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 2010  febbraio 20 Sabato calendario

NON VOGLIO ARRIVARE A 70 ANNI ANCORA DIETRO UN ABITO

Ore 7.30: caffè e giornali. «Sono curiosissimo, leggo tutto, anche la stampa locale» ore 9: altro Caffé al bar Martini, sotto casa. «Finché non prendo quello, non ingrano. L’ altra mattina si è avvicinato un tipo che mi ha sussurrato: "Bella l’ ultima collezione". L’ ho ringraziato e lui: "Ho capito, sa, perché vi siete rimessi a fare il pizzo". Mi ha incuriosito: ah sì? E perché? "Ve lo ha detto Madonna". Ci mancava solo questa: così è Madonna a dettarci le collezioni!» ore 9.30: Dolce arriva in «ufficio»: un intero appartamento con divani in velluto rosso, librerie, pezzi d’ arte, quadri di Rotella e Schnabel, tappezzeria maculata. Lettura delle mail che trova già stampate sulla scrivania: «Non ho il computer e ho vietato la posta elettronica interna: se qualcuno ha qualcosa da dirmi, alzi il telefono e mi parli! Con la chiavetta sono peggio del Totti della pubblicità. A fine marzo, promesso, farò un corso di pc» (Gabbana: «Non ci credo: in teoria lui sa tutto, solo che è pigro»). ore 10: è arrivato un nuovo giovane da inserire nell’ ufficio stile: lavorerà alla linea uomo. «Un’ ora se ne va a spiegargli come funziona qui: detesto chi lavora con gomma e matita, lo schizzo è il momento magico in cui la scarica di corrente creativa parte dal cervello e arriva sulla carta. Se usi la gomma vuol dire che sei indeciso e quello che nascerà sarà un abito senza personalità. L’ abito del dubbio». Appuntamento con il team di lavoro della sfilata del prossimo 28 febbraio. Un’ ultima occhiata alle divise della Nazionale di calcio, in partenza per il meeting di Coverciano. Analisi dei report che arrivano dai negozi Dolce&Gabbana sparsi per il mondo: «Non stiamo sempre dietro a aghi e fili: siamo stilisti, ma anche imprenditori. Leggo le classifiche dei pezzi che vendono di più, le incrocio, cerco di capire perché una cosa funziona e un’ altra no. Le nostre clienti ci mandano messaggi precisi: a volte noi ci innamoriamo di qualcosa - quest’ anno facciamo tutto a girocollo! - e poi ci accorgiamo che le donne da noi vogliono una scollatura ben fatta. Abbiamo provato a dire "e chi se ne frega" e l’ abbiamo pagata cara. Però anche gli errori servono: io li chiamo "insegnamenti". Non ti può sempre andare bene: dopo tre, quattro stagioni trionfali, mi sale sempre la paura: quando arriverà la mazzata?» ore 13.30: pranzo in «ufficio» con Gabbana (hanno un cuoco che cucina tutto senza grassi e con il minimo di calorie). «Confonderci è la norma, addirittura ci chiamano Dolceegabbana. Mi è successo anche in ospedale. "Guardate, c’ è Dolceegabbana!" ha detto l’ infermiera quando mi ha visto». «Nella creazione delle collezioni parliamo moltissimo e visualizziamo subito: più che disegnare, ci raccontiamo gli abiti. Io farei tutto squadrato, adoro il Futurismo, le linee dritte, il rigore. Stefano è romantico: fiorellini e volant sono tutta roba sua». ore 14: si riprende il lavoro. «Sono io quello che taglia e che cuce, che mette gli spilli e aggiusta gli abiti. C’ è una fase in cui non lascio proprio avvicinare Stefano ai vestiti. Ho l’ idea fissa delle giacche: mi danno sicurezza, senza giacche non so impostare una collezione!» (Gabbana: «E io ogni volta a ripetergli: ancora giacche? Ma non le vuole più nessuno!»). «Ci dividiamo i lavori: ciascuno porta avanti il proprio poi, quando è in fase avanzata, lo mostra all’ altro: l’ occhio fresco sa vedere tutti i difetti. Ogni giorno la domanda è: la nostra idea è in linea con il mondo? Perché non bisogna essere indietro, ma neppure troppo avanti: avanti quel tanto che basta ad avere in negozio ciò che la gente desidera nel momento in cui lo desidera». ore 19.30: in palestra per fare pesi. «Odio lo sport, l’ unica cosa che non faccio con Stefano è sciare». «Non voglio arrivare a 70 anni ancora dietro un abito. La Dolce&Gabbana deve possedere uno stile così preciso, definito, che anche senza di noi va avanti (quasi) da sola. Il passaggio di staffetta vorrei farlo in vita». (Gabbana: «Bel sogno, ma non dirmi che ci credi davvero»). ore 21: guardo un film su Sky, parto dal canale 300 poi faccio zapping. La tv mi tiene compagnia mentre disegno». Vita mondana? «Poca. Mi piace lo stadio, la Scala, il musical, il cinema. Ma Milano è così austera!».
Daniela Monti