Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 21 Domenica calendario

CONFESSIONI. MONICA FAENZI

Se la Mattel facesse la Barbie ”Regionali 2010”, sarebbe un clone di Monica Faenzi. Frangetta liscia platinata, sorriso Durban’s, zigomo scolpito e una silhouette che rasenta la perfezione: 90-60-90 centimetri per un metro e 80 di altezza. Ma guai a chiamarla velina. Anche perché lei a differenza di tante bellone del PdL, un curriculum politico ce l’ha. Classe 1965, assessore alla Cultura del Comune di Grosseto dal 1998, viene eletta primo cittadino di Castiglione della Pescaia nel 2001 e confermata nel 2006. stata il primo sindaco d’Italia a fare la voce grossa con un premier, nell’agosto 2007, quando rinfacciò a Romano Prodi di aver piantato le tende nel suo Comune senza neanche andarla a salutare. Così si guadagnò
un seggio in Parlamento nel 2008. E oggi è una delle quattro Silvio’s girls in lizza per le Regionali, voluta fortemente dal premier, che l’ha imposta in Toscana ai maggiorenti dell’ex An, locali e nazionali.
Monica Faenzi, l’ennesima bella bionda alla corte di ”Re Silvio”.
«Il mio percorso politico dimostra che io non sono una velina. E ormai ho un’età».
Crede che se fosse stata una cozza il Cavaliere l’avrebbe candidata in Toscana? «Non credo che lui si sia lasciato sedurre dalla bellezza, ha voluto vedere anche il
mio curriculum. Poi, se uno ha un aspetto gradevole, non guasta. In un uomo a me colpisce più il fascino della bellezza».
Berlusconi è un uomo bello o affascinante?
«Affascinante, e molto istintivo. Percepisce a pelle i bisogni del Paese. E non si ferma all’apparenza». Sarà, ma la scelta inizialmente era ricaduta su Riccardo Migliori, ex An, che però non ha la sua silhouette. «Berlusconi ha sentito che la Toscana è una Regione stanca che ha bisogno di una ventata di dinamismo e di vivacità. Di una donna libera come me».
In che senso ”libera”?
«Sono iscritta al PdL, ma nessuno da sindaco mi ha mai detto come dovevo amministrare il Comune». In An c’è chi mastica ancora amaro e fa notare che Migliori ha più esperienza di lei, essendo stato consigliere al Comune di Firenze e alla Regione. «Sicuramente Migliori è più esperto di me e ha dimostrato di essere un gran signore, che sa rispettare le regole e le decisioni di partito. Sarebbe stato un ottimo candidato alla Regione Toscana».
Anche perché Migliori è di Firenze, mentre lei è di Grosseto. « come se in Lombardia avessero candidato uno di Sondrio», mormorano i suoi detrattori. «Io sono nata a Grosseto e ho vissuto 15 anni nella campagna di Castiglione della Pescaia. Noi grossetani saremo più burini, ma non credo che sia essenziale essere fiorentini per governare bene la Toscana». Cosa ricorda della sua infanzia campagnola?
«Ero una bimba molto paurosa. Credo di aver fatto
diventare le mie debolezze punti di forza. Ricordo una mia compagna di scuola che mi picchiava dalla prima elementare. In quinta mi sono ribellata e le ho mollato un cazzotto. Da allora è cambiato tutto».
Lei ha una sorella gemella. Che rapporto avete?
«Io e Cristina abbiamo sempre fatto tutto assieme: la pallavolo, il liceo e l’università, dando gli stessi esami di Giurisprudenza lo stesso giorno. Ci siamo anche laureate lo stesso giorno con la stessa tesi in Filosofia del diritto. L’unica cosa che non condividiamo è la passione per la politica, ma mia sorella è una mia accanita sostenitrice».
Quando è nato in lei il sacro fuoco della politica?
«Quando ero a Grosseto. Entrai da indipendente, come assessore alla Cultura per il Movimento autonomista toscano, nella giunta forzista di Alessandro Antichi, che nel ”97 conquistò Grosseto dopo cinquant’anni di strapotere della sinistra».
E quando decise di aderire a Forza Italia?
«Quando divenne coordinatore regionale Denis Verdini. Fu lui a chiedermi di entrare». Che idea si è fatta lei dell’inchiesta fiorentina sugli appalti che ha travolto anche Verdini?
«Questa vicenda dà la misura della pericolosità delle intercettazioni. Spesso quando si parla al telefono conta molto il tono in cui si dicono le cose. Specie per i toscani, che hanno un linguaggio molto colorito e che trascritto sulla carta assume tutt’altro spessore». Verdini ha pronunciato anche frasi molto impegnative con Riccardo Fusi, l’imprenditore accusato di aver esercitatopressionisudiluiperotteneredegliappalti, tipo «tu sollecita, poi intervengo io».
« da 13 anni che sono in politica, può capitare che ti chiami l’amico e che tu risponda: ”Non ti preoccupare, ci penso io”. Ma tra il dire e il fare...». Verdini ha rivendicato la sua amicizia con Fusi. «Vuol dire che non ha nulla da nascondere. Io credo nell’assoluta estraneità di Verdini a tutta questa inchiesta. Che, ricordo, ha colpito anche la sinistra fiorentina. Ma non si può andare avanti così. Occorre al più presto una legge che vieti la pubblicazione delle intercettazione durante le campagne elettorali».
A lei è capitato spesso di segnalare qualcuno?
« capitato che qualcuno mi abbia chiamato per chiedermi di aiutarlo a trovare lavoro o una casa. E io, quando posso, cerco di dare una mano. L’importante è farlo per tutti. Il politico ha anche questo ruolo».
Al di là delle responsabilità, i rapporti che emergono dalle intercettazioni non sono imbarazzanti per chi esercita un ruolo pubblico? «Ma come fa a non avere rapporti chi fa politica?». C’è un accanimento giudiziario contro Verdini?
«Io credo nella magistratura. Però i fatti dimostrano che talvolta c’è un accanimento da parte delle procure, soprattutto per i tempi in cui escono le inchieste. sospetto che certe vicende vengano tirate fuori proprio nelle scadenze elettorali».
Quindi, sposa la tesi della magistratura a orologeria?
«C’è una guerra in atto tra potere politico e magistratura. Il problema è Berlusconi: un uomo rivoluzionario che ha cambiato la storia rompendo gli equilibri. Quindi cercano di eliminarlo. Non solo certi magistrati, ma anche chi controlla i giornali e la finanza». C’è chi ritiene che Verdini avrebbe dovuto dimettersi. «No, e nemmeno Bertolaso. Mai dimettersi dai propri ruoli, in particolare quando si ha la coscienza pulita».
Non crede che l’esempio di Marrazzo e Delbono, che si sono dimessi una volta indagati, faccia risaltare negativamente i casi di Bertolaso e Verdini? «Evidentemente non avevano la coscienza a posto». Ha mai avuto sentore di questo sistema di malaffare nella gestione degli appalti fiorentini?
«No, ma non mi ha sorpreso».
Da governatore cosa farebbe per disinnescarlo?
«Non un codice etico. Sceglierei gli uomini e le donne giusti». E se un imprenditore facesse pressioni su di lei per ottenere un appalto?
«Mi è successo tante volte da sindaco, ma io sono rigorosa. A ogni imprenditore ho sempre chiesto la cosiddetta ”tangente per il Comune”. Ho sempre privilegiato chi, oltre ad ottenere, lasciava qualcosa al Comune in termini di opere pubbliche, sponsorizzazioni... In Regione intendo porre fine a questo andazzo. Sento ancora di più l’orgoglio della missione che mi è stata affidata, che è quasi impossibile sulla carta». Come ci si sente nei panni di un candidato a perdere? «Come uno che deve dimostrare di più. Ma io non sento la responsabilità del risultato, perché ha molto più da perdere il mio avversario del Pd. E poi mi è stato chiesto da Berlusconi. Non avrei potuto rifiutare». Cosa le ha detto il Cavaliere per convincerla?
«Che riteneva fondamentale la mia candidatura, ma più che altro che crede nelle donne. Secondo lui, sono più brave perché sanno sacrificarsi di più per la missione politica».
Che considerazione ha Berlusconi delle donne?
«Le vede come una grande risorsa. Ha delle figlie femmine, quindi ha potuto sperimentarlo in famiglia. Al di là di tutto quello che si dice, nella storia sarà colui che più di tutti ha dato spazio e potere alle donne».
E allora perché vi ha piazzate tutte e quattro nelle Regioni governate dalla sinistra? «Perché crede talmente nelle donne da ritenere che solo noi possiamo ribaltare il risultato dove la sfida è più difficile. E poi chi l’ha detto che non vinciamo?». stata lei stessa a dire: «Io parto svantaggiata». «Perché so che il centrosinistra ha più voti di noi». Berlusconi l’ha subito corretta dicendo che «nelle Regioni rosse non partite svantaggiate». L’ha bacchettata per la sua gaffe?
«No, mi ha incoraggiata».
Le ha offerto una contropartita in caso di sconfitta?
«No, non mi ha promesso niente, com’è giusto che sia. Se l’allenatore ti chiama a rivestire un ruolo, tu lo devi fare. Ho giocato 15 anni a pallavolo, in serie B, partecipando spesso ai raduni della Nazionale, e ho assunto tutti i ruoli che l’allenatore mi assegnava. Sono una persona di squadra: so stare in panchina quando è necessario, ma sono pronta a scattare quando è il momento di scendere in campo». Quando ha conosciuto ”l’allenatore” del PdL?
«La settimana prima della candidatura in Regione».
Anche nel PdL fanno notare che Enrico Rossi, il candidato del Pd, è più preparato di lei: è stato dieci anni assessore alla Sanità nonché sindaco di Pontedera, che è più grande di Castiglione della Pescaia.
«Io non ho un’esperienza di governo regionale, ma lui ha già dimostrato di non saper governare. Ha fatto un programma elettorale dicendo che in Toscana non funziona niente, ma dimentica che c’era lui al governo. Il ragionier Rossi è un uomo di regime, che non potrà agire liberamente perché dovrà sottostare a grandi compromessi con l’estrema sinistra con cui è alleato. Con lui tutto resterà tale e quale». Chi teme di più tra i suoi avversari, Enrico Rossi o Francesco Bosi, candidato dell’Udc?
«Nessuno. Rossi ha creato un sistema di potere, potrà contare su un maggior numero di voti, molti di tipo clientelare. Bosi ha fatto una scelta sbagliata: mi chiedo se l’Udc sia veramente al centro in Toscana».
C’è rimasta male che Casini non l’abbia sostenuta?
«No, perché quella di Casini è una politica ambigua che non mi appartiene. L’Udc ha creato tali perversioni nel Paese con le sue alleanze ballerine, che oltre ad aver perso una posizione di leadership centrista, ha creato situazioni locali di grande disagio. L’Udc è alleataconmeaCastiglionedellaPescaiaeprenderài voti della mia buona amministrazione».
Se vincerà, che farà nei suoi primi 100 giorni da governatore? «Qui serve una rivoluzione, occorre spazzare via questo faraonico sistema di strutture e sovrastrutture. Farei interventi simbolici e di sostanza».
In concreto?
«Abolirei l’Assessorato alla pace e al perdono, un’operazione di facciata, inutile e dispendiosa. Eliminerei anche la Festa della Toscana, che dovrebbe servire a promuovere l’identità toscana la quale, invece, passa attraverso azioni più concrete: risoluzione della crisi economica, valorizzazione delle nostre imprese, dell’artigianato e delle tradizioni popolari».
Interventi di sostanza?
«Abrogherei la legge sull’immigrazione clandestina approvata a giugno dalla Regione, che in realtà legittima la clandestinità prevedendo una ”cittadinanza sociale” a favore degli immigrati irregolari e creando un razzismo al contrario nei confronti di quelli che vogliono sottoporsi alle nostre regole e cultura». Sull’immigrazione lei è più vicina alle posizioni di Gianfranco Fini o della Lega?
«Della Lega. Cinque anni per diventare cittadini italiani sono assolutamente insufficienti. Fare una riforma simile significa svilire il valore stesso della cittadinanza».
Raderà al suolo le moschee in Toscana?
«No. La libertà di culto deve essere tollerata, ma le moschee vanno sottoposte a rigido controllo e a regole ben precise. E alla costruzione di nuove moschee direi di no».
Se il governo designasse la Toscana come sito nucleare, lei si opporrebbe? «No, sono favorevole al nucleare. La Toscana sconta un ritardo di vent’anni per colpa di un referendum che ci è costato 50 miliardi di euro. Le tariffe dell’energia elettrica diminuirebbero dal 30 al 50 per cento perché non saremmo più dipendenti da Paesi anche instabili politicamente. Il nucleare è una risorsa indispensabile per tutto il Paese. Per altro, non inquina». Era nuclearista anche quando era radicale?
«Sì. Ho simpatizzato per i radicali una ventina di anni fa sulla scia del mio ex marito, che mi ha sempre detto: ”Sei radicale e non lo sai”».
 così?
«Su molte cose la penso come i radicali. Ho raccolto le firme per la libertà di ricerca scientifica». Pensa radicale anche su testamento biologico ed eutanasia?
«No. Sono contro l’eutanasia e sul testamento biologico sono più vicina a Quagliariello che a Fini: idratazione e alimentazione devono essere obbligatorie». Qual è la sua posizione sulla RU486?
«Non deve diventare un trattamento diffuso e senza controllo medico. Io non avrei legalizzato così facilmente la pillola abortiva. Mi spaventa che circoli così liberamente soprattutto tra le giovanissime. Lo dico da mamma di una figlia acquisita di 15 anni».
Porta un Crocifisso al collo. Crede in Dio?
«No, ma applico i principi del cristianesimo, perché li ritengo giusti, mi rendono una persona migliore e perché la mia formazione familiare è cattolica». Lei ha un figlio dal primo matrimonio e vive col suo compagno che ha altri due figli. Come si sta in una famiglia allargata?
«All’inizio ho vissuto momenti difficili. I figli del mio compagno non mi hanno accettato subito, ci siamo amati piano piano. Nonostante il mio matrimonio sia andato male, io credo nella famiglia e l’ho ricostituita. E la considero il mio più grande successo, non solo perché i figli del mio compagno mi amano, ma con mio figlio si considerano fratelli. E tutti e tre dichiarano di essere più felici di prima».