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 2010  febbraio 21 Domenica calendario

«VINCENTE IL MODELLO MEDIOLANUM TRIESTE? IL VERTICE HA OPERATO BENE»

«Antoine Bernheim è ed è stato un grandissimo presidente per le Generali. Il problema di una sua eventuale sostituzione non si sarebbe nemmeno posto, se l’ età non fosse un po’ alta». Ennio Doris, fondatore e numero uno di Mediolanum, è azionista di Mediobanca con il 3,4% (anche in proprio con una piccolissima quota), partecipazione che va accostata al 2% di Fininvest (per metà vincolata nel patto). dunque molto attento alla partita delle nomine a Trieste e ai suoi possibili riflessi su Piazzetta Cuccia. Sottolinea il terreno comune nella «ricerca della stabilità e nella valorizzazione del lungo periodo, che portano risultati». E aggiunge: «Lo stesso boom di raccolta di Mediolanum nel 2009 è frutto di questa visione che condividiamo». Com’ è stato il 2009 per Mediolanum? «Abbiamo realizzato una raccolta di quasi 6 miliardi, il doppio rispetto al 2008» Come si spiega, oltre a una certa ripresa dei mercati e della fiducia? «Con ciò che abbiamo "seminato". Nei mesi della crisi abbiamo preso tre decisioni che poi ci hanno premiato: abbiamo ridotto in modo unilaterale lo spread sui mutui a clienti nuovi e vecchi (che per noi significa 65 milioni di ricavi in meno sui 22 anni medi di contratto); sempre sui mutui abbiamo costituito un "fondo di solidarietà" capace di intervenire estinguendo il debito in casi gravi; abbiamo sostituito subito i titoli Lehman sottostanti le polizze index linked con un costo di 160 milioni portato interamente a carico degli azionisti di maggioranza, cioè Doris e Fininvest. Queste decisioni, insieme al nostro modello di business multicanale, ci hanno premiato facendoci acquisire nuova clientela e garantendoci una volta di più che quella vecchia non ci abbandona. D’ altra parte nel corso della crisi i nostri clienti si sono sentiti senza dubbio molto seguiti dai nostri family banker. A partire dal lato informativo». Perché informativo? «Pensi solo che durante la crisi noi abbiamo realizzato nei nostri studi televisivi due trasmissioni al giorno con il punto sui mercati realizzato anche con il contributo di analisti ed economisti. E i nostri promotori hanno "portato" le trasmissioni ai clienti con il computer. Per la formazione della nostra rete spendiamo più di chiunque altro». Qual è stata la raccolta nel risparmio gestito? «Nel 2009 1,9 miliardi netti, contro gli 865 milioni nel 2008». Quanto ha contribuito lo scudo fiscale? «Abbiamo avuto adesioni per 700 milioni, dei quali 600 già entrati entro dicembre. Come vede il contributo è stato limitato: circa il 10%». Diciamo che lo scudo si è diretto più verso Banca Esperia, che voi controllate insieme a Mediobanca? «Per Banca Esperia lo scudo ha significato 1,5 miliardi. Naturale: la clientela è a elevato standing. Però nei precedenti due scudi Mediolanum non era andata oltre i 200 milioni. Significa che si è ampliata la nostra base di standing più elevato». Cosa dite oggi ai vostri clienti sul tema del rischio sovrano? «Che l’ unico caso "vero" è la Grecia. Se vuole restare nella Ue dovrà fare sforzi notevoli. Ma supponiamo che non ce la faccia e la Ue non l’ aiuti: sarà costretta a uscire dall’ euro e svalutare. L’ impatto per la Ue sarà comunque limitato perché il Pil greco rappresenta il 3% di quello dell’ Unione». Diverse banche dopo la crisi stanno ripensando il modello di business. Voi? «Noi no, il nostro modello impostato sui family banker si è dimostrato vincente perché coniuga vantaggio tecnologico, costi molto bassi e rapporto tradizionale con la clientela. Direi che è il modello emergente, perché dovremmo cambiarlo?». Cosa dice sulla vicenda dei vostri agenti indaganti per evasione fiscale? «Ne abbiamo parlato nell’ ultimo consiglio ed è stato chiarito che si tratta di una vicenda che riguarda esclusivamente le persone sulle quali è in corso l’ indagine. La banca, che deplora tali comportamenti se provati, è completamente estranea alla vicenda, come peraltro tutti i clienti». Passiamo a Generali. Quindi, chi per la successione a Bernheim? « presto per dirlo. In Mediobanca non ne abbiamo ancora parlato. Certo è che le Generali sono "la" partecipazione strategica dell’ istituto, che ha quindi interesse al futuro della compagnia proiettato sul lungo periodo. Posso solo dire quindi quali dovrebbero essere le caratteristiche del presidente: le Generali sono una multinazionale, il suo presidente deve quindi avere esperienza, visione internazionale e sui mercati in generale, non solo in campo assicurativo. Capacità che ha pienamente dimostrato di avere Bernheim. Non è necessario sia un tecnico: quella è competenza degli amministratori delegati». Che possono restare due? «Certamente. Le Generali sono passate indenni per la crisi, come Mediobanca grazie alle capacità dell’ intero vertice e alla visione di lungo periodo». Fra i nomi per Trieste c’ è quello di Cesare Geronzi, presidente di Mediobanca, nonostante abbia più volte dichiarato di non essere interessato. «Geronzi è uno straordinario presidente di Mediobanca, che è molto impegnativa, e può quindi ricoprire qualsiasi altro ruolo. Ma le ripeto: in Mediobanca non ne abbiamo parlato né perciò è stato fatto alcun nome. Quando sarà il momento il tema verrà affrontato anche con gli altri soci di Generali, quelli tradizionali e quelli più recenti, che hanno fatto un investimento di lungo termine». L’ ipotesi di un prolungamento di un anno per Bernheim le sembra possa essere considerata? «L’ impostazione è di lungo periodo, ma un mandato di un anno non sarebbe in contrasto: in precedenza era la prassi». Cosa pensa dell’ ipotesi di fusione Mediobanca-Generali? «Molto semplicemente direi che non esiste».
Sergio Bocconi