Francesco Piccolo, lཿUnità 22/02/2010, 22 febbraio 2010
CORSIVI
Il grado di imbarbarimento di un paese lo si misura di sicuro dalla corruzione, dagli scambi di favore tra poteri diversi e dal lungo elenco di volgarità che fanno dell’Italia un paese con un grado di imbarbarimento altissimo. Questo lo sappiamo bene.
Quello che sappiamo meno bene è che il grado di imbarbarimento si misura anche dai modi e dalle argomentazioni che usano coloro che stanno dalla parte giusta per accusare coloro che hanno sbagliato – e soprattutto coloro che è solo presumibile abbiano sbagliato. In un paese davvero civile, bisogna avere il coraggio di sostenere che nessuno, nemmeno il peggior accusato, può essere processato in tv o dalle chiacchiere in autobus. E di ricordarlo anche quando questa formula la usa Ghedini, oppure lo dicono coloro che difendono Bertolaso e i suoi amici. Un principio di civiltà ha un valore maggiore degli accadimenti contingenti. Fino a qualche tempo fa (ormai non più), i giornali di sinistra, i politici di sinistra, gli intellettuali che ascoltavamo con ammirazione, insegnavano tutt’altro: e cioè che la politica, l’informazione, l’opinione pubblica, le persone tutte, si debbano occupare del primo livello, quello visibile e che riguarda davvero tutti: se una persona ”pubblica” ha dei problemi giudiziari, etici, se viene meno alle promesse e alle regole della gestione del potere, si deve dimettere o deve venire allontanato dalle cariche che riveste. Il secondo livello, quello dei processi, delle accuse, delle sentenze di vario grado, non riguarda più la comunità.