccetti messi su alla rinfusa. Con una sostanziale differenza: la Mabilia sa recitare, la Clerici no. Certo, chi l’ ha vestita a Sanremo è stato particolarmente crudele nei suoi confronti facendole fare la figura dell’ uovo di Pasqua - cito a caso definizioni lette in questi giorni - del segnale stradale, della tenda indiana. Eh sì, quanto a look, la Mabilia ha più gusto. La Clerici è statica, non sa padroneggiare il palco, si muove con goffaggine, è incerta nelle pause quando bisognerebbe dimostrare un po’ di inventiva personale, si aggrappa al gobbo come chi sta annegando al salvagente. Invece di infondere naturale speranza («se ce l’ ha fatta lei possiamo farcela anche noi»), Antonella mette addosso una tristezza infinita. Come quando si è seduta in braccio al direttore Mauro Mazza per segnare etologicamente il suo territorio di potere. Dietro l’ aria paciosa, dietro il sorriso di circostanza, dietro l’ allure della casalinga non disperata, la Clerici è nota per le sue unghiate da tigre. Basta chiedere ad Alba Parietti di quella volta in cui, in un vecchio programma di Fabio Fazio, fu «segata» in diretta (tanto che Alba chiamò al telefono e ringraziò «per la solidarietà femminile»), o a Maria Teresa Ruta o a Elisa Isoardi, che ha l’ unico torto di costare di meno e di fare gli stessi ascolti con «La prova del cuoco». Certo, la Clerici ha il coraggio di dire «la mia droga è la famiglia», ma forse dovrebbe parlare al plurale, visti i matrimoni che ha alle spalle. Ha avuto una bambina, siamo tutti contenti, ma dal palco dell’ Ariston sembrava che solo lei al mondo avesse provato la gioia della maternità. La sua storia d’ amore con il giovane animatore turistico di origine congolese, Eddy Martens, conosciuto in quel di Marrakech, è stata «suggellata» all’ italiana: Eddy è entrato nella squadra dei suoi autori. A leggere i nomi delle canzoni se la cava bene, con le interviste un po’ meno: alla regina Rania di Giordania ha chiesto l’ altra sera, per esempio, informazioni sulla «convivenza fra arabi e musulmani», contando forse nella traduzione simultanea. Se il prossimo anno la conduzione del Festival sarà affidata alla Mabilia converrete con me che ho ragione. Aldo Grasso «MIA FIGLIA SUL PALCO. E IO TUTTO ROSSO» - Come sto andando papà? L’ altra sera in diretta la domanda ha sorpreso Gianpiero Clerici, classe ’ 36, nato e cresciuto a Legnano, proprietario di un colorificio. «Non me l’ aspettavo e penso si sia visto! L’ altra mia figlia mi ha detto che sono diventato tutto rosso. D’ altra parte sono timido e riservato. stato molto bello essere in sala, ho vissuto la magia del Festival, delle performance degli artisti, il brivido della musica dal vivo. Oltretutto in una serata come quella di giovedì in cui c’ erano cantanti che apprezzo da molto tempo come Massimo Ranieri. Ricordo ancora che Antonella, come ha raccontato in diretta, quando lo vedeva in tv andava a baciare lo schermo e ballava al ritmo delle sue canzoni». Antonella ha una sorella più piccola, Cristina, la mamma è morta una quindicina di anni fa. Ora la conduttrice nazionale viene vista ogni sera da 10 milioni di persone. Ma da piccola come era? «Come carattere era più vicina a mia moglie che a me: aperta e socievole. Ha sempre amato la compagnia, casa nostra era un porto di mare, piena di amiche. sempre stata decisa, voleva fare ciò che le andava e, spesso, entrava in conflitto con la madre che tendeva a controllarla». Si sa che il rapporto madre e figlia è sempre più complicato. Racconta Gianpiero Clerici: «Si scontrava spesso, soprattutto nel periodo dell’ adolescenza, con la madre, che cercava di farla rigare dritto. Un giorno tornando a casa mia moglie mi disse disperata "vai a parlare con Antonella, si è chiusa in camera e ha fatto le valigie, dice che se ne va"». Invece restò. Il motivo per cui colpisce la pancia di chi la guarda è lo spirito con cui affronta Sanremo o «La prova del cuoco», essendo sempre se stessa, assicura: «Piace tanto alla gente perché è semplice, sincera, disponibile, umile e non se la tira. Parla lo stesso linguaggio della gente e si spende molto per le persone, sinceramente, con il cuore. Dice sempre che deve tutto a loro». R. Fra.