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 2010  febbraio 22 Lunedì calendario

LA DIRETTIVA EUROPEA SUI PAGAMENTI - PER VOCEARANCIO

Bonifici in tempi brevi, pagamenti più sicuri, supermercati e compagnie telefoniche che si mettono a gestire i pagamenti. Qualcuno, forse esagerando un po’, ha definito una ”rivoluzione” l’introduzione della direttiva europea sui servizi di pagamento. Di sicuro per i consumatori italiani è in arrivo qualche novità positiva made in Europe.
La direttiva europea sui servizi di pagamento (conosciuta anche come Psd, Payment Service Directive) in Italia entrerà in vigore dal 1° marzo 2010. C’è stato qualche ritardo: la direttiva sarebbe dovuta essere approvata entro il 1° novembre del 2009 mentre solo il 22 gennaio scorso il consiglio dei ministri è riuscito a vare il decreto legislativo che la recepisce (il Dl 11/2010). Ma l’Italia, se ciò può consolare, non è arrivata ultima: ci sono ancora 8 nazioni Ue che non hanno recepito le nuove regole.
La Psd è un passo avanti decisivo verso la creazione di quell’area unica dei pagamenti in euro (la Sepa) a cui l’Unione europea sta lavorando fin dal 2002. L’obiettivo di questo insieme di regole, si legge nella direttiva stessa, è "istituire un quadro giuridico comunitario moderno e coerente per i servizi di pagamento, siano essi compatibili o meno con il sistema derivante dall’iniziativa del settore finanziario a favore della creazione di un’area di pagamento unica in euro, che risulti neutrale in modo da garantire parità di condizioni per tutti i sistemi di pagamento, mantenendo così la libertà di scelta dei consumatori, e che rappresenti un chiaro progresso in termini di costi per i consumatori, nonché di sicurezza e di efficacia rispetto ai sistemi attualmente esistenti a livello nazionale".
Tradotto dal linguaggio naturalmente burocratico del legislatore, significa che tutti i cittadini europei avranno la possibilità di pagare beni e servizi alle stesse condizioni, in qualsiasi nazione dell’Unione si trovino, sia che i loro soldi restino in patria sia che si dirigano vero un’altra nazione.
Presto, entro il 30 aprile, tutti i clienti delle banche italiane riceveranno la lettera che, per legge, i loro istituti devono inviare per comunicare le novità in arrivo. Qualcuno di loro, però, probabilmente si sarà già accorto che qualcosa stava cambiando. In particolare per le nuove regole sui bonifici, che rappresentano la novità più interessante della direttiva.
Basterà un giorno lavorativo per ricevere un bonifico. O meglio: dal 1° marzo un bonifico fatto lunedì, entro martedì sera dovrà essere accreditato sul conto del beneficiario, che avrà la disponibilità immediata dei soldi. La direttiva europea infatti fa coincidere, per il beneficiario, la data di valuta e quella di disponibilità economica, riducendole entrambe a un solo giorno lavorativo. un bel risparmio di tempo, considerato che fino ad oggi per un bonifico nazionale i soldi sono disponibili, per il beneficiario, dopo tre giorni mentre se l’operazione è internazionale si possono anche superare i dieci giorni prima di avere i soldi a disposizione.
Per le banche la novità comporta evidentemente un grosso sforzo di revisione delle proprie procedure contabili. La banca di chi fa il bonifico dovrà essere in grado di accreditare i soldi alla banca del destinatario entro 24 ore, e la banca del beneficiario, a sua volta, dovrà mettere i soldi nell’immediata disponibilità del suo cliente.
La direttiva concede allora qualche deroga alle nuove regole. Intanto il singolo giorno lavorativo vale solo per i bonifici elettronici, mentre per quelli cartacei i tempi di allungano di un giorno. Poi alle banche è stato concesso qualche mese per adeguarsi. Fino al 1° gennaio 2012 gli istituti di credito, se il cliente sarà d’accordo, potranno estendere a tre giorni i termini massimi di esecuzione di un bonifico (quattro giorni per le operazioni cartacee). Se il cliente non sarà d’accordo potrà esercitare il suo diritto di recesso e rivolgersi a un istituto che si sia già adeguato.
I tempi stretti fanno anche una ”vittima”. la valuta antertargata, cioè la possibilità di accreditare fondi sul conto del beneficiario con una data di valuta retrodatata e precedente (antertargata, appunto) rispetto alla data di disposizione dell’ordine. Un tipo di operazione che, ovviamente, diventa inconciliabile con la nuova tempistica di incasso dei bonifici.
Altre ”vittime” della novità sono le vecchie coordinate bancarie. Il Cab, l’Abi e il Numero C/C lasciano definitivamente il posto all’Iban, che sarà obbligatorio per disporre tutti i i bonifici nazionali ed esteri. Il codice International Bank Account Number, introdotto ormai tredici anni fa, era diventato obbligatorio per i bonifici nazionali ed europei già dal 2008, ma adesso le vecchie coordinate vengono eliminate una volta per tutte.
Mentre sempre nell’ottica di puntare a incentivare le operazioni di pagamento elettroniche, la direttiva sui sistemi di pagamento lascia tempi più lunghi per l’incasso degli assegni. Il limite per la disponibilità sul proprio conto di una somma ricevuta in assegno viene uniformata, a livello europeo, a quattro giorni lavorativi, sia per gli assegni bancari che per quelli circolari. Mentre per l’accredito la banca dovrà provvedere entro un giorno per gli assegni circolari ed entro tre per quelli bancari.
L’altra maggiore novità è l’atteso debutto sul mercato dei pagamenti dei cosiddetti «istituti di pagamento», soggetti non bancari che al fianco dell’attività commerciale potranno offrire servizi di pagamento.
La direttiva europea li introduce così: "Per eliminare gli ostacoli giuridici all’ingresso al mercato, è necessario istituire un’autorizzazione unica per tutti i prestatori di servizi di pagamento che non siano collegati alla raccolta di depositi o all’emissione di moneta elettronica. pertanto opportuno introdurre una nuova categoria di prestatori di servizi di pagamento, denominati di seguito «istituti di pagamento», autorizzando persone giuridiche che non rientrino nelle categorie esistenti a prestare servizi di pagamento in tutta la Comunità, previo il rispetto di una serie di condizioni rigorose e ad ampio raggio. In questo modo, tali servizi sarebbero soggetti alle stesse condizioni in tutta la Comunità".
Saranno istituti particolari: a differenza di una banca non potranno raccogliere depositi né emettere moneta elettronica, ma potranno abbinare all’attività finanziaria attività commerciali.
Il governo ha deciso di creare un ”contratto quadro”, ”,un documento che detterà gli obblighi e le condizioni che le parti devono rispettare per l’apertura e la gestione di un conto di pagamento e sui ”prestatore di servizi di pagamento” che possono essere ”istituti di moneta elettronica e istituti di pagamento nonché, quando prestano servizi di pagamento, banche, Poste Italiane s.p.a., la Banca Centrale Europea e le banche centrali nazionali se non agiscono in veste di autorità monetarie, altre autorità pubbliche, le pubbliche amministrazioni statali, regionali e locali se non agiscono in veste di autorità pubbliche”.
Al di là degli oscuri linguaggi burocratici, si è già capito quali saranno le prime aziende a proporsi come istituti di pagamento: i supermercati e gli operatori telefonici. Due tipologie di aziende molto adatte a sbrigare pagamenti ripetitivi, come le bollette del telefono, della luce, del gas. Anche le compagnie che gestiscono le rimesse degli immigrati sono pronte a intervenire in questo nuovo mercato.
L’istituto di pagamento potrà quindi consentire al cliente di pagare con Riba e Rid, ma anche altri servizi: la gestione dei conti di pagamento, i bonifici, le operazioni con carte di pagamento, le rimesse di denaro e i pagamenti con i telefonini o i computer.
In particolare, per i micro pagamenti, la direttiva prevede una semplificazione. Saranno introdotte regole semplificative per gli strumenti di pagamento che consentano esclusivamente singole operazioni di pagamento di importo non superiore a 30 euro, che presentino un limite di spesa complessivo di 150 euro o che possano essere ”caricati” di un valore massimo sempre sotto i 150 euro.
Gli strumenti tradizionali avranno nuove forme di tutela per i clienti.
Il cliente potrà mettersi d’accordo con la banca per concordare limiti di spesa personalizzati sulle operazioni eseguite tramite uno strumento di pagamento, in modo da potere controllare meglio le proprie carte di credito o i bancomat ed diminuire i rischi in caso di furto e smarrimento.
In più, se il cliente smarrisce o subisce il furto del proprio strumento di pagamento, tutte le operazioni fatte dopo la comunicazione del furto/smarrimento al proprio istituto non potranno essergli addebitate.
Sempre a tutela dei consumatori si allarga poi la tempistica per richiedere lo storno di un singolo pagamento. Per i pagamenti avvenuti con domiciliazione sul conto corrente (caso tipico la bolletta della luce) il limite per lo storno passa a otto settimane, mentre in caso di operazioni di pagamento non autorizzate o eseguite in modo inesatto, il termine massimo per la rettifica è di 13 mesi dalla data di addebito (salvo diverso termine concordato con il prestatore di servizi).