Varie, 24 febbraio 2010
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Carrozzieri Moris
• Giulianova (Teramo) 16 novembre 1980. Calciatore. Ha giocato in Serie A con Sampdoria, Atalanta, Palermo. Positivo all’antidoping il 23 aprile 2009 (benzoilecgonina, metabolita della cocaina), ha subito una squalifica di 2 anni (fino al 4 aprile 2011) • «Il primo errore lo fece l’anagrafe di Giulianova. La famiglia Carrozzieri aveva deciso per Maurice, ma quel funzionario sbagliò e lo registrò come Moris. Un segno del destino. [...] Dall’estate del 2003, quando, clamorosamente [...] passò dal Teramo alla Sampdoria, imponendosi co me difensore, cominciò ad andare a mille all’ora soprattutto fuori dal campo. A Milano e Milano Marittima era il re della notte. Poco importa che non abbia mai giocato con Inter e Milan. Di domenica o di lunedì per Carrozzieri era sempre festa [...] sulla vita mondana, le abitudini e le frequentazioni di Carrozzieri mise gli occhi anche il pm Frank Di Maio che lo sentì nell’ambito di Vallettopoli. Tra l’estate del 2006 e l’inverno del 2007 scoppiò il bubbone, Moris era al top, all’Atalanta. Aveva raggiunto la notorietà fidanzandosi con la vincitrice del talent show ”La Pupa e il Secchione” Rosy Dilettuso. Una storia bollente, un tradimento in mezzo con l’altra ”Pupa” Amalia Roseti e un ritorno di fiamma con una notte di passione: ”Moris fu dolcissimo”, raccontò la Rosy. Poi però, l’irrefrenabile difensore piazzò un altro colpo da rotocalco: Simona Salvemini, procace concorrente del ”Grande Fratello 6”. Durò un mese e mezzo. Lei cercava la convivenza, lui no, litigavano troppo. Moris è single nell’animo. Ha continuato. Dopo la sosta del 29 marzo 2009 è stato re all’Old Fashion di Milano, aveva convocato amici e calciatori: tavolo e champagne, come al solito. Ma forse quella notte gli è stata fatale» (Francesco Velluzzi, ”La Gazzetta dello Sport” 24/4/2009) • «[...] non sono un cocainomane, sono soltanto un ragazzo che ha commesso un errore di ”gioventù”. Ero a una festa con amici, la coca me l’hanno data e l’ho presa, ma la responsabilità è tutta mia. [...] Io so che su 8 controlli mirati, 3 avevano sempre il mio nome. Se loro sospettavano, qualche sospetto è venuto anche a me sul fatto che mi avessero puntato. Poi dopo la positività non avevo più facoltà di parola e pochi hanno avuto la sensibilità di ascoltare le mie scuse pubbliche fatte cinque giorni dopo [...]» (Massimiliano Castellani, ”Avvenire” 20/2/2010).