Massimiliano Del Barba, Il Riformista18/2/2010, 18 febbraio 2010
TOYOTA, I COSTI DELLE CLASS ACTION E QUELLI, INCALCOLABILI, D’IMMAGINE
Non bastano le scuse, anche se a tutta pagina sui principali quotidiani giapponesi. Il filotto di passi falsi messo a segno nelle ultime settimane da Toyota potrebbero costarle qualcosa come quattro miliardi di euro fra oneri legati al maxi-richiamo di nove milioni di vetture difettose e risarcimenti legali se le class action intentate in Usa e Canada dovessero andare in porto.
Ribaltando dunque il più classico fra gli adagi, oltre alla beffa il danno, considerato che il marchio in poco tempo da sinonimo di ”qualità totale” è passato a quello di ”alta probabilità di difetto”. Difficilmente quantificabile, in realtà, dato che oltre ai costi vivi che l’azienda dovrà ora sostenere per rimediare al pasticcio c’è anche da mettere in conto il tonfo in Borsa messo a segno dal titolo fra gennaio e febbraio che ha bruciato 25 miliardi di capitalizzazione.
L’ultima notizia di ieri non fa che complicare la posizione di Toyota. Dopo l’affaire dell’acceleratore a rischio blocco e i difetti al sistema frenante di 400mila Prius, la casa giapponese sta ora pensando a un richiamo del modello Corolla, il più venduto al mondo, per problemi al servosterzo. Ad annunciarlo è stato il vicepresidente, Shinichi Sasaki, il quale non ha però precisato quante auto sarebbero interessate, dato che le segnalazioni provenienti dagli Usa ammon terebbero per ora a «meno di un centinaio». La mossa sa di corsa ai ripari: «Sentendosi sotto tiro – argomenta al Riformista il direttore di Quattroruote, Mauro Tedeschini – hanno deciso che forse era il caso di rendere di dominio pubblico tutti i possibili difetti presenti sui modelli in produzione. Il gruppo non vuol rischiare l’accusa di aver nascosto i propri scheletri nell’armadio per salvare la faccia».
Malgrado il generale buon andamento di fatturato nel terzo trimestre (+10 per cento) e delle vendite di gennaio (+12,4 per cento in Europa; male invece negli Usa con un ”8,7 per cento), Toyota dovrà ora sborsare 1,4 miliardi di euro per sostenere entro il 31 marzo le spese del maxi-richiamo, a cui si potrebbero aggiungere 2,6 miliardi di euro (circa 400 euro per ogni veicolo) qualora dovessero andare in porto le class action negli Usa e in Canada. Sarebbero guai seri se venisse inoltre dimostrata l’intempestività dell’azienda nella segnalazione dei difetti che, solo negli Stati Uniti, dal 1999 avrebbero provocato 34 morti e 2.262 incidenti. Su questo fronte si è mossa la National Highway Traffic Safety Administration, che ha fatto sapere di aver richiesto i dati sulla produzione, le denunce dei clienti e altri documenti che dovrebbero chiarire quando esattamente Toyota abbia appreso dei difetti di fabbricazione. Il rapporto potrebbe costare una nuova, pesante multa, e in più metterebbe in discussione la serie di aiuti di stato per i quali è previsto un riesame del Congresso la prossima settimana.
La casa di Nagoya ora deve muoversi in punta di piedi e puntare sulla massima trasparenza. «Non è certo il primo produttore di auto costretto a un richiamo massiccio - ricorda Gian Primo Quagliano, direttore del Centro studi Promotor - ma è un fatto che, da quando i giapponesi sono diventati i primi player negli Usa scavalcando Gm, l’opinione pubblica americana è diventata più sensibile e Toyota si sente costantemente sulla graticola». Per evitare scivoloni, il presidente del gruppo, Akio Toyoda, ha declinato l’invito del Congresso Usa di riferire sul caso (al suo posto, il 24 febbraio, ci sarà il responsabile Nordamerica, Yoshimi Inaba) e si è affidato invece a una più sicura conferenza stampa. Ai mea culpa, questa volta, si sono affiancati i buoni propositi: «Il gruppo – ha detto ieri - potrebbe essere cresciuto troppo in fretta, trascurando un attento periodo di addestramento dello staff, necessario per garantire un alto livello qualitativo». Significativa la scelta di nominare nuovi responsabile territoriali dei servizi sui controlli di qualità e di presentare il nuovo sistema frenante ”brake-override system” che consentirà di disattivare l’acceleratore se questo pedale e quello del freno verranno premuti contemporaneamente. Sempre ieri, infine, l’Ad di Toyota Italia, Massimo Gargano, ha annunciato che «i problemi tecnici sulle 262.500 auto vendute nel nostro paese e coinvolte dai richiami saranno risolti nel giro di otto settimane».
Massimiliano Del Barba, Il Riformista18/2/2010