Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 20 Sabato calendario

BERLUSCONES DECIMATI NEL PARTITO PULITO

Se ne può ridere, sarebbero finalmente certe le dimissioni del sottosegretario Nicola Cosentino di cui la Cassazione inutilmente perorò l’arresto per collusione col clan dei Casalesi. Si può apprezzare la forza squisitamente simbolica di un Berlusconi-Kronos che divora, espellendolo non dal Monte Olimpo ma addirittura da Montecitorio, Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. E insomma, che cosa succederebbe se davvero diventasse legge la nuova idea berlusconiana, simbolicamente precisissima e legislativamente confusa, di nuova moralità politica? Intanto, salterebbe un bel pezzo di governo, via Raffaele Fitto rinviato due volte a giudizio per corruzione e finanziamento illecito, via Altero Matteoli, per quanto salvato dal tribunale dei ministri dal reato di favoreggiamento, via Roberto Maroni che ha reintrodotto il reato di resistenza a pubblico ufficiale avendolo a suo tempo commesso, e via perfino Umberto Bossi incappato in Mani Pulite per la maxitangente Enimont.
L’esercizio di applicare a oggi una legge che al momento è il fumo senza l’arrosto può sembrare peregrino. Ma se ci si prova, si scopre che non muterebbero di molto i numeri, trasmuterebbe completamente invece l’aspetto gelatinoso che ha assunto la politica. Muterebbe, cacciando i mercanti dal tempio legislativo, l’essenza stessa del berlusconismo.
I dati certi risalgono al 2008, e sono a cura degli studiosi di carte processuali Peter Gomez e Marco Travaglio. Sono un dieci per cento i parlamentari che hanno avuto a che fare con la magistratura. Pochi i condannati, e tra questi non più Calogero Mannino, lapidariamente assolto in Cassazione. La legge proibisce attualmente ai condannati almeno a 2 anni per reati contro la Pubblica Amministrazione di candidarsi nei Consigli provinciali, comunali, regionali. Il Parlamento invece è la salvezza: la Giunta per le autorizzazioni a procedere può intervenire solo se la magistratura chiede provvedimenti che violino la libertà personale, dalla perquisizione, all’intercettazione, all’arresto. E la Giunta, così come l’Aula, ai magistrati in questa legislatura ha risposto sempre picche. Dieci condannati sono del Pdl: Massimo Maria Berruti (favoreggiamento), Umberto Bossi, Giulio Camber (millantato credito), Giampiero Cantoni (patteggiamento per corruzione e concorso in bancarotta), Giuseppe Ciarrapico (crac Ambrosiano, sfruttamento minorile, truffa pluriaggravata), Marcello De Angelis (banda armata e associazione sovversiva, per Terza Posizione), Marcello Dell’Utri, Renato Farina (ha patteggiato per favoreggiamento nel sequestro Abu Omar), Domenico Nania (lesioni personali), Roberto Maroni, Salvatore Sciascia (corruzione di ufficiali ), Antonio Tomassini (falso in atto pubblico). Uno del gruppo misto, Giorgio La Malfa (finanziamento illecito). Due dell’Udc, Giuseppe Naro (abuso d’ufficio) e l’ex Pd Enzo Carra (falsa testimonianza), e un Pd, Antonio Papania (ha patteggiato per abuso d’ufficio). Passasse la nuova idea berlusconiana, l’ineleggibilità dei condannati, si tratterebbe di cambiare il presidente della commissione Esteri Cantoni, e di rinunciare a Tomassini, l’uomo della legge sul fine vita tagliata su misura del fine vita di Eluana Englaro.
Per l’opposizione sarebbe meno grave, Enzo Carra, l’ex portavoce di Forlani che finì ammanettato ai tempi di Mani Pulite, è in fondo «solo» l’ex portavoce degli ex teodem di Rutelli. Se poi Berlusconi seguirà Berlusconi fino in fondo, e basterà meno di una condanna per non varcare il Palazzo, il conto è tutta un’altra storia. Decine e decine di indagati, compresa la berlusconianissima new entry Elvira Savino. L’ha perso perfino Di Pietro, che naturalmente nel conto mette Berlusconi stesso. La situazione, ammette, è peggiorata. E se lo dice lui.
Antonella Rampino