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 2010  febbraio 21 Domenica calendario

«ERO LA LOLITA DEL CRAZY HORSE E LA REGINA DELLO STRIP. ORA MI METTO A NUDO DAVVERO PER VOI»

Rosa Fumetto, che vitalità. Uno si aspetta che una star come lei, ex prima ballerina del Crazy Horse, si presenti accompagnata, magari su un’auto di lusso. Invece eccola in motorino, casco e abbigliamento sportivo. E tanta energia.
«Non ho la patente e non mi piace dipendere da altri. Sono sempre in movimento. Anzi, teniamo d’occhio l’orologio che più tardi devo andare a karate».
Scusi?
«Ho iniziato da poco, per ora sono soltanto cintura bianca. Mi piace perché allena il fisico, l’equilibrio, la coordinazione, la memoria. un po’ come stare sul palcoscenico». Come mai questo sport?
«Qualche mese fa, a Parigi, Montmartre, noto uno strano vestito in un cestino. un kimono nuovo. Lo prendo e decido di imparare». Rosa, è in gran forma. Quando la gente la riconosce che dice?
«Molti mi fermano perché ero il loro mito, si complimentano». Già,simbolo erotico di intere generazioni. La infastidisce essere ricordata così?
«Mi disturba un po’, è come essere messa sempre a nudo. Un francese non lo farebbe». Karate a parte: che fa ora?
«Sto scrivendo un libro sulla storia e il fascino dello strip con un ex professore della Barkley University». Titolo?
«’Conversazione tra un accademico e una stripteaseus”». Mai pensato di aprire un corso di spogliarelli?
«Me lo chiedono spesso».
E non accetta?
«Vogliono una scuola di lascivia e non si spreca una laurea per bypassare vizi quotidiani».
Nella vita privata fa spesso strip? «Mai. Riesco sempre a condizionare i miei partner, non lascio loro il tempo per pensarci...». Bella risposta. Rosa Fumetto, già che ci siamo le va di raccontarci
qualcosa su di lei? sposata?
«Single. Ora c’è poca scelta».
Figli?
«Nessuno. Odio la famiglia. In Italia è diventata solo un contratto. O un ricatto». Le manca la tv?
«No. Mi piacerebbe lavorarci, non per apparire, ma per organizzare. Anche girare documentari senza limiti di genere: d’inchiesta o costume, a Roma o Parigi gli spunti non mancano».
Come mai si è stabilita qui? «Per lavoro. Roma era splendida, il centro del mondo con le bellezze di un paesino. Ora è cambiata, trasuda usurpazione. Rimpiango Parigi, mi piacerebbe tornare a Torino».
Allora torniamoci insieme a Torino. Facendo un salto indietro nel tempo per raccontare la piccola Fumetto. «Nasco il 22 agosto del 1946». Complimenti, nessun imbarazzo a svelare la data. Di solito le donne... «Mai nascosto gli anni. Il fisico e l’aspetto mi hanno sempre permesso tutto».
Mai ritoccata chirurgicamente?
«No, ma se avessi molti soldi lo farei ora. Mi opererei per recuperare qualche diottria».
Dicevamo della data di nascita.
«Sa quando mi arrabbio, invece? Quando scrivono il mio vero nome e cognome. un atteggiamento idiota, questione di privacy: credo di avere diritto a una doppia vita, una pubblica e una privata».
Che bambina è Rosa Fumetto?
«Tremenda, sempre spettinata. Mamma fa la ballerina, papà il giornalista a Milano». Scuole?
«Istituto di suore a Torino, poi Liceo a Milano». Primi fidanzatini in Italia? «Uno solo ma importante, con cui vado a convivere a 17 anni. più grande di me, è benestante e lo adoro perché è... adorabile. Resto incinta. Interrompo la gravidanza. Quando lo trasferiscono per lavoro a Cape Town mi chiede di seguirlo, mi vuole sposare».
Dice di sì?
«Sono gli anni della rivolta giovanile, non mi ci vedo in casa a fianco del capofamiglia. Rifiuto il matrimonio borghese e il tempo per
me si ferma».
In che senso?
«Sto male, mi ammalo di bulimia. Nelle crisi più acute ingrasso di 4 kg in poche ore, mangio farina e acqua. E quando ho bisogno di vomitare butto giù cibo per gatti. Non mi piaccio, mi considero brutta».
E non è attratta dal mondo dello spettacolo? «Per nulla. Anzi, lo odio. Finché...». Che succede?
«Sono a Torino con amici, pizza sul lago di Avigliana e si fanno le 4 di mattina. Al ristorante entrano due tizi, uno è un impresario che conosco tramite mia madre. Mi presenta l’altro, che mi osserva attentamente: ” proprio la ragazza che sto cercando per fare la scugnizza napoletana. Oui, oui, oui”».
E lei?
«Dal mio 1 metro e 62, capelli disordinati, aria petulante e vestitino acquistato all’Upim non capisco chi sia, cosa vuole e cosa lo entusiasmi. Chiedo chi è. ”Piacere, Alain Bernardin, padrone del Crazy Horse. Ha mai visto Parigi?”. I nostri occhi si studiano. Rispondo: ”No”. ”Se
vuole la ingaggio da
to. Tra poche ore ho un aereo per la Francia, venga con me una settimana, se poi le piace si può fermare”». Accetta?
«D’istinto. E parto, con in tasca solo 10 mila lire e senza nemmeno passare da casa». Ci porti con lei in questa fantastica esperienza. Aprile 1968, si decolla a fianco di Bernardin.
«In aereo lo osservo, mette soggezione. Esteticamente è una via di mezzo tra Woody Allen e Nanni Moretti. Non ho il coraggio di dire nulla. Arriviamo a casa sua, è una specie di palazzo di Versailles in cui vive con la prima e la seconda moglie. Mi sistemo nella dependance. Per due mesi lo seguirò in ogni movimento, casa, lavoro e feste, facendo il suo cagnolino, sempre zitta. Sarà fondamentale per conoscerlo e permettermi di entrare nel suo mondo dalla porta principale». Impatto con il Crazy Horse?
«Resto impressionata dalla devozione e dal rispetto che tutto lo staff ha per Bernardin. Il locale è a forma di ragno, con una zona centrale da cui partono specie di zampe». Rosa, chiuda gli occhi e pensi a un odore che le ricordi quel primo in-
gresso al Crazy Horse.
«Profumo di velluto, moquette, tutto fatto a mano e cambiato ogni settima-
na».
Giorno e notte a fianco di Bernardin: chissà quanti incontri storici... Uno indimenticabile? «Dopo una settimana conosco Salvador Dalì».
Urca. Raccontiamo?
«Festa in cui c’è la crème della crème di Parigi, donne meravigliose, palazzo immenso, pareti alte e tende di velluto. Io, con il mio vestito dell’Upim, mi sento a disagio e mi nascondo per metà dietro a una tenda, come fosse un sipario. Bernardin va a salutare Dalì, che è seduto su un trono. Si parlano, Alain mi indica e Dalì mi chiama: ”Viens vers moi”, venga verso di me. Sembra che si aprano le acque, tutti si spostano».
E lo raggiunge.
«Batte le mani, chiede: ”Pinceau”, pennello. E dipinge un quadro su cartoncino, che mi regala». Cosa raffigura?
«Il tema della festa è la formica, disegna strane figure di animali che si intrecciano». Lo conserva ancora?
«Putroppo me l’hanno rubato».
Rosa, torniamo a Bernardin. Personaggio carismatico, intrigante. «E severo. Dà suggerimenti su tutto, prepara gli spettacoli nei dettagli, organizza speciali giochi di luce per mettere in evidenza i pregi o nascondere i piccoli difetti di ogni ballerina».
E voi vi spogliate. Integralmente.
«Ci fidiamo ciecamente di lui. Il nostro non è uno strip classico e volgare, ma uno spettacolo raffinato, combinato con moda, design, fumetti, musiche dell’epoca». Bernardin, di lei, apprezza soprattutto il ”lato B”.
«Sa come lo capisco? Siamo a tavola e, indicandomi, disegna su un tovagliolo il profilo del mio sedere. Che poi mostra con ammirazione ai presenti».
Come nasce il nome d’arte Rosa Fumetto? «Lo decide Alain, sostenendo che dietro a una sbarra di me si vedrebbero solo le labbra e il culo. Come se fossi un fumetto».
Già, il suo didietro è considerato da tutti perfetto. «Ma non lo è. A 12 anni, un’iniezione fatta male, mi ha lasciato un’aderenza sulla natica destra. A fare la differenza però, per Bernardin, è la mia Riviera di Venere».
Ops. Scusi l’ignoranza: che è?
«La linea orizzontale del sedere che si unisce alla linea verticale delle cosce: quel rombo che si forma è la Riviera di Venere. Sa cosa amava ripetere Alain? Che quando Dio ha creato la donna l’ha fatta girare di schiena e poi ha appoggiato il pollice proprio in quel punto».
Lato b, sedere, culo, deretano. Quale è il termine migliore? «Culo. Cu-lo. Cu-lo. Senta come suona bene e quanto è gratificante pronunciare questa parola. Sa che i francesi ce l’invidiano?».
Il suo era naturale? O super palestrato? «A quell’età non c’era bisogno di far nulla. Ora il mio allenamento è fare su e giù dal motorino».
E ottiene buoni risultati, complimenti. Torniamo al Crazy Horse.
Dopo 3 anni la prima crisi.
«Sono stufa e voglio andarmene a Londra, non mi sento
considerata. Una sera, allora, decido di farmi licenziare». E cosa fa? «Senza dire niente a Bernardin boicotto lo spettacolo e improvviso un numero da scimmia, clownesco, grugnisco, mi gratto, metto le dita nel naso».
Risultato?
«Trasmetto adrenalina, il pubblico gradisce e Alain, che è un genio, capisce. ”Ok, da domani in poi fai sempre la stessa cosa”».
E diventa la numero uno, amata e corteggiata. E inaccessibile. «Nessuno può arrivare al camerino e al massimo mi si possono spedire delle lettere. Pensi che una volta un tipo, non ricordo chi, forse un arabo, offre 50 milioni al cameriere per portarmi un bigliettino».
E che c’è scritto?
«Se mi fa questa domanda non ha ancora capito
che posto fosse il Crazy Horse. Il cameriere ha rifiutato! Questione di serietà, eleganza. E di guadagno: lui e i suoi colleghi erano gli uomini di fiducia di Alain, avevano uno stipendio altissimo».
Ad assistere ai vostri spettacoli ci viene l’intero mondo. Un personaggio da ricordare? «David Bowie. Al suo arrivo si blocca il locale: ha i capelli rossi ed è truccato come un Ufo».
Rosa, in quegli anni lei è single?
«Mi fidanzo subito con Tony Harvey, il più bravo chitarrista acustico inglese che suona con Vince Taylor».
Altre storie?
«Nella mia vita ho avuto 10 fidanzati veri, tutti 10 diversi tra loro con 10 vite differenti. Ho provato tutto, sono stata con un grande architetto, un grande poeta, un grande antiquario, una grande rock star, un assassino...».
Oplà. Tutti personaggi affascinanti, complimenti. Perdoni la cattiveria: mai stata con un semplice operaio? «Avessi trovato un grande operaio, mi ci sarei fidanzata».
Buona questa. Dell’assassino approfondiamo dopo. La rock star è Johnny Hallyday, vero? «Storia intensa. All’inizio forse lui si fidanza per far ingelosire la moglie Silvie Vartan e ci sfruttiamo a vicenda, ma poi mi ama. E mi chiede di sposarlo».
Rosa Fumetto, lei era la maestra della seduzione. Ma che rapporto aveva con il sesso? «Stiamo parlando dei primi anni ”70, periodo di libertà sessuale, pillola, amore di gruppo».
E non si fa mancare niente.
«Dimostro 16 anni, sono ricca, al top fisicamente, una vera lolita. Ci si sballa quasi ogni notte». La volta che non dimenticherà mai? «Cena con cadavere di pescecane». Scusi?
«Festa a casa del pittore spagnolo
Carlos Araujo, a fine serata arrivano sul tavolo piccoli pezzi di pescecane che sembrano stoccafisso». A che servono?
«La carne, quando va in putrefazione, produce acidi che sono dopanti». Quale è l’effetto?
«Appena ingerisci il cibo, ti sale su per il naso un odore fortissimo di ammoniaca. E ti senti un King Kong».
A proposito di droga, in Italia se ne fa un gran parlare dopo la confessione di Morgan. «Chiariamo che la droga fa male. L’abbinamento con il mondo dello spettacolo però è reale. Una rock star a volte ha bisogno di qualcosa per affrontare il palcoscenico, a volte per combattere la depressione quando ritorna nella normalità». Rosa, perdoni la domanda diretta. Mai provato la cocaina?
«Se vuole le racconto la prima volta». Prego. «Ai tempi del Crazy Horse, nel ”72, ho problemi di sinusite. Vado dal più bravo otorino di Parigi, che mi stura le narici con dei ferri particolari e mi chiede 300 franchi. Appuntamento per il giorno dopo».
E?
«Ci torno, stessa terapia, 300 franchi e appuntamento al giorno dopo. Dopo altre due sedute così, lo interrompo: ”Scusi, guadagno 350 franchi a sera e ne devo spendere 300 da lei. Perché?”. ”Ogni volta è una piccola operazione chirurgica”. ”Allora vado in ospedale, costerà meno!”. ”Signora, in ospedale, sui ferri, non ci mettono la cocaina...”. Capito?». Coca utilizzata per fini terapeutici. «Vede che Morgan non ha detto cose così assurde?».
Poi l’ha sniffata ancora?
«Mai più sofferto di sinusite...».
Altre droghe?
«Uno dei miei 10 fidanzati l’antiquario morirà per overdose. Una volta mi infila nel naso dell’eroina. Sto malissimo, vomito. Mai più provato».
Rosa, cambiamo argomento, ma restiamo in tema uomini. Diceva dell’assassino... «Per un periodo mi fidanzo con Pierre-Dominique Giacomoni, che poi scriverà il libro ”J’ai Tué Pour Rien”, ho ucciso per niente».
Ma lei sapeva?
«No, ma non chieda altri particolari. Altrimenti cosa scriverò nell’autobiogafia che sto preparando?». Giusto. Quando decide di mollare il Crazy Horse e Bernardin?
«Dopo nove anni».
Alain morirà nel ”94 a 75 anni: colpo di pistola alla tempia. «Un dramma, per me. Umano e anche professionale: avevo rinunciato alla liquidazione e sapevo che lui sarebbe stato un paracadute in qualsiasi momento».
Torniamo a lei. Saluta Parigi e va a Roma. «Il mio agente, però, mi stima poco, vengo considerata una meteora. E capisco che il mondo dello spettacolo, in Italia e forse altrove, non è bambagia come a Parigi da Bernardin. Questo mi indurisce e mi rende diffidente. E odio la diffidenza». Nemmeno una persona carina, con lei, qui in Italia?
«Adriano Panatta. A una cena mi vede triste e mi tira su dicendomi: ”Ricordati che sei una numero uno. Io lo so perché i numeri uno tra loro si riconoscono subito. Ma gli altri non lo vedono...”».
Nel 1983 si esibisce per ”Il cappello sulle ventitre”. «Ospito in Italia un’amica del Crazy Horse, Trucula Bon Bon. La porto con me al provino e ci scelgono». Rosa Fumetto diventa la prima donna a posare nuda sulla Rai.
«Alla quarta puntata, mentre registriamo, Trucula ha un vestito un po’ largo che ogni tanto le scende sul seno. E lei lo rimette a posto. Dietro le quinte il regista Mario Landi impreca perché vorrebbe rubare qualche immagine piccante in più. Lo sento, chiedo la telecamera principale, faccio aprire l’audio e mando Trucula nel camerino: ”Sei un porco. Vuoi il nudo? Te lo do io”. E faccio uno strip integrale».
 il boom. Lei sarà la diva di altre 140 puntate. Poi basta. «Finisce il contratto e mi propongono solo cose squallide. Nessuno capisce che io non offro il nudo, ma lo organizzo. Che non mi faccio usare, ma uso».
Rosa, ultime domande veloci. 1) La migliore spogliarellista di adesso? «Dita von Teese. in completo bilico tra il burlesque e lo strip tease, morbida come una panna e allo stesso tempo irraggiungibile».
2) Tra le attrici di adesso chi avrebbe fatto bella figura al Crazy Horse? «Monica Bellucci. terribilmente sensuale».
3) Il più bel culo d’Italia di adesso?
«Basta passeggiare e se ne vedono 4 o 5 per ogni strada». 4) Cosa la conquista di uomo? «Lo strabismo di Venere». Ultimissima. Rosa Fumetto ha dei sogni?
«Vincere al Lotto e fare un bel viaggio: andrei per sei mesi a Berlino. Ora, invece, la saluto e vado a karate. Sono già in ritardo».