Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 22 Lunedì calendario

BROWN ORA E’ UN BULLO

Il premier britannico Gordon Brown è nuovamente nella bufera. Questa volta, però, non c’entrano i complotti di partito, sondaggi deludenti o lo straripante debito pubblico. La colpa - a quanto pare - questa volta è del suo caratteraccio. La denuncia arriva dal libro di Andrew Rawnsley, The End of the Party, editorialista del domenicale vicino ai laburisti The Observer, che ieri ne ha anticipato alcuni stralci. In soldoni: il premier avrebbe degli attacchi di collera così forti da far temere a chi gli sta intorno che possa diventare violento. Un modo di comportarsi che ha trovato conferme nelle dichiarazioni rese da Christine Pratt, responsabile dell’associazione anti-bullismo del Regno Unito. «Negli ultimi mesi - ha rivelato - abbiamo ricevuto diverse richieste di aiuto da parte del suo staff».
Il colpo - a pochi mesi dalle elezioni politiche - è forte. Anche perché le accuse di temperamento violento ormai piovono da diverse parti. In un altro libro appena uscito, Where Power Lies: Prime Ministers vs The Media, scritto questa volta da Lance Price, vice di Alastair Campbell, il guru delle relazioni pubbliche di Downing Street al tempo di Tony Blair, il primo ministro veniva accusato di «urlare contro lo staff, gettare a terra pile di documenti, prendere a calci il mobilio». L’entourage di Brown aveva liquidato la questione sottolineando che l’autore, a Downing Street, c’era stato «per 10 minuti e molto tempo fa».
Se Lance citava fonti anonime, Rawnsley fa nomi e cognomi. L’editorialista sostiene, infatti, che il segretario di Gabinetto in persona, Sir Gus O’Donnell, avrebbe addirittura indagato sulla condotta del primo ministro e avrebbe poi deciso di parlargli, intimandolo a «calmarsi». «Non è questo il modo di fare le cose», pare che O’Donnell abbia detto Brown.
Downing Street ha smentito le accuse di Rawnsley. Un portavoce di Brown ha oggi definito le accuse «prive di fondamento», mentre un portavoce dell’ufficio del Gabinetto ha dichiarato che O’Donnell nega di aver mai chiesto o condotto un’inchiesta sul comportamento del premier. Intervistato dalla Bbc, Lord Peter Mandelson, il ministro delle Attività produttive, ha dichiarato che sebbene sia una persona «esigente», che «sa quello che vuole», Brown non ha mai trattato male nessuno.
Silenzio, invece, per quanto riguarda la «bomba» Pratt. Che sempre dai microfoni della Bbc ha accusato il premier «di lanciare il messaggio sbagliato a capi e amministratori delegati accusati d’atteggiamento prevaricante». «Negare platealmente - ha detto - non è una risposta accettabile al giorno d’oggi. Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto diverse richieste di aiuto da parte del suo staff. Alcuni hanno scaricato dal sito il pacchetto informazioni, altri hanno chiamato il numero verde: ho parlato personalmente con persone del suo ufficio. Non stiamo dicendo che Gordon Brown è un bullo», ha concluso. «Ma che le persone che lavorano a stretto contatto con lui hanno dei problemi, e ci hanno contattato».
Prima che l’edizione dell’Observer finisse in edicola correvano infatti voci che nel libro di Rawnsley si rivelava come Brown avrebbe addirittura picchiato alcuni suoi dipendenti. Respingendo queste indiscrezioni, rivelatesi poi non vere, il premier stesso aveva messo le mani avanti rilasciando un’intervista all’emittente Channel 4. «Non sono un orco. Non ho mai picchiato nessuno in tutta la mia vita», ha tuonato Brown. «Mi arrabbio, mi arrabbio con me stesso, butto i giornali per terra e cose simili».
Mattia Bernardo Bagnoli