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 2010  febbraio 20 Sabato calendario

SCENE DA UN GOLPE

Ero da pochi giorni arrivato a Niamey, capitale del Niger, per un seminario alla facoltà di Agronomia. Non era passata l’una, due giorni fa, quando uno dei guardiani ha fatto irruzione in casa e ha avvertito: si sentono degli spari. Si sentivano a tratti, intervallati da minuti di silenzio. In breve tempo il vociare dei bambini si è spento, e gli spari sono diventati granate, raffiche di mitra, infine colpi di cannone. Questione di due-tre ore, poi in città è tornato il silenzio.
Dopo esser stato informato dalle autorità consolari che la situazione stava tornando sotto controllo, ho preso un taxi e sono uscito: cercavo con gli occhi i segni dell’accaduto. C’è poco, una camionetta ci è passata vicino con una decina di militari sul cassone, che, armi alla mano, osservavano, semplicemente. Scendo al rond point, a meno di un chilometro dalla presidenza appena assaltata, attraverso la strada e compro due schede telefoniche dai ragazzini che le vendono abitualmente in quell’incrocio.
Per gli abitanti tutto è normale, quindi lo è anche per me. Le persone chiacchierano per strada, i negozi sono aperti, i guardiani delle residenze parlano tra loro. Alle sei la radio nazionale interrompe le normali trasmissioni e attacca, senza una parola, con marce militari. la conferma: colpo di stato, i militari hanno occupato la radio.
Penso a cosa capiterà nelle prossime settimane se la cooperazione internazionale sarà bloccata, come avvenne già per il golpe del ”99, e se quindi tutto il lavoro dei colleghi e mio, e delle Ong, e dei volontari, rivolto sempre e soltanto al benessere della popolazione, specie la più povera, sarà fermato, e per chissà quanto.
Mando qualche sms ad amici e conoscenti, per tranqullizzarli, anche perché sul web si legge di carri armati per le strade. Ma l’esercito del Niger non ha in dotazione alcun carro armato e nessuno ne ha visti.
Stefano Bechis*

*tecnico di ricerca presso il Dip. Economia e Ingegneria Agraria, Università di Torino