Varie, 22 febbraio 2010
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Reiss Clotilde
• Parigi (Francia) 31 luglio 1985. Studentessa. Arrestata in Iran l’1 luglio 2009 con l’accusa di essere una spia, rilasciata dopo 45 giorni di carcere su cauzione e infine condannata ad una semplice pena pecuniaria invece che alla reclusione, dopo aver vissuto per mesi nell’ambasciata francese a Teheran nel maggio 2010 le fu permesso di tornare in patria • «Era stata una tata iraniana a insegnarle le prime parole di farsi, a far nascere in lei una vera passione per quel Paese [...] nella Repubblica Islamica non c’era finita per caso. C’era stata per studio, e da sei mesi lavorava a Isfahan, come lettrice di francese all’università. Non certo per ”spiare”, come [...] ha sostenuto l’accusa a Teheran accogliendo ”il rapporto del dipartimento di Contro-spionaggio che comprova i crimini della cittadina francese”. Crimini che consisterebbero nell’’aver partecipato a una manifestazione illegale e inviato foto e mail” (fatti che lei non ha mai negato) nonché nell’’aver inviato un rapporto all’ambasciata francese e averne redatto un altro [...] sul nucleare ira niano” (accuse ben più improbabili). Ma Clotilde [...] in tribuna le ha ammesso tutto, s’è pentita, ha chiesto la comprensione della Corte. [...] Aveva studiato storia alla Sorbona e farsi all’Inalco, l’Istituto di lingue e civiltà orientali. Poi proseguito gli studi a Lille, scienze politiche, finendo nel 2008 con una tesi sui libri di testo del le elementari della Repubblica Islamica. ”Una studentessa brillante come ogni professore vorrebbe trovare, charmante , appassionata, molto dolce e assolutamente lontana dal profilo dell’agente segreto”, dice il suo profes sore di farsi all’Inalco, Leili Anvar. Il direttore della facoltà di Lille, Benoît Lengaigne, conferma: ”Determinata, allieva eccellente”. Clotilde parte spesso per l’Iran, dove entra in contatto con l’Istituto di ricerca francese, Ifri, noto anche a chi francese non è per essere rimasto il solo centro di ricerca straniero nel Paese, punto di contatto di giovani e intellettuali iraniani e non. E tramite l’Ifri ottiene il lavoro per la cooperazione franco-iraniana. ”Soprattutto, mia figlia non è una militante, non ha un carattere rivendicativo né politico – dice Remi Reiss, il padre ”. invece onesta e altruista, chiaramente innocente. I suoi interessi sono l’arte, la cultura. Stava partendo da Teheran per un po’ di vacanza in Libano e Turchia e poi tornare a casa”. Parole di papà, si può pensare, confermate però da molti. E dalla stessa email incriminata, che i suoi amici hanno pubblicato: ”Tutto va bene, non temete per me, le violenze riguardano solo le manifestazioni – scrive va il 18 giugno 2009 ”. La situazione è difficile da capire, come lo è sapere se que sto porterà del bene all’Iran…”. Poi un paio di indirizzi su Internet per vedere foto delle proteste, con spiegazioni semplici (’il verde è il colore di Moussavi”…), commenti scontati. [...] Quando è riuscita a parlare con il suo ambasciatore [...] ha detto ”che è dura ma non è maltrattata”. [...]» Cecilia Zecchinelli, ”Corriere della Sera” 9/8/2009).